Omelia (11-10-2015)
don Maurizio Prandi
La capacità di vedere oltre

La prima lettura che abbiamo ascoltato è tratta dal libro della Sapienza, libro scritto non da Salomone (come magari si potrebbe pensare ad una prima lettura del testo), ma da un israelita che vive fuori della Palestina e che si rivolge agli ebrei della diaspora, agli ebrei emigrati all'estero che hanno bisogno di un conforto nella fede. La loro vita è tutta vissuta con il cuore rivolto alla Legge, al Tempio e vivendo in un ambiente religiosamente distante, pagano, percepiscono il mondo che li circonda come un mondo ostile. Il libro della Sapienza è un invito a vivere la fede nel Dio d'Israele, fede che aiuta ad andare al di là di un presente vissuto come oscuro e incerto. Mi piace questa idea di fede e la metto in relazione con un film che abbiamo visto recentemente con alcuni adulti e ragazzi che hanno vissuto recentemente un dolore che è ancora vivo e presente. Il film si intitola The Giver, il donatore, e in due punti si parla della fede come un dono importante e bellissimo: la capacità di vedere oltre. La sapienza non è questione di testa allora... d sapere... ma di vita. Credo sia fondamentale mettere in relazione quanto ascoltato oggi con la seconda lettura di due domeniche fa, dove San Giacomo ricordava l'importanza di accogliere la sapienza che viene dall'alto... viene dall'alto... quindi puoi solo chiederla, invocarla... ecco perché non è questione di testa, ma di vita: cercare la sapienza è cercare ciò che è puro, mite, pacifico, arrendevole, pieno di misericordia, di buoni frutti, imparziale, sincero. Cercare la Sapienza è cercare Dio!



Forse semplifico troppo... ma lo trovo vero per me: il testo di oggi parla di un re, e non di un re qualunque, ma di Salomone, citato anche da Gesù come il re sapiente. Mi viene da dire che ha trovato la Sapienza... è un re, eppure prega... non solo: addirittura, supplica, implora. Si conosce e non pensa di essere il migliore solo perché è re, sa che un re ha bisogno della luce che viene da Dio e tutto quello che è simbolo di potenza e di comando (scettri e troni) non serve a nulla se non si è capaci di riconoscere il bene dal male perché si userebbe il potere solo per un tornaconto personale...E' un re quindi al quale non importa di scettri o troni o ricchezze... è importante questo, perché rovescia decisamente la mentalità circolante ai tempi di Gesù, che riconosceva come particolarmente benedette da Dio le persone ricche e benestanti... questa prima lettura ci parla di un re che ha deciso di vivere la sua condizione non per marcare una differenza, ma per sottolineare una vicinanza, una solidarietà; qua si dice chiaramente che c'è qualcosa che vale ben di più di qualsiasi ricchezza. Chi studia la Scrittura afferma (ed è un'idea che mi piace molto), che l'intenzione di chi ha scritto il libro della sapienza, sottolineando così tanto questa vicinanza in umanità del re, è appunto quella di farci capire che ognuno può essere re come Salomone, a condizione che desideri ed accolga la sapienza. Così come lui è stato capace di accostare, da re, qualsiasi altro uomo, così anche noi possiamo vivere da re e regine facendoci prossimi. In questa sezione del libro, quella che va dal cap 6 al cap 9, il re Salomone si rivolge a tutti i potenti della terra, perché come ha fatto lui così anche loro possano vivere il loro potere come un servizio.



Leggevo una spiegazione interessante sul salmo 89 che ci fa pregare oggi con una espressione che in ebraico si può tradurre in due modi: insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio... oppure andremo al cuore della saggezza... chissà che questa seconda traduzione non possa essere quello che cerca il tale che si avvicina a Gesù nel vangelo. Cosa devo fare per giungere al cuore della saggezza? Gesù gli propone semplicemente di contare i suoi giorni, ovvero trarre dai giorni da vivere il profitto migliore... per fare questo è necessario condividere. Bello che Gesù non proponga a questo tale di diventare povero, ma la condivisione con i poveri. Già nelle scorse settimane al concetto di vita eterna abbiamo affiancato l'idea di vita piena, realizzata, soddisfatta, felice... è andato via triste quel tale perché sentiva che la sua non era una vita realizzata.



