Omelia (15-08-2015) |
don Maurizio Prandi |
Il cielo ha un cuore Leggevo, in un commento alla solennità che celebriamo, che la liturgia interpreta l'Assunzione di Maria al cielo, non come qualcosa di straordinario, soprannaturale, legato alla figura di una donna "speciale"... si rischierebbe di allontanare dalla nostra vita colei che Dio ha scelto per entrare nella vita degli uomini, mettere lassù su un piedistallo colei che è stata scelta da Dio per la sua umiltà, per la sua discrezione, per il suo nascondimento. L'invito allora è quello di sempre, legare la celebrazione alla vita, alla nostra vita concreta, a questa nostra terra che abitiamo, al tempo che stiamo vivendo. L'Assunzione di Maria quindi, come una profezia per i nostri giorni! Un primo invito è quello al silenzio... all'ascolto... in giorni frenetici, dove tutti dicono, dove tutti parlano, dove tutti cercano di riempire ogni "presunto" vuoto con le certezze che vengono da ricette nella maggioranza dei casi (e quando va bene), preconfezionate, la liturgia e la Parola di Dio ci dicono che è necessario fare silenzio, che non su tutto si può dire, che non tutto puoi spiegare, che non tutto puoi risolvere o aggiustare... Di quello che oggi celebriamo non c'è traccia nei testi sacri e allora l'Assunzione di Maria al cielo è un qualcosa che rimane nel segreto, nel silenzio delle cose grandi e bellissime che fa Dio, il quale, al contrario di noi, non fa proclami e ci invita a riflettere, a pensare, ad andare in profondità. Il mistero dice che Maria è assunta in cielo in corpo e anima... che bello quello che papa Benedetto scriveva nel 2009: anche per il corpo c'è posto in Dio. Il cielo non è più per noi una sfera molto lontana e sconosciuta. Nel cielo abbiamo una madre. E la Madre di Dio, la Madre del Figlio di Dio, è la nostra Madre. Egli stesso lo ha detto. Ne ha fatto la nostra Madre, quando ha detto al discepolo e a tutti noi: "Ecco la tua Madre!" Nel cielo abbiamo una Madre. Il cielo è aperto, il cielo ha un cuore. La trovo significativa questa immagine... mi dà molta speranza: il cielo è aperto e ha un cuore... pulsa del battito del cuore di Dio, del cuore di chi ci ha amato... Sento fondamentale in questo senso, il versetto con cui si apre la prima lettura tratta dal libro dell'Apocalisse, perché parla di un cielo aperto (si vede il tempio che è al di là), e di un tempio aperto; non so dire bene, ma è come se Dio, (in barba ad alcuni uccellacci del malaugurio che sono solo capaci di giudicare e di minacciare un futuro di tormenti e fuoco), ci dicesse: non vedete che il cielo è aperto? Non vedete che il tempio è aperto? Entrate! Credo che questa immagine sia un invito, un invito alla responsabilità di ognuno... perché entrare, dipende da noi! La donna viene presentata in tutto il suo splendore: il sole, la luna, le stelle. Mi piace pensare a questa donna come alla creazione, alla terra visitata e sposata da Dio... l'umanità, visitata e sposata da Dio. un'umanità capace di essere feconda, un'umanità capace di dare alla luce, un'umanità capace di lottare perché il dono che Dio le ha affidato non vada perduto. Mi impressiona sempre questa lotta della donna contro il male, una lotta che avviene nel momento più difficile per la donna, per ogni donna... sotto tutti i punti di vista: fisico, psicologico, emozionale → il momento delle doglie del parto. Ancora una volta mi dico e ripeto che no... questa festa non ci parla di cose eteree e distanti, di perfezioni cristalline e irraggiungibili, questa festa ci parla di ogni uomo e di ogni dona che hanno deciso di affrontare la vita e di viverla, questa festa ci parla di chi non ha mollato mai, di chi non si è arreso al male, di chi, pur apparentemente perdendo ci ha raccontato che la vita, la coscienza, la libertà non possono essere catturate da nessuno! Questa donna, che è la creazione, che è il popolo di Dio, che è la chiesa, fugge nel deserto e leggevo una cosa bella ma che rischia di sfuggirci perché viene tagliato mezzo versetto dalla prima lettura: La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni... pensavo: quale sarà quel luogo dove Dio protegge e nutre? Mi piace pensare che quel rifugio nel deserto dove la donna, ovvero la chiesa viene nutrita, sia proprio l'Eucaristia