Omelia (04-10-2015)
Omelie.org (bambini)


Buona domenica ragazzi!
Eccoci ancora insieme, convocati dal Signore in questo giorno a lui dedicato - la parola Domenica, vuol dire proprio "giorno del Signore" - per ascoltarlo e per far diventare quasi "abitudine" il suo insegnamento.
Il termine abitudine può sembrare un termine negativo. Il più delle volte, infatti, lo usiamo riferito a comportamenti negativi. Diciamo: "ormai quella persona si è abituata a fare così".
Questo termine deriva da abito. L'abito, anticamente, era considerato come una seconda pelle. È come se tu indossassi un modo di fare, un modo di vivere.
Far diventare abitudine, nella nostra vita, gli insegnamenti di Gesù significa diventare uomini e donne pienamente realizzati proprio come lui.
Oggi, l'evangelista Marco ci presenta un'altra disputa che i Farisei hanno con Gesù.
Eh sì, dobbiamo proprio riconoscere che il figlio di Dio era un personaggio scomodo, dava davvero fastidio al potere civile e religioso del tempo.
"Perché?"- vi chiederete. Noi conosciamo Gesù come una persona che ha fatto tanto del bene, che è stato attento agli ultimi, che ha parlato ed ha presentato un volto nuovo di Dio: quello dell'amore, della misericordia. Ed è proprio qui il problema, perché il volto dello stesso Dio presentato dai Farisei è un volto che il più delle volte rimane nascosto dalle regole, dalle leggi.
Oggi, questi personaggi interrogano Gesù su una questione importante: quella del ripudio. È un atto che riguardava la coppia di sposi e che poteva compiere soltanto il marito, quando e come voleva, anche per motivi banali. Bastava scrivere su un foglio: "questa donna non è più mia moglie" e poteva così sposarne un'altra.
I farisei in verità, con la loro domanda, vogliono mettere alla prova Gesù per farlo cadere in trappola e per mostrare a tutti che questo uomo era pericoloso per la religione e per la società e, per questo motivo, doveva essere messo a morte.
La domanda dei farisei è questa: "E' lecito o no ripudiare la propria moglie?"
Il foglio del ripudio era un vero e proprio documento ufficiale e la donna ripudiata non aveva alcun diritto, non poteva essere tutelata da nessun avvocato, non poteva dire neppure una parola, doveva solamente sottostare alla decisione del marito. Una vera e propria ingiustizia.
Gesù non contesta la legge data da Mosè, ma risponde portando i suoi interlocutori all'inizio, al fondamento, alla Parola di Dio. Nel testo della Genesi non si parla di ripudio, ma di amore. Dice la Bibbia: "L'uomo lascerà suo padre e sua madre (i rappresentanti di ogni sicurezza e dell'amore), e si unirà alla sua donna (cioè troverà in questa persona sicurezza e amore) e i due formeranno una realtà unica, indivisibile". Questo è il pensiero di Dio!
Ancora una volta Gesù parla chiaro, mostra la verità e non esita a mettersi dalla parte del più debole, in questo caso dalla parte della donna che davanti al ripudio del marito non aveva alcun diritto e, per esprimere meglio questo concetto, accoglie i bambini che gli vengono presentati.
Gli apostoli, come spesso succede, non capiscono, e si indignano con il loro Maestro.
Voi direte:"Ma il gesto che fa Gesù è bellissimo, perché i discepoli lo ostacolano?"
Per capire ciò, dobbiamo entrare dentro un altro tempo e un'altra cultura. Per questo vi voglio raccontare un fatto che è capitato ad un mio amico missionario il quale è andato in Africa a visitare una tribù di quel continente per un periodo di tempo.
Questa tribù è abitata da uomini guerrieri, donne e i bambini.
Gli uomini, a seconda dei periodi, partono insieme per andare a caccia. La caccia è importante perché serve a procurare il cibo per tutta la tribù. Le donne rimangono nel villaggio per altri lavori e per custodire i piccoli.
Se gli uomini, dopo giorni e giorni, ritornano con una ricca preda, tutto il villaggio si anima e le donne cominciano a preparare il fuoco per cuocerla.
Quando il cibo è pronto, inizia il banchetto: incominciano a mangiare gli uomini guerrieri e poi, quando loro sono sazi, mangiano le donne e, quando loro sono sazie, quello che avanza viene dato a tutti bambini del villaggio.
Il mio amico è rimasto scandalizzato da questo comportamento, proprio un po' come voi che mi ascoltate. Per questo ha chiesto una spiegazione al capo del villaggio che gli ha risposto dicendo che la sicurezza di un villaggio dipende dagli uomini guerrieri. E' per questa ragione che devono essere nutriti bene: devono diventare forti ed essere così in grado di continuare a cacciare. In quei posti, infatti, la caccia è davvero faticosa - non è un hobby come da noi... - è un impegno che mette in moto tutto il corpo: udito, vista, muscoli, odorato, intelligenza. È un impegno che chiede pazienza, giorni e giorni di fatica e di ascolto per percepire i rumori nel silenzio, giorni e giorni di sguardo attento per leggere i segni lasciati dal passaggio degli animali, giorni e giorni di forza di muscoli per correre dietro la preda. Dalle loro capacità dipende la sopravvivenza di tutto il villaggio.
Poi devono mangiare le donne. Anche loro sono importanti per tutto il gruppo, per la famiglia. Quando infatti i guerrieri sono a caccia, il villaggio può essere preda facile e per questo le donne devono essere forti e quindi ben nutrite per affrontare ogni fatica e ogni difficoltà.
Per questo i bambini vengono per ultimi: contano poco, perché non sono ancora utili al villaggio... lo saranno quando cresceranno, ma finché sono bambini non hanno voce in capitolo.
Ecco... era un po' così anche al tempo di Gesù: bambini contavano poco, non avevano alcun diritto, proprio come la donna ripudiata. E Gesù li avvicina a sé per dire, con il suo comportamento, che lui, e perciò Dio, sta sempre dalla parte del più debole e quindi dalla loro parte. Afferma che: "A chi è come loro, appartiene il Regno di Dio". Il vangelo non si smentisce mai. Il progetto delle Beatitudini viene sempre, in un modo o in un altro, messo in evidenza.
Chiediamo al Signore, il coraggio e la forza di essere anche noi come lui.
Anche nella nostra società troviamo spesso persone che non hanno alcun diritto.
In questi giorni il telegiornale ci mostra tanti e tanti profughi in fuga dalla loro terra, dai loro beni perché la loro patria è in guerra, perché sono minacciati per la loro fede.
Papa Francesco ha chiesto che ogni comunità parrocchiale accolga una famiglia di profughi: gli ultimi, i deboli, coloro che non contano nulla.
Impegniamoci tutti, parroco, sacerdoti, suore, laici e bambini ad essere aperti per trovare la strada e i modi giusti per vivere insieme questa accoglienza.
Buona domenica
Commento a cura di Sr. Piera Cori