Omelia (30-08-2015)
mons. Antonio Riboldi
Nella verità dell'amore è la nostra gioia

Potremmo definire il Vangelo di oggi ‘il codice dell'educazione del cuore', dettato da Dio stesso e non solo per un retto comportamento, ma soprattutto per la piena realizzazione della dignità e della felicità dell'uomo.

‘Ascoltatemi tutti e comprendete bene! - dichiara Gesù - Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro.' E diceva ai suoi discepoli: ‘Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo." (Mt. 7, 1-23)

Se spulciamo i ricordi della nostra infanzia, troveremo un'infinità di sapienza della sana formazione del cuore, realizzata dai nostri genitori. Chi non ricorda le mille prediche al giorno delle nostre mamme, pronte a cogliere tutte le deviazioni dal bene che nella nostra immaturità eravamo pronti a compiere?

La ‘legge del peccato' direbbe S. Paolo, il nostro egoismo, faceva continuamente capolino istintivamente, pronto a mettere radici. E pazientemente l'amore dei nostri genitori era pronto a strappare la gramigna che voleva attecchire. ‘Questo non si fa, non è bene, perché...' era la frase che ci rincorreva giorno dopo giorno. L'educazione non era solo nel dire ‘questo non si deve fare', ma era soprattutto nella ragione data, che prendeva il suo spunto sempre e solo nella Parola di Dio.

‘Ti voglio con un cuore buono, il resto non importà era la frase più ricorrente, unita a ‘Dio ti vede, anche se non ci sono io'.

Una strada dura e difficile quella di una retta educazione del cuore secondo la Parola di Dio, ma che ha fatto i giganti della santità, uomini e donne sicuri punti di riferimento.

Ma cosa intende Gesù per ‘cuore'? Con ‘cuore' la Parola della Bibbia indica il luogo delle decisioni e delle scelte che contano e che sono all'origine del bene e del male; esprime la coscienza e la responsabilità dell'uomo.

Di fronte al problema che i farisei gli pongono riguardo ai suoi discepoli, che ‘prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate' senza attenersi alla tradizione, Gesù ci fa capire che nessuna legge esprime in Dio una forma oppressiva o riduttiva dell'uomo. Ogni legge deve avere come fine quello di creare un vero rapporto di amicizia con Dio: ‘Non vi chiamo più servi'.

Gesù ci chiede esattamente di vivere il contrario del servilismo, che è un rispettare le leggi di Dio e degli uomini solo per paura o per accontentare l'occhio dell'uomo; di liberarci da ogni forma di ipocrisia, con cui siamo abituati a difenderci stupidamente, illudendoci che basti fermarci a ciò che appare e dimenticando che il nostro agire non ha alcun senso se non è ispirato dalla sapienza del cuore. La cronaca di ogni giorno ci dimostra di che cosa è ‘capace' l'uomo, che non sa educare il proprio cuore: arriva a nascondere dietro atteggiamenti apparentemente normali sentimenti che lo portano a vere mostruosità. Certi silenzi ‘educati' o certe ‘mezze frasi' diventano schiaffi sferzanti, indirizzati a fare il più grande male possibile. Certe giustizie ‘esterné sono solo vere coperture di intollerabili ingiustizie. Certe condotte ‘irreprensibilì altro non sono che raffinati modi di tenere nascoste coscienze che sono veri letamai. E tutto questo Gesù lo chiama ‘ipocrisia'!

Dio solo sa quanto ci sia bisogno che tutto quello che facciamo, diciamo, doniamo agli altri, sia l'espressione di un cuore semplice e pulito!

Ma è anche difficile mantenere ‘pulito il cuore' dalle tante tentazioni che si hanno.

Occorre una disciplina costante, come è sempre nei santi, anche ‘ferialì.

Liberarci dal male dell'ipocrisia e rendere libero il cuore di aprirsi al bene, non significa solo cercare di avere una condotta buona davanti agli uomini, osservare tradizioni e modi di pensare o norme degli uomini, ma è soprattutto il vestito pulito di ciò che ‘siamo dentrò. E' la libertà di spirito, è vivere in pienezza l'amicizia con Gesù, che è amore disinteressato, che si prende cura del fratello, con la gioia che nasce nell'osservanza della Sua Parola: una gioia che da sola condanna le falsità del cuore, fino a diventare una denuncia scomoda e quindi perseguitata. Se infatti ‘dentrò siamo ‘luce', questa si riflette ‘fuori' e scaccia ogni tipo di ‘tenebrà.
Così ci avverte l'apostolo Giacomo, oggi:

"Fratelli miei carissimi,... il Padre ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature. Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi. Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo". (Gc. 1, 17-27)

Il vero antidoto ad ogni ipocrisia o al male manifesto, in ogni situazione, resta la libertà dei figli di Dio, la libertà senza uguali che ci dona l'amore.

La vera disgrazia è avere un cuore tanto chiuso e duro, da farci noi stessi ‘legge'!

Chiusi in un gretto egoismo, come in una fortezza impenetrabile, non ci si accorge di essere su di una china che non ha ritorno, se non nella conversione. È una condizione, questa, che a volte fa paura, che respinge.

La più bella fortuna è avere avuto un'educazione del cuore, secondo la Parola di Dio e quella sana disciplina del cuore che il Signore ci dona con il suo paziente attenderci. È inseguire la sincerità nella vita, che è come dire ‘camminare davanti al volto di Dio', preoccupandoci solo che il nostro cuore sia sempre nella verità dell'amore.