Omelia (11-10-2015) |
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C'era, al tempo di Gesù, un uomo molto, molto, ma molto ricco! Provate voi a dirmi qualche nome di persona ricca che conoscete... Bravi. Era proprio ricco così. Ma mica aveva rubato, eh bambini! Era una persona onesta ed intelligente che aveva lavorato sodo sia con il cervello che con "olio di gomito" per diventare quello che era! Era anche un uomo religioso, osservava la Legge ed ogni sabato andava nella Sinagoga a pregare assieme alla sua famiglia. Non aveva mai sfruttato nessuno e dava lavoro a molti operai che potevano così mantenere dignitosamente le proprie famiglie. All'epoca si praticavano prevalentemente l'agricoltura e la pastorizia ed egli aveva saputo, col suo ingegno, rendere redditizie queste attività progettando e costruendo mezzi efficienti al fine di far fruttificare al meglio il tutto. Diciamo pure che era un "geniaccio"... più o meno come lo sono gli scienziati che al giorno d'oggi si adoperano nelle varie ricerche, sia in campo medico che tecnologico, per il bene dell'umanità. Un giorno si venne a sapere che sarebbe passato di lì Gesù. Quanto entusiasmo ed agitazione tra i paesani! Era infatti arrivata già da tempo la fama di un Maestro che faceva miracoli, che parlava della bontà del Padre, che invitava tutti all'amore reciproco, che parlava di Regno di Dio... Qualcuno, o meglio, più di qualcuno, si aspettava anche che liberasse il popolo dal dominio dei romani... L'attesa era grande e, proprio nel momento in cui si vede Gesù da lontano, succede una cosa che mai nessuno si sarebbe aspettato di vedere. Il signor Tale, che di solito era sempre misurato nelle sue azioni, uno di quelli che prima di agire o parlare sembra che contino fino al dieci, cosa fa? Appena vede Gesù, gli corre incontro e si getta in ginocchio davanti a lui! I suoi compaesani rimangono stupiti da questo atteggiamento così diverso dal suo modo di essere e in quella strada si sentì un gran silenzio. Solo le parole del signor Tale risuonarono:"Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?". Quell'uomo osservava i comandamenti fin dall'infanzia, andava alla Sinagoga, si comportava bene con gli altri, era onesto... sembrava proprio che non gli mancasse niente per essere discepolo di Gesù! Ma da questa sua domanda traspare una certa inquietudine, come se dicesse:"Quello che sto facendo è sufficiente per darmi la gioia in questa vita e per l'eternità?". Sapete perché non era felice? Perché si accontentava di osservare esternamente quanto prescritto dalla Legge ma non si lasciava cambiare veramente il cuore, non pensava secondo il cuore di Dio... Trasferendo la domanda a noi, ci potremmo chiedere: "E' sufficiente che io vada a Messa alla domenica, che mi comporti bene con gli altri miei compagni, che sia gentile?". E poi, ad esempio, quando si tratta di condividere le mie cose, i miei giochi, la mia bici, il mio computer... altolà! "Questi non si toccano, sono miei!". Cosa significa quando facciamo così? Significa che queste cose sono al centro della nostra vita, che occupano tutto il nostro cuore, che sono i nostri idoli... per cui non c'è più spazio per Dio. E' per questo che il Signore vi chiede di essere "diversi", cioè di distinguervi dal modo di vivere individualistico che sta prendendo piede ai nostri giorni, vi chiede la condivisione, l'essenzialità, vi chiede di soccorrere chi è povero, di accontentarvi di quello che avete, di non volere sempre tutto e subito, vi chiede di avere Lui come modello di vita! Gesù, fissando il signor Tale, lo ama, cioè gli vuole bene, lo stima, sa di che cosa ha bisogno e di che cosa invece può fare a meno, ha fiducia in lui perché capisce che potrebbe fare quel passo definitivo per essere felice e gli dice: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!". Vendere voleva dire spostare il centro dell'interesse, della gioia, non più sulle cose, sulla ricchezza, sul potere, ma su questa "Una sola cosa che gli mancava". Questa "Una Sola Cosa" era l'Uno, cioè Dio, il solo che poteva dare senso alla sua vita. Nel mondo ebraico, quando manca l'unità, l'uno, significa che manca tutto. Se voi ai numeri 10, o 100, o 1000 togliete l'1, che cosa rimane? Solo tanti zeri... E che cosa valgono gli "zeri" da soli? Ditemelo voi... Gesù gli dice:"Ti manca l'Uno", cioè ti manca tutto. Per questo gli offre quella vita piena di gioia che lui desiderava proponendogli di seguire una via nuova... ma per ottenerla era necessario lasciare ogni cosa per Dio e per il suo Regno. Il signor Tale non fu capace di vendere le sue sostanze per avere l'unico tesoro, quello vero... E allora "si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni". Secondo voi, perché era triste? Forse perché si aspettava di sentirsi dire:"Quello che fai va bene, è più che sufficiente!". Oppure: "Fai bene a non vendere i tuoi beni e dare tutto ai poveri, perché ti sono necessari per dare lavoro ai tuoi operai". Oppure: "Sei anche troppo bravo... oltre a tutto quello che fai vai anche a pregare alla Sinagoga!". Quell'uomo non aveva capito che, per Gesù, si possiede solo quello che si dona. Il Signore, nel suo infinito amore, fissa ed ama anche ciascuno di voi sempre, anche in questo momento, e vi dice: "Vendi tutto quello che hai e seguimi!". Cosa significa questo? Che dovete andare dai vostri genitori a dire di vendere e regalare ogni cosa? No. Questo invito lo fa ad ognuno di voi personalmente: vi chiede di lasciare tutto. Ma lasciare cosa? Lasciare l'"uomo vecchio" che è in voi, cioè l'orgoglio, l'egoismo, il desiderio di primeggiare, i capricci, le invidie, i nervosismi, la voglia di prendere in giro i vostri compagni più deboli... vi chiede anche di lasciare, cioè mettere a disposizione, le cose alle quali siete troppo legati e che vi rendono schiavi. Dio vi chiede di diventare "uomini nuovi", vi chiede cioè di donare. Cosa potreste donare voi bambini? -Il vostro tempo: lo usate per andare a trovare persone sole? -Le vostre capacità: vi impegnate a mettere a disposizione la vostra intelligenza per qualche compagno che fa più fatica di voi nello svolgere i compiti? -Il vostro amore: date gratuitamente senza aspettarvi niente in cambio? -Il vostro cuore: aprite il cuore per vedere, per capire, per darvi da fare affinché questo mondo diventi realmente il mondo che vuole Gesù? -La vostra gioia, il vostro entusiasmo: vi impegnate a trasmetterli a chi ha bisogno di essere incoraggiato? -I vostri risparmi, i vostri giochi: li condividete con bambini che hanno meno di voi, considerando che stiamo vivendo un momento economico particolarmente difficile e tanti genitori non si possono permettere di dare ai loro figli quello che invece molti di voi hanno? Donate voi stessi: ecco il bene più grande che avete. "Avrete cento volte tanto", vi dice Gesù. Commento a cura di Maria Teresa Visonà |