Omelia (04-10-2015) |
Michele Antonio Corona |
Il brano evangelico di questa domenica apre la sezione dell'avvicinamento di Gesù a Gerusalemme. Quel cammino proposto ai discepoli viene compiuto in primo luogo dal Maestro. Dalla settentrionale Galilea, i Dodici e Gesù si spostano a sud al di là del Giordano per poi entrare nella città santa. Il brano liturgico parte dal v. 2 in cui si riporta la domanda maligna di alcuni farisei. L'obiettivo non è chiedere l'autorevole parere del Maestro di Galilea su una questione molto dibattuta, quanto trovare un pretesto per condannarlo, o almeno ridicolizzarlo, davanti alla folla. Il problema del divorzio era tra i più discussi e spinosi al tempo di Gesù. Due scuole rabbiniche si confrontavano con diverse soluzioni e differenti approcci. Quella che faceva capo a Shammai, molto rigorista, ammetteva il divorzio solo in caso di infedeltà della moglie. Mentre, quella più possibilista di Hillel, prevedeva motivazioni meno importanti (ad es. la perdita di attrazione). La risposta prevista dai farisei si può muovere solo all'interno di queste due opzioni, costringendo Gesù a schierarsi come moralizzatore duro e severo o come interprete rivoluzionario della Torah. In questa ottica Gesù sembra essere stato finalmente messo con le spalle al muro e costretto a schierarsi in favore o meno della liceità della Legge e delle tradizioni. Ricordiamo che ciò che caratterizzava i farisei era proprio l'applicazione della Legge nella vita di Israele a partire dall'interpretazione tradizionale delle Scritture. Il Maestro, come al solito, scardina la radicalità della domanda sovrapponendone un'altra. Non risponde, ma costringe loro a rispondere, o a tacere. In secondo luogo, la domanda non verte sulle tradizioni, bensì sulla stessa Legge: "Cosa vi ha ordinato Mosè?". È notevolmente interessante il fatto che Gesù non parla al passato né cerca di fare uno scavo archeologico della tradizione biblica. La Legge - come ogni ebreo religioso crede(va) - è data a me ora e per la vita. Essa è motivo di libertà, di giustizia sociale, causa di ascolto della voce di Dio, panorama di alleanza, vincolo per la comunità. "Cosa vi ha ordinato Mosè?" interpella la persona stessa. Gesù vuole evitare che si pensi ad una casistica generale e fredda. Il suo obiettivo è rivitalizzare il cuore dell'uomo, la sua capacità di vedere, di interrogarsi, di cogliere il germe vivificante presente in ognuno. In terza battuta, sottolineiamo la cavillosità della domanda: "se un uomo poteva ripudiare la propria moglie". La direzione della liceità è a senso unico, in senso maschilista. La concezione ebraica prevedeva l'obbligo di ubbidienza alla Torah da parte dell'uomo, capofamiglia. Gli altri membri seguivano lui. I farisei riportano con distacco un comma del codice legislativo biblico: atto di ripudio. Per loro basta un atto legale per chiudere il rapporto, per escludere, per eliminare. Due annotazioni sulla risposta di Gesù. "Per la durezza del vostro cuore": quindi per una sclerosi cardiaca. Questa espressione ricorda l'ostinazione del faraone di far uscire il popolo dall'Egitto. Anche il credente può divenire sclerocardico e rifiutare la parola di Dio. Ad essa bisogna tornare, alle radici del senso della Legge. Essa non è dettata per se stessa, ma per dare vita all'uomo, per liberarlo, per sostenere la responsabilità dell'alleanza. Il secondo riflesso da rilevare è l'inserimento nella risposta data privatamente ai discepoli della reciprocità di ripudio. "Se una donna, ripudiato il marito,...". Questa precisazione rispecchia i destinatari del vangelo di Marco, probabilmente persone di cultura ed estrazione romana. Infatti, nella cultura e tradizione ebraica questo caso era impossibile e neppure inserito nella legislazione. Perciò, l'attenzione dell'evangelista alla sua comunità credente è notevolmente alta per via del desiderio di evangelizzare. La Buona notizia non viene annacquata, ma mediata, inculturata. Questa discussione sul divorzio è seguita da una scena molto suggestiva e, per i discepoli, drammatica. Gesù non è assediato solo dalle folle, ma anche da bambini festanti. I discepoli si innervosiscono per il poco rispetto nei confronti del Maestro e sgridano i bambini. La "durezza del cuore" presente nei farisei ha contagiato anche i discepoli, che non mostrano la minima delicatezza e disponibilità verso quei piccoli. Non riescono a vedere oltre il chiasso ed il trambusto provocato dai bambini. "Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà". Bambini e regno in che rapporto sono? È probabile che Gesù mostri come questo re che si attende sia principalmente Padre ed i bambini lo riconoscono nella gioia e nella fiducia piena, proprio come è richiesto ai discepoli. |