che celebriamo. Qui siamo nutriti, lontano dal nemico, dal Pane e dalla Parola. Anche la seconda lettura allarga il nostro cuore dandoci speranza, perché il contesto è molto simile a quello ascoltato nel libro dell'Apocalisse: una situazione che appare, fino al versetto precedente, disperata, come quella della lotta impari tra la donna e il drago, ma anche qui, la salvezza, la vita, il bene che vince la morte. C'è un'affermazione bellissima e fortissima e la scrivo alla lettera, non secondo la traduzione che abbiamo ascoltato: Cristo è resuscitato dai morti, primizia dei morti. Mi piace che l'intenzione dell'apostolo Paolo non sia quella di limitare l'affermazione a coloro che sono corporalmente morti, ma a tutti quelli che hanno bisogno, necessità di una vita nuova... mi piace perché allora riguarda anche me! La seconda lettura tocca con decisione il tema della morte, qualcosa, diceva l'altro giorno don Franco all'omelia del funerale della mamma di un caro amico, con la quale siamo chiamati a fare i conti... li facciamo, guardando oltre, perché la festa di oggi getta un forte dubbio sulla morte (A. Casati). Ma il dubbio, non dovremmo averlo sulla Assunzione che non si vede, e non sulla morte che si vede e che sperimentiamo? Certo la morte sembra vincente, sembra azzerare tutto, ma l'Assunzione di Maria e questa seconda lettura dicono il contrario, dicono che Gesù, con il dono della sua vita, riduce a nulla tutto ciò che la vita sembra azzerarla... Un'altra cosa bella che leggevo di papa Benedetto, è un riferimento a quanto nel vangelo Maria afferma di desiderare... desidera magnificare, proclamare grande, ingrandire, Dio! Maria cioè desidera che Dio sia grande nel mondo, sia grande nella sua vita, sia presente tra tutti noi. Ci insegna a non avere paura che Lui possa essere un "concorrente" nella nostra vita, che possa toglierci qualcosa della nostra libertà, del nostro spazio con la sua grandezza. Ella sa che, se Dio è grande, anche noi siamo grandi. Se Dio è piccolo nella mia vita, anche io sono piccolo... piccoli diventano i miei orizzonti, piccole diventano le mie speranze, piccolo diventa il mio mondo, tanto piccolo da diventare stretto stretto, tanto da non poter accogliere nessuno, fare spazio a nessuno. Il peccato di Adamo a cui si fa riferimento nella seconda lettura è proprio questo: ha temuto che Dio fosse troppo grande, tanto da togliere qualcosa alla sua vita e disobbedendo ha pensato che avrebbe avuto più spazio, per sé e per la donna che Dio le aveva posto a fianco... la parola che abbiamo ascoltato, quello che la vergine Maria canta quest'oggi ci dicono questa verità capace di dare grande pace e consolazione: solo se Dio è grande, anche l'uomo è grande. Gesù consegnerà il regno a Dio Padre dopo aver ridotto a nulla ogni Principato, Potenza e Forza... queste parole della lettera ai Corinzi sono una formidabile introduzione al brano di Vangelo ascoltato, dove Luca mette sulla bocca di Maria queste parole: ha guardato alla bassezza della sua serva; ecco che lo sguardo di Dio non si posa sui centri del potere economico, politico o religioso... lo sguardo di Dio (lo abbiamo detto anche qualche mese fa il giorno dell'Immacolata) si posa su una ragazzina, su una casa, su una città malfamata in una regione malfamata. Don Angelo Casati dice che Dio scrive una contro-storia nella quale non conta la pubblicità arrogante, perché ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore... non conta la forza, perché ha deposto i potenti dai troni... non conta la ricchezza, non conta quanto possiedi, perché ha rimandato a mani vuote i ricchi... C'è un particolare bellissimo proprio all'inizio del vangelo quando Luca dice che Maria si alza... ecco: quell'alzarsi è lo stesso del verbo della resurrezione e viene accostato all'andare premuroso di Maria, per aiutare si, ma soprattutto per portare Gesù a sua cugina... il vangelo non racconta lo straordinario, l'alzarsi di Maria verso il cielo, racconta un altro alzarsi, molto più ordinario, normale, feriale: quello del servizio, della cura, della prossimità, dell'annuncio... a questo alzarsi viene assegnato il verbo della resurrezione, a questo alzarsi è legata la promessa di un altro alzarsi, quella dell'Assunzione! (A. Casati). |