Omelia (08-11-2015) |
fr. Massimo Rossi |
Commento su Marco 12,38-44 "O Dio, padre degli orfani, difensore delle vedove, rifugio agli stranieri, giustizia agli oppressi, sostieni la speranza del povero che confida in Te, perché mai venga a mancare la libertà e il pane che tu provvedi, e tutti impariamo a donare sull'esempio di colui che ha donato se stesso, Gesù Cristo." Mi son permesso di leggere nuovamente l'orazione che precede le letture, nella speranza che queste parole lascino un segno profondo nell'intimo di ciascuno, ci feriscano nell'orgoglio... Secoli di imperialismo occidentale ci hanno abituati a vivere molto al di sopra delle possibilità nostre e altrui, soprattutto altrui. Siamo (inconsciamente?) convinti di avere il diritto di sfruttare le risorse del pianeta, senza considerare che non ci siamo solo noi; per il motivo che noi occidentali abbiamo i soldi, la manodopera specializzata, le attrezzature... e possiamo liberamente estrarre le materie prime e anche rivenderle. E, visto che almeno da 3, 4 generazioni l'andazzo è questo, anche noi siamo di quelli che pensano e dicono: "Che c'è di strano? cosa c'è di sbagliato? Si è sempre fatto così! in fondo non rubiamo niente a nessuno... Abbiamo i soldi per comprare, perché non dovremmo comprare? Se ci possiamo permettere un gioiello importante, una vacanza ai Carabi, un'auto di lusso, una villa a Montecarlo, gli studi all'estero, la scuola privata... perché dovremmo rinunciarvi?" Lo so che il discorso può offendere qualcuno dei presenti, o perché ha la fortune di godere d'un tenore di vita superiore, o perché, al contrario, non riesce ad arrivare a fine mese... Chiedo scusa a tutti per le mie parole. Dobbiamo comunque riconoscere che le folle di disperati che premono alla frontiere europee non hanno proprio niente! quel poco che avevano, tutto quello che avevano per vivere - dice Gesù -, lo hanno speso per pagarsi il viaggio della speranza, ammassati come sardine su una carretta del mare, o nascosti dentro un container. Le parole del Signore, a commento dell'obolo della vedova suonano ancor più severe contro di noi. Anche noi diamo una parte del nostro superfluo, neanche tutto, in beneficenza. Ecco la parola-chiave del Vangelo di oggi: superfluo. Che cosa sia nessun lo sa: ormai tutto ci è diventato necessario; non sappiamo più fare a meno di niente. E ciò aggrava il nostro debito nei confronti dei poveri. Perché questa è la verità: non sono i poveri del Terzo e Quarto mondo ad essere indebitati fino al collo con noi occidentali; al contrario, siamo noi occidentali a essere in debito verso di loro - ma non si deve dire! -. Questo debito è insolvibile...a meno che non ci convertiamo al Vangelo. L'incontro del profeta Elia con la vedova di Zarepta di Sidone era, è un episodio molto famoso, tra i più conosciuti della storia di Israele: il Signore lo citò in occasione di una visita al suo paese, tra la sua gente; mal gliene incolse! Per quella citazione della Scritture, fatta in sinagoga, in giorno di sabato, Gesù si giocò la reputazione agli occhi dei suoi paesani e non fece più ritorno a casa sua. Ed eccolo, questo episodio, raccontato nel primo libro dei Re. Notate la delicatezza e il rispetto della vedova pagana nei confronti del profeta: "Per la vita del Signore tuo Dio...": con queste parole, la donna pagana manifesta in modo singolare la fede per un Dio che tuttavia non conosceva; la fede necessaria e sufficiente affinché Dio compia il miracolo. In sostanza è un'altra versione della moltiplicazione del pane, operata secoli dopo da Gesù. Ricordiamo tutti la polemica sorta nei primi anni 2000 sulle radici cristiane dell'Europa... La Comunità Europea stava lavorando al progetto di una carta costituzionale, e nel testo non compariva alcuna menzione delle radici cristiane. Non vi sembra quantomeno curioso il fatto di rivendicare a priori le radici cristiane, ma poi pensare e agire alla maniera di questo mondo, cioè come se Cristo non fosse mai esistito? Avere radici cristiane significa prima di tutto avere la fede e vivere in funzione della fede! Tutto il resto - la storia, le tradizioni secolari... - viene di conseguenza! Parliamo pure delle nostre radici! La natura ci insegna che senza radici non si può vivere; solo attraverso le radici è possibile ricevere nutrimento e crescere. Ora, vantare radici cristiane significa vantare una fede così importante, a livello personale e di popolo, da fare la differenza tra chi ce l'ha e chi no! una differenza talmente evidente, che non la si può tacere... Ma la domanda è sempre la stessa: qual è questa (fantomatica) differenza? "Differenza" non significa "distinzione", tantomeno "separazione": la puntualizzazione è d'obbligo; alcuni gruppi di stampo integralista intendono la loro identità religiosa come elemento di separazione dalle altre religioni: in nome di quella differenza, i casi sono due: o ti converti al loro Dio, o sei praticamente considerato un potenziale nemico della (loro) fede; purtroppo, tra l'essere considerati ‘nemici della fede' e un ‘potenziale aggressore', il passo è breve... Cristo, invece, ragiona in modo esattamente contrario: in nome di Cristo, il cristiano non chiude le porte a coloro che non sono cristiani, ma le spalanca, senza eccezioni per nessuno! Ricordate lo storico discorso pronunciato da Giovanni Paolo II appena eletto al soglio di Pietro? È vero, i cristiani sono diversi dagli altri. Se il mondo costruisce muri nel volgere di una notte, i cristiani li abbattono! Se il mondo dà le briciole, il superfluo, i cristiani danno il necessario! Se il mondo non sa più rinunciare, i cristiani ne sono ancora capaci. Lo fanno in nome di Cristo!...Cristo non era un ingenuo; anche se il mondo lo pensa. E noi, che ne pensiamo? |