Omelia (20-09-2015) |
fr. Massimo Rossi |
Commento su Marco 9,30-37 Evidentemente gli Apostoli sono persone dallo spiccato senso pratico... Appena saputo che Gesù sarebbe morto da lì a poco, stanno già preparando la successione alla guida del gruppo. Chi è il più grande? chi possiede le caratteristiche del leader? Meglio un intellettuale del calibro di Giovanni, un po' giovane, per la verità, con qualche durezza di carattere - lo chiamano figlio del tuono -, ma non si può negare che abbia già le idee chiare sull'avvenire della chiesa... Oddio, è anche vero che i teologi sanno tenere una lezione accademica con competenza e rigore scientifico; ma, per governare, ci vuole uno che sia prima di tutto abile stratega, che abbia il coraggio di parlare senza temere di guardare in faccia nessuno, come si suol dire, senza alcun rispetto umano; Pietro è senza dubbio il candidato favorito. Certo, però... tutti sanno che un Governo ha bisogno di stabilità finanziaria ed economica; la storia passata e recente ci ha insegnato che un ministro dell'economia scaltro, senza troppi scrupoli, indulgente quanto basta, spregiudicato quanto basta, è il segreto della tenuta di un governo nel lungo periodo: allora Giuda è il meglio che c'è sul mercato... Ecco, questi erano, più o meno, i ragionamenti dei Dodici, il loro feed-back alla notizia-bomba che il Figlio dell'uomo sarebbe stato consegnato nelle mani degli uomini, che lo avrebbero ucciso... Gesù aveva anche detto che dopo tre giorni sarebbe risuscitato; essi però non capivano che cosa significasse risorgere dai morti. Gesù non reagisce, Gesù non reagisce mai; piuttosto coglie l'occasione per insegnare che la fede ha qualcosa da dire anche in questioni come il potere, il comando, la politica.... La fede cristiana canonizza un solo primato: il primato del servizio! La Chiesa non conosce potere che non sia il potere del servizio del bene, libero e disinteressato. Obbiezioni? Ce ne sarebbero... ce ne sono eccome! L'evangelista Marco - nome convenzionale dato al misterioso autore di questo scritto - scrive intorno al 70 dopo Cristo, circa 40 anni dopo la morte del Signore: alla luce di questo insegnamento, pare che fin da quegli anni la comunità apostolica e subapostolica avesse già qualche problemino di gestione del potere; non è un caso che Gesù rivolga queste parole ai Dodici, i quali simboleggiano i massimi vertici della Chiesa di ogni tempo. Ma non solo ai vertici della Chiesa fa bene ricordare, qualche volta, che il potere è esclusivamente servizio gratuito e libero dai condizionamenti politici ed economici. La tentazione di esercitare un servizio come se fosse un potere, di reggere una responsabilità come se fosse un privilegio... è (tentazione) di tutti coloro che operano all'interno della Chiesa, dal Papa, al parroco, ai membri del consiglio pastorale parrocchiale, fino all'ultimo sacrestano di campagna - con tutto il rispetto! -. "Se uno vuole essere primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti": per il Signore non sono solo parole; prima di essere arrestato, darà un'ultima ripassata alla lezione degli apostoli, lavando loro i piedi. Gesù si colloca veramente all'ultimo posto della scala sociale del suo tempo: assume la veste dello schiavo, il quale, in vero, non aveva alcuna veste... Gesù non si spoglia soltanto dei vestiti, si spoglia di ogni autorità carismatica, morale, magisteriale, per compiere il gesto eucaristico più eloquente che si potesse concepire. Si umilia, si annienta addirittura davanti agli Apostoli e per gli Apostoli. Quando un uomo libero diventava schiavo, perdeva ogni diritto, prima di tutti, il diritto di essere trattato da uomo; lo schiavo non era più persona umana, ma soltanto uno strumento di lavoro nelle mani del suo padrone. Le parole del Signore, che l'evangelista Giovanni pone a commento della lavanda dei piedi (cfr. cap.13), sono le stesse riportate da Marco nel Vangelo di oggi. A conclusione riprendo la pagina del libro della Sapienza, la quale descrive, a modo di profezia, 150 anni prima di Gesù, il suo destino di passione. Il complotto è al tempo stesso la confessione di un gesto iniquo, (la confessione) di un vero crimine; dicono gli empi: Colui che viene provato tendendogli insidie, con violenze e tormenti, infine con una morte infamante, è un Giusto. Il silenzio del Giusto non è un atto di vigliaccheria: il Giusto non ha alcun bisogno di difendersi a parole; la sua stessa vita costituisce una denuncia, la più esplicita ed efficace denuncia di tutte le iniquità commesse da coloro che giusti non sono, e nemmeno lo vogliono essere... E dal momento che non si può stare dalla parte di Gesù, se non a condizione di sottoscrivere il suo Vangelo, non rimane altro che sopprimerlo; è l'unico modo per farlo tacere. "Mors tua, vita mea!", sentenziavano gli antichi. Ebbene, nel caso del Cristo, non poteva esserci sentenza più azzeccata: la morte sua ha segnato l'inizio della nostra salvezza, della vita nuova. Ha vinto Lui, ha vinto il Cristo! Personalmente non amo le frasi ad effetto, non amo gli slogans... Tuttavia è una sacrosanta verità dichiarare: chi tradisce, chi rinnega, chi violenta, chi uccide... non vince mai, perde sempre! |