Omelia (14-10-2015)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Rm. 2,1-4

"Perciò chiunque tu sia, o uomo che giudichi, non hai alcun motivo di scusa perché, mentre giudichi l'altro, condanni te stesso; tu che giudichi, infatti, fai le medesime cose. Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio contro quelli che commettono tali cose è secondo verità. Tu che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, pensi forse di sfuggire al giudizio di Dio? O disprezzi la ricchezza della sua bontà, della sua clemenza e della sua magnanimità, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione?"

Rm. 2,1-4


Come vivere questa Parola?

È l'uomo che ha infranto l'armonia iniziale, introducendo un elemento di disordine, che ha "viziato" le cose. Così la capacità di giudicare, che di per sé dovrebbe condurci al riconoscimento della signoria e santità di Dio e della nostra creaturalità e manchevolezza, viene usata in modo distorto, e ci porta a sostituirci a Dio, usurpando la sua posizione di giudice, adottando nei miei giudizi l'intolleranza e la durezza, contrari alle categorie del giudizio di Dio, che sono misericordia e pazienza.

Frugherò nelle pieghe del mio ego per mettere in luce questa tendenza a erigermi giudice degli altri e a scagionare me stesso. Prenderò la risoluzione di valorizzare la mia capacità critica, usandola però secondo il progetto di Dio, quindi nella linea di condotta che fa crescere l'amore.


Signore Gesù, non mi hai costituito né giudice, né giustiziere dei miei fratelli. Purifica i miei giudizi, perché siano ordinati all'esaltazione di quella misericordia e longanimità da cui io per primo mi sento raggiunto e di cui voglio essere riflesso in mezzo agli altri.


La voce di una beata

"Se giudichi le persone, non avrai tempo per amarle."

Madre Teresa di Calcutta


Sr Maria Pia Giudici, FMA - info@sanbiagio.org