Omelia (25-10-2015)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su Ger 31,7-9; Sal 125; Eb 5,1-6; Mc 10,46-52

La liturgia odierna ci insegna che la vera fede non solo salva, ma attiva anche il dinamismo della conversione. L'uomo, da sempre, si presenta come un cieco a causa della sua esasperata ricerca della perfezione e della onnipotenza. E questo accadde da sempre, da Genesi sino ad oggi.

L'odierna umanità e composta da una società che vanifica i motivi creativi delle coscienze, soddisfacendoli con l'abbondanza dei consumi. Così l'uomo contemporaneo è un gigante cieco, dotato di un immenso potere tecnologico ma privo di valori, soprattutto, morali. Tutto questo è cominciato, nel tempo, con l'umanesimo, che ha posto l'uomo come centro dell'universo. Ma l'umanesimo o è aperto alla trascendenza o è chiuso in se stesso ed allora è disumano.


La scienza, la tecnologia, la politica, la ragione sono per l'uomo ma non sono integralmente l'uomo, perché " L'uomo è la misura delle cose, ma è Dio che è il metro dell'uomo". L'umanesimo, col suo tempo, ha dissociato queste due verità e noi oggi viviamo con un pensiero debole: ogni antropologia, se esasperata, inevitabilmente conduce al relativismo ed in fine sfocia nel nichilismo.


L'uomo odierno, a causa delle sue grandi conoscenze tecnologiche è portato a credere di poter fare a meno di Dio. L'uomo di questo secolo non si rende conto che Dio è intimo a lui più di quanto l'uomo non sia intimo se stesso.

Gesù ci apre gli occhi perché non restiamo più alla periferia della vita. Così Bartimeo, simbolo dell'umanità odierna, che si ostina a non vedere, nonostante creda di vedere bene, incontrando Gesù si sente restituito alla sua dignità ed autonomia.


La descrizione del ritorno glorioso degli esuli ebrei in patria è profezia ma anche anticipo di quello che farà Gesù chiamandoci al Regno.

Nella completa disfatta della nazione giudaica, mentre il popolo sconfitto viene deportato in massa,

il profeta Geremia, invita quanti vanno in esilio a lodare Dio con le seguenti parole: "Il Signore ha salvato il suo popolo, un resto di Israele". Ma se il popolo resta fedele al suo Dio, quelli che " erano partiti nel pianto, ritorneranno " per una star diritta in cui non inciamperanno".


Il Salmista è fiducioso e spera che il piccolo resto di giuda, per mezzo della vittoria e dell'edito di Ciro, il Signore, Dio di Israele, riconduca come in un sogno i prigionieri di Sion. Ma in seguito le cose non si svolsero proprio come sognato, perché molti di loro rimasero in esilio. Da qui la delusione: "Riconduci, Signore, i nostri prigionieri". Il salmo termina con un guizzo di ottimismo: "nel tornare viene con giubilo portando i suoi covoni".


Il vero sacerdote è il tramite tra Dio e gli uomini. A Dio il sacerdote porta i nostri peccati e in cambio ci porta da Dio il suo perdono. C'è un solo vero sacerdote che adempie a questa funzione e questi è Gesù Cristo, il Figlio di cui l Padre dice: " Mio Figlio sei tu, oggi ti ho generato...Tu sei sacerdote per sempre, alla maniera di Melchisedek".


Gesù sei prepara ad affrontare la passione, sale verso Gerusalemme e, col suo seguito, passa per Gerico. All'uscita di Gerico, all'improvviso, si ode un grido: "Figlio di Davide... pietà di me". E' il grido di salvezza del figlio di Timeo, il grido di salvezza dell'umanità peccatrice che implora. Un grido del genere non incontra molto entusiasmo in coloro che detengono il potere.

Chiunque, non qualificato, entri nel corteo, senza un invito o un preavviso, è, da quanti hanno organizzato il cerimoniale, subito allontanato, in quanto il grido fuori dal programma da loro stabilito non viene tollerato. Il vero grido, quello della strada, non entra nelle liturgie che abitualmente consumiamo a comando. La ragione di ciò sta nel fatto che, sono già state fissate le segnaletiche per arrivare a Gesù.

L'uomo odierno crede che la terra sia illuminata dalla Ragione, dalla tecnica, dai computer, che non lasciano spazio al dolore, all'ingiustizia, alla morte. A detta di questi folgorati, la salvezza, viene dalla " Dea Ragione". Ma la ragione non risolve affatto tutte le cecità dell'uomo. La cecità è parte integrante della condizione umana ed è difficile da debellare specie se interessa la mente ( ignoranza istruita), il cuore ( egoismo), lo spirito ( ateismo). Dobbiamo appropriarci di questa pagina del Vangelo se desideriamo guarire da questa cecità perché, alla fin fine, tutti siamo dei Bartimeo.

Desidero concludere citando il grande danese: " Tu ci hai chiamato per primo, o Dio. E' sempre così. Tu non ci ami per primo una volta sola, ma ogni giorno, sulle strade della nostra vita".


Revisione di vita
- La nostra fede è fondata sull'obbedienza o sulle nostre idee?

- Camuffiamo la mancanza di umiltà con il così detto santo orgoglio?

- Corriamo dietro la vanagloria, cercando di apparire e non di essere?


Fam. Marco Cristina Giustarini CPM-PISA