Commento su Gs 24,1-2.15-17.18; Sal 33; Ef 5,21-32; Gv 6,60-69
Giosuè dopo la morte di Mosè ha ricevuto da Jahve un'eredità non facile: condurre i figli d'Israele verso il paese che Dio ha concesso loro in eredità. Giosuè è un uomo pieno di Spirito e di saggezza, "poiché Mosè aveva posato le mani su di lui " (Dt 34,9), con un forte ascendente sul popolo, e riuscirà ad assolvere il suo compito.
Verso la fine della sua vita, prima che tutti si disperdano per occupare i territori, Giosuè indice una grande assemblea a Sichem, nello stesso luogo in cui Dio era apparso ad Abramo e gli aveva promesso una terra e una lunga discendenza. Al popolo, ai capi ed agli ispettori, egli rivolge un discorso duro. Chi volete servire - chiede loro - Jahve o altri dei? Se scegliete Jahve sappiate che egli è un Dio geloso il quale, dopo avervi beneficato ("Vi diedi una terra che non avevate lavorato, abitate in città che non avete costruito e mangiate i frutti di vigne e oliveti che non avete piantato..."), non perdonerà il vostro tradimento. Egli vuole essere servito con sincerità ed integrità...«Ora, dunque, temete il Signore e servitelo con integrità e fedeltà. Eliminate gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume e in Egitto e servite il Signore. Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrei, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore» (Gs 24,14-15)».
A Sichem, il popolo stringe dunque un patto di fedeltà al Signore.
Passano lunghi anni. In mezzo, vicende liete e tragiche, tempi di guerre e stagioni di pace. Cambia la scena. Ora è Gesù a stringere con il suo popolo un altro patto. Non solo più con il popolo d'Israele, ma con tutti i popoli della terra.
Siamo nella Sinagoga di Cafarnao e il Maestro ha appena pronunciato un altro discorso: Nessuno ha veduto il Padre eccetto colui che viene da Dio. Chi crede ha ("ha", non "avrà") la vita eterna. E offre se stesso come pane della vita. La vita eterna è qui e ora.
Molti dei suoi discepoli, dopo averlo ascoltato, dicono: Questo linguaggio è duro. Chi lo può capire?
È vero: si tratta di un discorso duro, proprio come quello di Giosuè. Lo è anche nel nostro rapporto di coppia. Perché?
Perché, confessiamolo, abbiamo alcune brutte abitudini. Come ai tempi di Giosuè, come in quelli di Gesù, così come per noi oggi, siamo istintivamente portati a cercare conferme alle nostre verità. Vogliamo ascoltare ciò che ci piace sentirci dire. Applaudiamo con enfasi coloro che la pensano come noi e che non ci obbligano a modificare i nostri comportamenti. Questo è il nostro impianto ideologico, e le ideologie non sono state per nulla abbattute. Permangono soprattutto le nostre piccole ideologie personali perché ci danno sicurezza, ci consentono di sterilizzare le novità, di stare nel nostro nido caldo e confortevole, non mettono a soqquadro le nostre certezze. Abbiamo la tendenza a dividere gli altri tra "in" e "out", tra "amici" e "nemici": con i primi instauriamo rapporti di vicinanza, talvolta di clientela, spesso collusivi; con gli altri... è guerra, e non solo metaforica. Tutto questo è inevitabile, quando agiamo "secondo la carne". Lo è nello stesso rapporto di coppia. Spesso al centro non c'è lui o lei, ma il proprio "io". Mettiamo noi, non l'altro, al primo posto.
Eppure come coppia abbiamo una responsabilità enorme, come ci dice Paolo nella seconda lettura. Vorrei invitarvi a leggere il nucleo del messaggio, l'essenziale. Non c'è pericolo più grande che leggere la Parola di Dio in senso letterale, integralistico. Paolo viveva in una società maschilista (ma resta da dimostrare che oggi questo pericolo sia scomparso, come dimostrano recenti episodi di sfruttamento femminile...). È certo che oggi il marito non è il capo della moglie; è certo che oggi la moglie non deve essere sottomessa al marito... È fuori discussione, e non sarà certo Paolo a farci cambiare idea. Ma se ci fermiamo a questo nel messaggio di Paolo rischiamo di perdere l'essenziale. Marito e moglie si amano - si devono amare - come Cristo ama la Chiesa e la rende santa e immacolata. Non solo, ma l'amore di una coppia, di un uomo e di una donna, assurge a simbolo dell'amore di Gesù per la sua comunità. E allora non ha neppure più senso dire chi comanda e chi sta sottomesso, chi è il capo, perché nell'amore c'è solo dono.
Sì, è un discorso duro anche questo... Ma Gesù ci dice: "Soltanto lo Spirito di Dio dà la vita, l'uomo da solo non può far nulla. Le parole che vi ho detto hanno la vita perché vengono dallo Spirito di Dio... " (Gv 6,63-64).
Gesù ascolta lo Spirito; semplificando, la propria coscienza. La coscienza è una componente molto scomoda della nostra esistenza, se potessimo ne faremmo volentieri a meno. Gesù però non scende mai a patti con essa. Adegua il suo comportamento alle esigenze concrete degli altri. Al loro "qui" e "ora". Si tratta di una grande lezione per la coppia: mettere al centro l'altro e la sua libertà. Proviamo a trovare nella nostra coppia (non nella altre coppie) la strada concreta per raggiungere questo orizzonte. Cioè il progetto di Dio per noi. Disposti ad accettare il "discorso duro" del Maestro. Ripetendo, con il Salmo:
L'anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
È in lui che gioisce il nostro cuore,
nel suo santo nome noi confidiamo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo. (Salmo 33, 20-22).
Traccia per la revisione di vita
1) Siamo disposti alla conversione, oppure il nostro cuore è ancora duro?
2) Sappiamo discernere l'impianto ideologico nei nostri pensieri?
3) Sappiamo distinguere la voce dello Spirito che ci parla? Siamo disposti a seguirla? Quale rapporto abbiamo con la nostra coscienza? Affrontiamo in coppia questi temi?
4) Come ci comportiamo nella vita di coppia e di famiglia di fronte a scelte difficili che ci interpellano? Troviamo alibi? Scegliamo la comodità o accettiamo il rischio?
5) Siamo disposti a lavorare nella nostra comunità affinché l'azione sia sempre improntata all'attenzione e alla fedeltà al reale?
Luigi Ghia - Direttore della rivista "Famiglia Domani" Ed. Gazzetta d'Asti.
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