Omelia (18-10-2015) |
Missionari della Via |
Commento su Marco 10,35-45 Gesù ha annunziato per la terza volta la sua passione, ma tra i discepoli si crea la convinzione che tra poco sarà riconosciuto Messia e Re e due di loro tentano di "assicurarsi un buon posto" accanto a Lui, tra il malcontento degli altri; tutti avevano sogni di gloria mondana, di carrierismo, di potere. Dopo aver parlato dell'idolo del denaro, questa domenica Gesù smonta un altro idolo del mondo: il potere. Il potere in sé non è intrinsecamente cattivo; io posso usare ciò che ho e fare del mio lavoro uno strumento per servire gli altri, oppure per dominarli e sottometterli. L'idolo del potere che ci porta a voler primeggiare a tutti i costi, a sottomettere, a emergere, a superare, a schiacciare. L'uomo ritrova nel suo cuore questo desiderio di grandezza, questa "volontà di potenza" che però deve imparare a vivere nella verità. Senza Dio, la nostra mente può diventare una specie di trono sul quale ci sediamo, per dettare legge, per spadroneggiare e maltrattare gli altri, fisicamente e moralmente, per giudicare tutto e tutti, dalla famiglia agli amici, portando a brutte situazioni di sofferenza. Tutto dev'essere come diciamo noi: la moglie, il marito, il lavoro, la vita... sbagliano sempre gli altri, noi mai! Son sempre gli altri che devono pagare, noi mai! Questo idolo abbindola molti, non solo i politici. Quante volte persino nelle comunità cristiane finiamo per fare qualcosa per interessi di potere: ed ecco critiche, spintoni per emergere e guadagnare punti agli occhi del parroco, chiacchiere per denigrare, incarichi di servizio vissuti come fossero piedistalli... "Che cosa oppone il Vangelo al potere? Il servizio! «Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti». "Il vero potere è il potere per gli altri, non sugli altri! Il potere secondo il mondo conferisce un po' di autorità (passeggera), ma il servizio conferisce qualcosa di più: autorevolezza, stima sincera agli occhi degli altri "(R. Cantalamessa). Dio stesso, l'onnipotente, sulla croce si è fatto impotente, rivelandosi come Amore. Lì ci ha rivelato la vera potenza: quella della croce, del dono di sé, del servizio. Il vero "potente" è chi sa amare, non spadroneggiare! Gesù, che ci ha creati, sa di questa ambizione infinita che abbiamo nel cuore e non viene a spegnere questa sete di grandezza, ma viene a indirizzarla nella giusta direzione: "Chi vuole essere grande, serva gli altri, e non si serva degli altri! Sta qui il grande paradosso di Gesù. I discepoli discutevano su chi dovesse occupare il posto più importante, su chi sarebbe stato il privilegiato... chi sarebbe asceso più rapidamente per occupare incarichi che avrebbero dato certi vantaggi. Gesù sconvolge la loro logica dicendo loro semplicemente che la vita autentica si vive nell'impegno concreto con il prossimo. Ovvero, servendo" (papa Francesco). Ma che significa "servire gli altri"? Avere cura degli altri, specie dei deboli, dei bisognosi, dandosi da fare per loro, mettendo a disposizione i propri talenti, i carismi ricevuti e il proprio tempo a servizio del bene comune. Ogni cosa può essere vissuta secondo la logica del potere (schiavizzante) o del servizio (liberante). Ad esempio posso usare il mio lavoro solo come strumento di guadagno, di dominio e di autoaffermazione, oppure nella verità, ossia come servizio agli altri. Pensiamo a un muratore; può tirare su muri lavorando frettolosamente e male, sempre nervoso, giusto per prendere i soldi, a costo di imbrogliare, mettendo a repentaglio la vita di chi vivrà nella casa, o lavorare bene, onestamente, portando un bel clima attorno a sé; oppure un medico può usare la sua professione solo per guadagnare tantissimo, facendo pagare una visita 300 euro, antipatico e fredd. Oppure può fare come il santo medico Giuseppe Moscati, che oltre a lavorare onestamente, visitava gratuitamente i poveri e gli regalava pure i farmaci. Chi tra questi si è fatto "servo degli altri", cioè ha servito il suo prossimo con il suo lavoro, rendendosi veramente utile secondo lo spirito del Vangelo? Ecco la grandezza del cristiano, che cerca di costruire una società basata sulla giustizia, sulla solidarietà e sull'amore! Perché fare questo? Ce lo dice Gesù: perché «Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Perché questo è lo stile di vita di Dio: Lui ha donato tutta la sua vita per il nostro bene: ora tocca a noi farlo. "Non dimentichiamoci della Buona Notizia di oggi: la grandezza di un popolo, di una nazione; la grandezza di una persona si basa sempre su come serve la fragilità dei suoi fratelli. In questo troviamo uno dei frutti di una vera umanità. Cari fratelli e sorelle: "Chi non vive per servire, non serve per vivere" (papa Francesco). |