Omelia (13-09-2015) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di don Davide Arcageli Cesarea di Filippo al tempo di Gesù era una residenza regale dove, dopo la morte di Erode il grande, vi abitava uno dei figli, Filippo appunto, che governava su tutta la Galilea. Il luogo infatti era molto ricco di acqua perché si trova alle pendici del monte Ermon, ai confini tra Galilea e Siria e proprio li si trovano a tutt'oggi le sorgenti del fiume Giordano. Qui c'erano anche dei templi con dei culti pagani e un ricco scambio di commerci. È qui, in questo luogo internazionale e pubblico, dove risiede l'autorità civile, che Gesù interroga i discepoli sulla sua identità. Gesù era certamente un'autorità, perché parlava con autorità, e perché guariva le persone e aveva potere sul male. Ma di che tipo è l'autorità di Gesù o, detto in altri termini, da dove viene la sua autorità e chi è in fin dei conti Gesù? Il primo passo che Gesù chiede ai discepoli di fare è di raccogliere le opinioni su di lui. Può essere Giovanni Battista che è tornato in vita dopo essere stato ucciso da Erode. Può essere Elia, che secondo la credenza diffusasi fino ai tempi di Gesù, doveva ritornare immediatamente prima della definitiva instaurazione del Regno di Dio. In entrambi i casi si tratta del ritorno di figure profetiche, cioè di figure che, ponendosi a sostegno e a critica del potere regale, rappresentano l'autorità stessa di Dio nei confronti del popolo. Gesù è quindi percepito come un profeta, con una caratteristica in più, dovuta al fatto che sia Elia che Giovanni Battista redivivo dovevano ritornare alla fine dei tempi per compiere il giudizio definitivo. Dunque Gesù è, secondo gli uomini del suo tempo, un profeta degli ultimi tempi, un profeta che annuncia l'imminente restaurazione del regno di Dio alla fine della storia. Ora Gesù chiede ai suoi discepoli una risposta personale: voi, chi dite che io sia? Tu sei il Cristo, risponde Pietro. Il Cristo ossia l'unto del Signore, il messia atteso, non semplicemente colui che annuncia l'instaurazione del regno di Dio ma proprio colui che compie tale missione. Pietro ha colto in Gesù l'autorità stessa di Dio, per poter compiere la missione che Dio gli affida. Come tuttavia il Cristo compirà la sua missione? Se per Pietro, umanamente, il Cristo non può che essere un vincitore, perché condivide la potenza stessa di Dio, per Gesù il compimento della missione del Cristo passa attraverso il rifiuto del suo popolo. Il profeta Isaia, nella prima lettura, ci offre un presentimento di questo: il servo che qui parla alla prima persona è uno che soffre il disprezzo e il rifiuto del suo popolo. Gesù sa che un vero servo del Signore non può che suscitare opposizione e rigetto: se questo è il destino subito dai profeti, tanto più sarà il destino del messia. Ma alla fine la mano del signore sarà con il servo, per farlo misteriosamente vincere: è quello che Gesù annuncia come la resurrezione nel terzo giorno. L'autorità del messia Gesù si manifesta allora non in una potenza umana, come quella del re Erode o dell'impero romano, ma con una potenza d'amore, capace di accogliere il male per poi trasformarlo attraverso un dono che proviene da Dio stesso. Agli occhi degli uomini, abituati al mito di superman, un buon supereroe risolve tutte le situazioni con un bel paio di muscoli: ma questa è una caricatura del potere di Dio e del messia. Il potere di Dio è una potenza d'amore, che non può far altro che creare e non può distruggere. Il porgere l'altra guancia non è una dimostrazione ideologica di superiorità spirituale, come per un certo pacifismo d'oltranza, ma è il simbolo di un amore che proviene da Dio, e che fornisce la forza e la fantasia per inventare risposte che invitano alla pace, di fronte all'aggressione e alla violenza. Pensiamo soltanto ai grandi conflitti politico-religiosi del nostro tempo: come è facile lasciarsi andare a questo clima di ritorsione e di violenza criticando quell'islam ideologico che in questi giorni sta distruggendo i monumenti di antiche popolazioni! Palmira come la residenza erodiana di Cesarea di Filippo, pone a noi la stessa domanda di Gesù: "Voi, chi dite che io sia?" Tu sei il Cristo, colui che seguiamo nella via dell'umiltà della croce, potere amoroso che trasforma il male con le energie gloriose della resurrezione. Noi cristiani dobbiamo avere la fantasia di uscire dalle strettoie dell'insulto e della violenza e credere nel potere mite del messia crocifisso e risorto. La potenza della resurrezione passa attraverso le vie della relazione e dell'amicizia che si costruiscono con persone anche di culture e religioni diverse. |