Omelia (08-12-2004) |
don Remigio Menegatti |
Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del tuo amore Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature La prima lettura (Gn 3,9-15.20) racconta la tenerezza di Dio che di fronte al peccato dell'umanità (Adamo ed Eva sono gli uomini e le donne di ogni tempo e luogo!) non smette di portare avanti la sua proposta di amore.Dio non si stanca e promette un salvatore: un uomo che viene a far conoscere e vivere l'alleanza di Dio, un dono per tutti. Molte persone collaborano a realizzare questo progetto d'amore di Dio. Tra esse spicca una giovane donna, che vive a Nazaret in Galilea. Dio l'ha liberata dal peccato fin dal primo momento della sua esistenza (immacolata concezione)perché sia disponibile a dire il suo "Eccomi, sono la serva del Signore". Il vangelo (Lc 1,26-38) diventa quanto mai la "bella notizia": al dono di Dio segue la risposta dell'umanità per condividere la gioia di Dio e portarla a tutti. Maria canta, con la vita oltre che con le parole, la forza di Dio e il suo amore per noi. Salmo 97 Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. Il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia. Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa di Israele. Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio. Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia. Cantate inni al Signore con l'arpa, con l'arpa e con suono melodioso; con la tromba e al suono del corno acclamate davanti al re, il Signore. Tutti sentiamo il bisogno di condividere con chi ci sta vicino i momenti particolarmente belli, come pure le giornate di dolore, di ansia e preoccupazione. Raccontiamo, sorridendo o tra le lacrime, ciò che stiamo vivendo e sentiamo particolarmente importante. Dio accompagna sempre e segue la vita degli uomini, è un Padre a cui confidare le sofferenze e manifestare la gioia, raccontare le ansie e comunicare le speranze. Nella preghiera condividiamo con Dio quanto di bello, o di faticoso, di gioioso o di triste riempie il nostro cuore, perché è difficile tenere solo per noi stessi qualcosa di grande. Molti salmi – come quello di questa solennità – invitano a cantare a Dio la gioia, così da condividerla, non solo con lui, ma anche e soprattutto con chi vive accanto. Il salmo è anche motivo di annuncio: sembra quasi che raccontiamo a Dio quello che lui sa già, soprattutto perché è lui l'origine del dono. In realtà è un bene prezioso condividere i sentimenti per aiutare altri a riconoscere il vero volto di Dio. Questi destinatari sono in sostanza tutti gli uomini, perché Dio è Padre che vuole farsi riconoscere da tutti, anche grazie al canto di gioia di chi lo ha già incontrato e riconosciuto. Un commento per ragazzi Chi più di Maria ha motivo di cantare a Dio la sua gioia? Il vangelo ci presenta il canto di lode di questa ragazza di un villaggio della Galilea divenuto famoso per un ragazzo, il figlio di questa donna, che è anche e soprattutto Figlio di Dio. Il canto di Maria, il "Magnificat", ha raggiunto veramente i confini della terra, paesi lontani che hanno saputo delle grandi cose che Dio ha compiuto in Maria e, attraverso la sua collaborazione, in tutti gli uomini. Tutti devono sapere perché la notizia li riguarda. Il dono di Dio è per a Maria, ma destinato infine a tutti. La vittoria vera di Dio - "gli ha dato vittoria la sua destra" - non è contro un popolo o un re ostile a Israele. Il vero nemico sconfitto è il male, il peccato, l'egoismo che chiude a Dio e ai fratelli, e impedisce di condividere il dono. Il canto nuovo nasce per raccontare la novità, il fatto che può apparire come impossibile: una creatura ha il compito unico e davvero grande di collaborare direttamente con Dio per portare la salvezza a tutti. Una creatura, una donna, una ragazza di Nazaret: Maria. Non sappiamo se questa ragazza della Galilea suonasse qualche strumento, se accompagnava le sue parole con arpa e cetra, o prolungasse la sua preghiera con strumenti a fiato. Sappiamo che il suo canto di lode ha veramente raggiunto i confini della terra e continua a risuonare anche adesso, perché tante persone riconoscono in lei la Serva e la Madre del Signore, la piena di grazia, la donna libera dal male, l'inizio della nuova creazione. Quante canzoni ascoltiamo ogni giorno! Alcune le dimentichiamo in fretta o perché non le abbiamo capite, o perché non ci sembrano belle. Altre le ricordiamo di tanto in tanto, quando qualcuno le intona e sappiamo subito unirci al coro ed eseguirle. Altre infine le conosciamo bene, ci piacciono molto, le canticchiamo anche per conto nostro, e siamo felici di ascoltarle alla radio. C'è un canto di lode che forse non sappiamo cantare con la musica, ma ci deve rallegrare il cuore, e ha la forza di farci gioire. Infatti le sue parole non sono nate dalla fantasia di un autore qualsiasi, bensì raccontano la vita di una ragazza che canta la sua grande avventura, che propone a tutti i popoli la notizia che li riguarda, la storia che li coinvolge. Un canto che non possiamo dimenticare perché è la "parola d'ordine" per entrare da protagonisti in questa storia, quella della nostra salvezza. Un suggerimento per la preghiera Signore lasciaci cantare con Maria la nostra gioia, tu che sei il Dio grande di Israele e di tutti gli uomini. Lascia che il nostro canto esca dalle chiese per raggiungere le aule, i campi sportivi, le palestre, i bar dove passiamo del tempo. Lascia che lo ascoltino i nostri amici; quanti vivono con noi la pasqua settimanale e coloro che passano nella casa della comunità solo di tanto in tanto. Un canto nuovo, vogliamo cantare, perché tu hai scelto e chiamato Maria, hai fatto un dono grande ad una ragazza; l'hai ricolmata della tua tenerezza, e avvolta del tuo amore. Un canto nuovo, vogliamo cantare, perché questo amore tu lo vivi anche per noi, che pure siamo liberati dal peccato per metterci al tuo servizio, per essere anche noi annuncio della tua forza, per risultare, con te, vincitori del male che vorrebbe intristire le nostre speranze. |