Omelia (06-09-2015) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di don Massimo Cautero Una delle cose che oggi ci indica il bisogno che abbiamo di essere guariti dalla nostra incapacità è l'enorme indifferenza che dimostriamo, persino quando camminiamo in mezzo al traffico, a porre attenzione ed ascolto non solo alle persone che ci circondano, ma anche a tutte le altre cose. Un giorno, fermo in auto ad un semaforo rosso, proprio davanti alle strisce pedonali, una giovane coppia a piedi, che doveva attraversare la strada, invece di attraversare approfittando del loro turno, si sono fermati come per aspettare il verde. Il ragazzo tutto intento a manovrare uno smartphone e la ragazza con gli occhi a terra proprio un passo dietro il ragazzo. Li osservavo e ho pensato fra me e me, forse sono forestieri e stanno cercando indicazioni dove andare dal proprio telefonino e non ci ho badato più di tanto. Era già scattato l'arancione per loro da diverso tempo ed io mi preparavo ad innestare la prima marcia, quando il ragazzo, alzati gli occhi dal telefono, con un gesto di stizza perché accortosi del suo turno "sprecato", cominciò ad attraversare la strada ed inveire contro la ragazza: " Potevi dare un'occhiata, ma non ti sei accorta che era verde? Ma dove ce li hai gli occhi". La ragazza rispondendo alle invettive: " Tanto non mi ascolti mai, non si può parlare con te!". Litigando e correndo riuscirono ad attraversare la strada. Appena in salvo sull'altro marciapiede, lui riprese ad amoreggiare col suo telefono e lei a camminargli appena un passo dietro. Quante scene del genere del genere vediamo oggi? Quanti "zombie" col telefono rischiano la vita anche solo contro un palo? Quanti sordi, muti e ciechi possiamo contare e quanti di essi cercano una "guarigione"? Ovviamente voglio un poco provocare ma l'accento da porre sulla parola di questa domenica va tutto sulla capacità dell'uomo di ascoltare, sopratutto ascoltare Dio e quindi riflettere sulla sua capacità di rispondergli e dire qualcosa di sensato, qualcosa che realizzi l'uomo in se nel suo rapporto con Dio e con gli altri uomini! Gesù è in pieno territorio pagano, lì dove nessuno dei suoi discepoli si sarebbe aspettato di trovare traccia di fede in quell'unico Dio che chiama secondo lo "Shemà" (" Ascolta Israele .. "Dt 6,4 ), e a cui I figli di Israele devono cercare di rispondere "con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutto se stessi". In quei posti non vivevano i figli di Israele, anche se ci passavano molto spesso, ma vi vivevano uomini che comunque, come Gesù insegna svariate volte nel Vangelo, aspettano una guarigione, una salvezza che solo Dio poteva portare. Nella regione della decapoli ed in tutti i territori "pagani" Gesù poteva parlare ed insegnare attraverso la sua Parola, la sua vita ed i miracoli senza aspettarsi di essere confutato dai Farisei o Dottori della Legge, pii Israeliti intenti solo a che la legge fosse rispettata e non capita. Qui Gesù parla ed agisce per guarire l'uomo dalle sue incapacità, in radice, affinché l'uomo capisca la Legge dell'Amore che salva, e lo fa attraverso quel comune linguaggio che è l'umanità non differenziata da un'idea di Dio o da un'ideologia ma da quello che, in comune con tutti gli altri uomini, egli stesso ha voluto sperimentare assumendo la carne umana, l'umanità stessa, nella sua interezza. Gesù ci sta dicendo come si guarisce e chi è che ti guarisce, ci sta dicendo la strada per arrivare non all'umanità "perfetta" ma alla divinizzazione, per opera di Dio, dell'umanità stessa, la possibilità di poter guarire dalla morte e dal non senso, esprime e spiega la volontà di quel Dio Creatore che non abbandona la sua creazione né l'uomo, vertice della sua creazione, perché è un Padre che Ama e non può non amare i suoi figli che, riconosciutisi tali nel fratello Gesù, possono parlare ed annunciare senza farfugliamenti, a loro volta, le opere dell'Amore di Dio. Per accorgersi del Dio che ama l'uomo deve guarire dalla sua sordità, dalla sua mancanza di ascolto, dalle sue chiusure e, a causa di ciò, da tutto quello che ne consegue: egoismo, autoreferenzialità, edonismo... L'uomo deve "aprirsi", come Gesù dice al sordomuto "effatà", deve acquistare la capacità di ascoltare ed ascoltare la verità, la parola vera, quella che ti mette in moto verso l'eternità e allora, solo allora, ti permette di poter dire qualcosa di buono, di vero, di eterno in tutto quello che questa Parola fa o dice. Solo ascoltando si diventa capaci di risposta, di parola. Questo mi fa pensare non solo allo "Shemà" di Israele ma al nuovo Israele che ha inizio dall'ascolto di una vergine che decide di rispondere al suo Creatore, ed ad una miriade di altri esempi biblici. Mi fa pensare ad una storia parallela all'ascolto della Vergine Maria, a quella di Zaccaria che, pur avendo lo stesso privilegio di Maria nella visita angelica, non ascoltò veramente le parole dell'angelo ma, pensando ai suoi progetti, metteva paletti e impossibilità diventando così muto ed incapace di qualsiasi parola, mutismo dal quale guarirà riflettendo e assentendo al progetto di Dio dando il nome a suo figlio Giovanni il cui significato è proprio "Dono di Dio". Interessante è anche -dopo l'annuncio della nascita di Gesù- l'atteggiamento di Maria, che non è quello di dire o spiegare ciò che le è accaduto ma quello di conservare "nel suo cuore" tutto ciò che vede ed ascolta, per poter parlare in solo quattro occasioni importanti e niente più!... E Maria non è forse il massimo dell'umanità che riesce a fare la volontà di Dio? Non è il nostro esempio, il nostro riferimento, per un rapporto corretto, umano e divino-umano a cui tutti i Figli di Dio sono invitati a guardare? Beh, potrei andare avanti un bel pezzo ma lascio ogni altra considerazione all'ascolto ed alla preghiera personale, non senza prima aver condiviso un pensiero, forse anche suscitato dalla lettura della lettera enciclica "Laudato si' " di Papa Francesco dove al n°85, riportando le parole di Giovanni Paolo II, dice: la "contemplazione" del creato è paragonata all'"ascoltare... una voce paradossale e silenziosa" che si aggiunge alla Rivelazione delle Sacre Scritture, per cui "prestando attenzione" l'essere umano impara a riconoscere se stesso in relazione alle altre creature. E mi domando: Se Gesù "Ha fatto bene ogni cosa" (Mc 7,37), e Gesù è il Signore, il Dio che ha creato e fatto buona e bella ogni cosa, quando l'uomo ascolta il suo Signore e gli risponde può far tornare bella la creazione come Dio l'aveva pensata sin dal principio? |