A proposito di pienezza la seconda lettura ci indica una strada: quella della centralità della Parola di Dio nella nostra vita... una parola viva, efficace, che a volte ferisce perché ti legge nella tua verità, capace di andare in profondità tanto da leggere sentimenti e pensieri... anche qui è difficile capire per la brevità del testo scelto, ma se prendiamo nel suo contesto questi due versetti ci rendiamo conto che l'autore della lettera agli ebrei invita ad entrare nel riposo di Dio... anche qui il riposo di Dio si può identificare con la vita eterna della quale parla il Vangelo. Che bello però che il riposo di Dio venga paragonato alla Scrittura... mettere al centro la Parola significa entrare nel riposo di Dio. Ricevere un sacramento (cioè un gesto, accompagnato dalla Parola Dio), significa entrare nel riposo di Dio... speriamo allora che come chiesa possiamo essere capaci di fare dei passi per non negare a nessuno l'ingresso in questo riposo... Quanto è vero quello che dice la lettera agli ebrei: la Parola di Dio ci mette a nudo come ha messo a nudo l'uomo del vangelo e mette a nudo la nostra verità, fatta a volte di piccolezze, di attaccamenti alle cose, di nascondimenti. Vorrei aggiungere un'altra considerazione su questa seconda lettura che rischia di spaventarci un poco al versetto 13 dove si afferma che Dio è colui al quale dobbiamo rendere conto... da l'idea quasi di qualcuno che ti aspetta al varco e ti dice: e ora? Come la mettiamo? Mi affido alla traduzione di don Giovanni Nicolini che scrive che Dio non è colui al quale dobbiamo rendere conto, ma è colui al quale dobbiamo ritornare; è una traduzione che mi piace di più... mi fa venire in mente il padre che aspetta il figlio che se n'era andato e non lo aspetta per bastonarlo ma per dirgli quanto, nella sua lontananza, ha continuato ad amarlo.



Il brano di vangelo, conosciutissimo, rispetto alla parola di Dio ci dice che non basta osservare la Parola di Dio (tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza...) perché la vita cristiana non è fatta di adempimenti o compiti da svolgere... ma far si che la Parola, in un certo senso osservi noi, ovvero ci aiuti a leggere la nostra verità. Credo significativo il fatto che Gesù citi a quest' uomo (un tale dice il vangelo... sempre mi giova ricordare che quando manca un nome nel vangelo sono chiamato a scrivere il mio nome e quindi a sostituirmi a chi cerca di conoscere Gesù) tutti i comandamenti che riguardano il prossimo... è un particolare che mi aiuta a mettere a fuoco il fatto che c'è un prossimo più facile da servire o con il quale è più facile condividere... di più... sono aiutato a comprendere meglio il testo della lettera agli ebrei perché l'annuncio di Gesù, (la sua Parola), non è una "patina", non è qualcosa di superficiale, ma penetra nelle ossa, va dritto al cuore e non può non cambiarci.



Ha tantissimi pregi quest'uomo che si avvicina a Gesù...(che bello il cammino che abbiamo fatto, che facciamo, e che faremo in queste domeniche: tanti modi di avvicinarsi a Gesù; dopo scribi e farisei disonesti, dopo i bambini che si gettano in lui, dopo i genitori che offrono ciò che hanno di più prezioso, dopo i discepoli che lo vogliono tutto per sé, oggi questo "tale"... e domenica prossima ancora due discepoli e la successiva un cieco che sarà per noi il "modello" del vero discepolo) questo era un uomo buono... va a trovare Gesù e si getta in ginocchio davanti a lui; aveva pietà nel suo cuore; era un uomo religioso, era un uomo giusto. Va da Gesù perché sente qualcosa dentro; sente la voglia di andare più avanti, di seguire Gesù da vicino... era lo Spirito Santo che lo spingeva... aveva il cuore colmo, pieno di desideri buoni, tanto colmo e tanto pieno che quando Gesù gli ha chiesto di svuotarlo, non ne è stato capace... non era un ladro, non era un truffatore, i beni che aveva venivano da una vita onesta, ma il suo cuore era imprigionato lì, legato ai beni non ha avuto la libertà di scegliere e i beni hanno scelto per lui (papa Francesco). Queste parole del papa ci aiutano a capire meglio il disegno che abbiamo sul foglietto delle letture, che ancora una volta ci fa vedere Gesù che ci invita a tagliare tutto ciò che ci tiene troppo legati alla terra e che ci impedisce di spiccare il volo.