Omelia (18-10-2015)
Omelie.org (bambini)


A scuola sento spesso le "prenotazioni" quando dobbiamo andare in gita con il pullman: "Sediamoci vicini!" oppure "Posso stare vicino a te?" o anche: "All'andata sto vicina a lei, poi al ritorno sto con te..."
Il brano che abbiamo ascoltato parte proprio dalla scelta dei posti, dall'assegnazione di dove sedersi.
Si vede proprio, leggendo questa pagina del Vangelo di Marco, che Giacomo e Giovanni si sentivano perfettamente a loro agio con Gesù, che avevano in lui piena confidenza. Infatti, avete sentito che cosa vanno a chiedere al Maestro?
"Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo. Egli disse loro: Cosa volete che io faccia per voi? Gli risposero: Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra."
Oggi noi diremmo che stanno chiedendo al Rabbi una raccomandazione: poter occupare il posto d'onore nel Regno.
Intendiamoci: quando i due Apostoli rivolgono questa richiesta, non hanno ancora capito che Gesù è proprio il Figlio di Dio!
Forse, pensando si essere di fronte a Dio, non si farebbero così avanti.
Ma loro e tutti i Dodici, sono convinti che Gesù sia il Cristo, il Messia atteso da secoli. Quindi restaurerà il Regno d'Israele, che sarà ancora più grande e potente di com'era al tempo di Re Davide. Quindi, dal loro punto di vista, vale la pena osare e chiedere subito, scavalcando tutti gli altri, ciò che tanto sta loro a cuore: sedere alla destra ed alla sinistra del trono, essere i consiglieri, i primi ministri, i più nobili tra i nobili del regno, che presto tornerà a risplendere.
Immagino che Gesù abbia sorriso di questa richiesta, che dimostra tutto lo slancio affettuoso dei due figli di Zebedeo, che vogliono stare con lui, ma rivela anche l'ambizione che hanno nel cuore.
Il Maestro e Signore, risponde con pazienza: "Voi non sapete quello che chiedete!"
Prima di proseguire con il racconto, vorrei confidarvi un pensiero che mi è sorto dentro mentre leggevo. Mi sono detta che Giovanni e Giacomo, in fondo, se osano fare una richiesta tanto grande e tanto particolare, è perché pensano di averne il diritto. Dopotutto sono stati tra i primi a seguire il Maestro. Dopotutto il loro padre, Zebedeo, è rimasto da solo, ha rinunciato al loro aiuto prezioso come pescatori, perché seguissero quel nuovo Rabbi. Dopotutto, sono ormai giorni, mesi ed anni che condividono con il Nazareno la fatica di una vita randagia, le incertezze del cammino, le pressioni della folla, le ostilità dei farisei... Insomma, stanno facendo tanto, per lui. Gli hanno messo a disposizione la loro vita, la loro giovinezza: qualcosa in cambio, se la meritano!
Un ragionamento come questo, guardate che lo fanno molti cristiani. Alcuni, li ho persino conosciuti personalmente e mi lasciano sempre un po' stupita. Perché immaginano il rapporto con Dio come un contratto di affari o di lavoro. Dal momento che ho ricevuto il Battesimo, si dicono, ora io e Dio abbiamo un legame. Quindi, proseguono nelle loro simpatiche menti rivolgendosi al Signore: io vengo a Messa tutte le domeniche, dico le preghiere ogni giorno, in Quaresima non mangio carne, partecipo alle raccolte della parrocchia e persino alle processioni. Quindi tu, Dio, mi devi trattare da privilegiato: qualche piccolo miracolo a richiesta, nessun problema di salute, nessun lutto nella mia famiglia, tranquillità sul lavoro, serenità su tutti i fronti... e naturalmente, un posto assicurato in Paradiso.
Una sorta di scambio, nei confronti del Signore Dio: io seguo le indicazioni della Chiesa e tu mi dai quello che voglio.
Però, scusate, questo non c'entra niente con la fede! Non profuma neppure un pochino di Vangelo! Non assomiglia neppure un po' al cuore di Dio!
Se volete la conferma, proseguiamo con il brano evangelico.
Naturalmente, quando gli altri dieci Apostoli capiscono di cosa stanno parlando quei tre, lì in disparte, figuriamoci cosa si scatena in un attimo! Che vociare arrabbiato e offeso!
"Ma hai sentito? Giacomo e Giovanni hanno chiesto di stare accanto al trono nel regno!... Ma che faccia tosta!... Si credono forse migliori di noi?... Si stanno organizzando alle nostre spalle..."
Insomma, l'aria tra i Dodici si sta facendo piuttosto tesa e quindi il Rabbi di Nazareth prende la parola, non per insegnare alle folle, stavolta, ma proprio per parlare al cuore dei suoi fedelissimi.
Ecco perché, per noi, sono particolarmente preziose le parole che ha raccolto e fermato l'evangelista Marco: perché anche noi vogliamo essere nel gruppo degli amici più cari di Gesù e quindi ci facciamo attenti per ascoltare.
"Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti."
Adesso non possiamo avere dubbi su cosa pensa il Signore Gesù rispetto alle "garanzie per il Paradiso"! Con molta chiarezza spiega che per essere al primo posto, occorre mettersi a servizio.
Che per aspirare al Regno, al posto accanto al trono di Dio, la via è una sola, quella che sta percorrendo lui stesso, che ha scelto di farsi servo del prossimo e di amare fino a dare la propria vita.
Al catechismo, una ragazza mi ha chiesto: - Ma quindi, per andare in paradiso dobbiamo dare la vita come Gesù? Dobbiamo farci uccidere? -
Questo è un modo troppo letterale di comprendere le parole di Gesù. Può darsi, chi lo sa?, che qualcuno di noi un giorno sia persino chiamato a dare la propria vita per i fratelli o per Gesù: questo martirio può essere possibile, ma non è ciò che accade normalmente.
Invece, di certo è più facile donare la vita nella semplicità della quotidianità: mettendosi a disposizione, donando il tempo e le energie, portando avanti il proprio dovere senza bisogno di richiami; svolgendolo bene, con cura, senza mugugni e borbottii; mantenendo il sorriso anche quando se ne ha meno voglia; prestando attenzione a chi è più piccolo, povero, solo...
Per chi desidera sedere nel Regno, questa è la strada. L'unica.
Non servono altre garanzie, né certificati o raccomandazioni: basta seguire la parola del Maestro e Signore, e si cammina sicuri.
Commento a cura di Daniela De Simeis