Omelia (27-09-2015) |
padre Antonio Rungi |
Essere dalla parte di Cristo e vivere il Vangelo concretamente La bellissima liturgia della parola di Dio di questa XXVI domenica del tempo ordinario, ci impegna a riflettere su alcuni importanti temi del nostro essere religiosi e credenti, che richiedono una nostra disponibilità personale e spirituale a lasciarci interpellare da simile parola. Se il nostro cuore non è disponibile a questo mettersi in discussione, a verificare il grado di aderenza e di risposta seria alla parola di Dio, serve a ben poco, ascoltarla, se poi non si traduce in stile di vita. Partendo oggi dal brano del vangelo di Marco, nella sua parte conclusiva del testo, è ben chiaro il discorso sulla nostra testimonianza di vita cristiana che dobbiamo evidentemente dare in tutte le situazioni d vita quotidiana. Il Vangelo vissuto passa, appunto, attraverso, quella sincera volontà di conversione che dobbiamo attuare in ogni situazione. Ecco perché ci viene indicato anche il modo concreto per farlo. Mediante paradossi, con ragionamenti per assurdo, il Vangelo ci spinge nella direzione della coerenza e della fedeltà, per essere davvero cristiani credenti e soprattutto credibili. Se tutto il nostro modo di essere e di fare, la nostra corporeità, il nostro stile di vita è motivo di scandalo per gli altri, cosa aspettiamo a cambiare vita e a comportarci bene? Non illudiamo noi stessi dicendo che siamo perfetti, non facciamo nulla di male e tutto è apposto a livello di morale e di spiritualità. Avere il coraggio di trovare i difetti nella nostra vita, e non in quella degli altri, per fare esaltare i nostri pregi, i soli aspetti positivi, che pure ci saranno. Ecco, perciò, che è bene riflettere su questo passo del Vangelo e trarre delle conseguenze logiche: "Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue". Per operare questo capovolgimento è necessario una speciale grazia, quella dell'umile ricerca della verità in noi stessi e negli altri, senza invidia o gelosia, senza pensare che il nostro operare sia migliore degli altri, se illuderci che solo il nostro bene è vero bene, mentre il bene che fanno gli altri è classificabile come male. Non è così. Il bene ha una sola origine e questa origine è in Dio, che è il Sommo Bene. Perciò, Gesù, di fronte alla meraviglia dei suoi discepoli che vedono anche altri fare le loro stesse cose buone, che fanno loro, come il cacciare i demoni, chiedono al Signore di impedirglielo. Ma Gesù replica, dicendo "non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi". Anzi indica la via maestra per essere sulla via del bene e percorrerla davvero: è la strada del servizio, della carità, dell'amore, della misericordia, delle opere di misericordia, e dice: "Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa". Ogni azione buona acquista il suo merito davanti a Dio e il Signore ci ricompenserà abbondantemente per tali opere, che non possono e non devono essere occasionali, ma sistematiche. Devono essere messe in cantiere nel nostro modo di pensare e di agire come costanti del nostro stile di vita. Non ci priviamo di fare il bene a tutti e non troviamo scuse o giustificazioni per non agire nella direzione del bene. Strettamente legato a questa riflessione sul testo del Vangelo è la prima splendida lettura, tratta del libro dei Numeri, che uno dei libri più importanti della Bibbia, perché fa parte dei primi cinque libri, il Pentateuco, in cui troviamo l'essenza stessa della fede del popolo eletto. In questo brano si parla del dono della profezia, di cui non solo è dotato Mosè, ma a cui accedono altre persone, quali Eldad e Medad, che profetizzano nell'accampamento al posto di Mosè. Nel momento in cui altre persone notano questo comportamento, vanno a riferire a Mosè di quanto sta accadendo. E Mosè, prefigura di Cristo, cosa risponde a Giosuè, figlio di Num, che vuole impedire a questi neo-profeti che svolgano tale missione? Lo leggiamo nel brano: «Sei tu geloso per me?, dice Mosè a Giosuè. E prosegue: "Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!». Ecco la risposta più bella e confortante per quanti amano sinceramente Dio e con la parola e la vita parlano davvero in suo nome, cioè sono profeti certi e veri in base al loro modo di trasmettere la verità e vivere la verità. Essere profeti, allora, non è proprietà di qualcuno, ma tutti nella chiesa, in base al sacramento del Battesimo devono profetizzare nel nome del Signore. La loro vita deve parlare da sola di Dio. Ecco, ritorna il tema dell'annuncio, dell'evangelizzazione che poi non è un servizio alle ideologie, ma, come ci ha ricordato Papa Francesco, è servizio alla persona. L'annuncio diventa credibile quando si trasferisce su un piano operativo e si vive la carità nel servizio umile e disinteressato verso gli altri, come i ricchi; chi si chiude agli altri, vive in un mondo dorato, ovattato e protetto a livello solo economico e materiale va contro il vangelo, è in antitesi netta con l'insegnamento di Cristo che è dalla parte dei poveri, degli ultimi, degli esclusi. Suonano di forte richiamo le parole dell'Apostolo Giacomo nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla sua intensissima lettera di denuncia che stiamo approfondendo in queste domeniche: "Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco". E a seguire la denuncia aperta dello sfruttamento: "Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza". Quanta corruzione nel mondo, per motivi di soldi! Quante ingiustizie che si celano per non far emergere il marcio di una società e di un modo di pensare che è soltanto economia e non solidarietà. Anche i recenti scandali mondiali ci fanno riflettere, su come Dio denaro, sia lo scopo principale di quanti non hanno cuore verso gli altri. Di fonte a queste forti parole di denuncia e di accusa, di condanna aperta della ricchezza che è fine a stessa, c'è solo da operare bene e pregare. Noi vogliamo essere dalla parte di quanti operano onestamente e pregano incessantemente per la giustizia sociale e per una vera uguaglianza tra tutti gli esseri umani, essendo tutti figli di uno tesso Padre, che è Dio. |