Omelia (25-10-2015)
Carla Sprinzeles
Commento su Ger 31,7-9; Mc 10,46-52

Amici, spesso vedo persone che non sanno cosa vogliono e dove vogliono arrivare.

Ognuno di noi è ciò che un uomo e una donna erano al momento in cui, unendosi, ci han dato di esistere. Miscuglio di aggressività e remissività, di gioia e di passione.

Amalgama del nostro dna e delle connessioni di neuroni dei nostri genitori.

Al momento della nascita tutto è ancora da fare per diventare un essere libero e felice a partire dal patrimonio ereditato.

Occorre prendere coscienza della propria condizione di creature, cioè di essere espressione di una Realtà più grande, per cui il nostro atteggiamento dev'essere di ascolto-accoglienza, in modo da acconsentire all'amore di Dio che ci avvolge di assumere in noi una forma nuova.

Questa è la ragione fondamentale della nostra esistenza: siamo al mondo per diventare figli, la nostra identità è davanti a noi, non la possiamo conoscere.

Spesso non ce lo abbiamo chiaro e ci distraiamo con altre cose, che crediamo importanti: il lavoro, il piacere, la stima degli altri o il possesso di beni, il raggiungimento di un grado sociale.

Qualunque di questi falsi ideali, mostra la sua inadeguatezza, una volta raggiunto, la sua insufficienza: siamo tutti ciechi, non perché abbiamo perso la vista, non l'abbiamo mai avuta.


GEREMIA 31, 7-9

La prima lettura è tratta dal profeta Geremia, che presenta il ritorno degli esuli in patria come opera di Dio, salvezza di Dio per quel piccolo resto di Israele che gli è rimasto fedele. Per costoro Dio diventa la luce e la guida.

I versi che leggiamo sono tratti dal libro della consolazione, ricco di speranza per gli ebrei che tornavano dall'esilio babilonese.

Il profeta, voce di Dio, invita il popolo ad un nuovo esodo, in tutti, anche coloro che sembrano inabili per la loro condizione: ciechi e zoppi, donna incinta e partoriente, sono invitati a incamminarsi sulla via del ritorno.

"Io li riconduco dal paese del settentrione e li raduno dall'estremità della terra."

Quanto viene annunciato si fonda sulla consapevolezza che l'amore di Dio è amore eterno.

Le persone indicate: ciechi, zoppi, la donna incinta e la partoriente hanno in comune la difficoltà a camminare. Non sono nelle condizioni ideali per compiere un viaggio: è un messaggio di consolazione agli esclusi. Dio si mette alla guida di questi deboli e sfiduciati.

Dalla donna partoriente nasce la gioia che fa seguito alla nascita.


MARCO 10, 46-52

L'episodio che riporta il vangelo di Marco (10,46-52) è parallelo a quello di Matteo (20,29-34).

Gesù, per la terza volta, annuncia che va a Gerusalemme ad essere ammazzato, crocifisso.

Gesù, più chiaro di così non poteva essere.

I discepoli Giacomo e Giovanni si avvicinano per chiedere a Gesù i posti più importanti nel suo regno. Quindi nonostante che Gesù avesse detto che andava a Gerusalemme non per conquistare il potere, ma per essere ammazzato, questi discepoli non hanno capito niente, sono accecati dall'ideologia.

Nel vangelo di Marco troviamo un cieco solo di nome Bartimeo e in quello di Matteo due ciechi.

Allora, sono due o uno i ciechi?

Gli evangelisti non intendono trasmetterci un resoconto giornalistico, non interessa loro!

Intendono comunicarci una verità, un messaggio vero, non una cronaca.

C'è un qualcosa che accomuna sia Marco che Matteo.

I due ciechi o il cieco sono seduti "lungo la strada".

Ricordate la parabola del seminatore?

C'è un seminatore che esce a seminare e mentre semina una parte del seme cade sulla strada e gli uccelli la divorano.

Gesù stesso, spiegando la parabola, dice che ci sono uomini nei quali viene seminata la Parola, ma arriva subito satana e la porta via.

Satana nei vangeli è l'immagine del potere.

Cosa vuol dire l'evangelista? Che quelli che detengono il potere, quelli che ambiscono al potere, come i due discepoli, e anche quelli che sono sottomessi al potere, sono refrattari alla parola di Gesù, perché orienta l'uomo a servire gli altri.

Quelli che vogliono comandare non possono capirla.

I due discepoli sono accecati dall'ambizione del potere!

I due posti accanto a Gesù saranno quelli ai lati della croce, non ai lati del trono di Gerusalemme!
Sono accecati dall'idea di un Messia trionfante.

Difatti gridano i ciechi gridano: "abbi pietà di noi, figlio di Davide!"

Loro non seguono il Messia, figlio di Dio, colui che assomiglia al Padre, il Messia figlio di Davide, che ha conquistato il potere attraverso la violenza.

Ecco perché sono ciechi!

Analogo è il vangelo di Marco, che chiamando il cieco Bartimeo, in cui "Bar", significa figlio e "Timeo" significa onore, quindi Bartimeo significa "figlio dell'onore".

Analogamente, Giacomo e Giovanni sono stati resi ciechi dall'ideologia religiosa, nazionalista, che vede il Messia figlio di Davide.

Gesù li deve guarire altrimenti sono incapaci di seguirlo.

Gesù ha guarito la loro infermità. Qui non è importante il miracolo fisico, qui ciò che viene sottolineata è il non vedere la realtà, l'intestardirsi su ideologie che abbiamo.

Ancora noi oggi diciamo che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Chi va con lo zoppo impara a zoppicare, parlando di un certo atteggiamento.

Nessun dubbio che Gesù abbia potuto restituire veramente la vista a un non vedente, ma noi no!
Gesù ci ha invitato a compiere le azioni che ha fatto lui.

Aprire gli occhi a noi e agli altri su alcune verità, aprire le orecchie a noi e agli altri!

I ciechi in questione sono Giacomo e Giovanni che sono accecati dal desiderio dell'onore, che li rende incapaci a seguire un profeta disonorato!



Forse il nostro desiderio di potere può essere velato, può essere solo un desiderio di comandare, oppure siamo sottomessi al potere, cosa possiamo cogliere per noi dalle letture di oggi? Intanto occorre che abbiamo chiaro a noi stessi quali sono i nostri desideri e quali le nostre cecità. Pur essendo ciechi hanno fede e Gesù li chiama. Il mendicante ripone tutta la sua fiducia nel Signore: lascia l'unico suo bene, il mantello.

La sua fede lo salva! Ecco questo è il punto di contatto anche per noi!

La potenza della fiducia sino a distaccarci da tutto il resto!