Commento su Mc 10, 46-47; 49-51
«Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!"... Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". Chiamarono il cieco, dicendogli: "Coraggio! Alzati, ti chiama!". Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: "Che cosa vuoi che io faccia per te?" E il cieco rispose: "Rabbunì, che io veda di nuovo!". E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada».
Mc 10, 46-47; 49-51
Come vivere questa Parola?
Come è viva, limpida, direi proprio "scattante", la fede di Bartimeo, il mendicante di cui ci parla Marco nel Vangelo di oggi! Egli se ne stava seduto lungo la strada di Gerico a mendicare, quando il Maestro lo chiama. Getta via il suo mantello, "scatta" in piedi e corre verso di Lui e gli grida la sua preghiera accorata: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!". È interessante annotare che il cieco non chiede subito il miracolo per riavere la vista, ma soltanto domanda che il Nazareno abbia pietà. È questa la preghiera più importante del cieco, tant'è vero che nel brano viene ripetuta per ben due volte! Solo in un secondo tempo, quando Gesù gli chiede esplicitamente: «Che cosa vuoi che io faccia per te?», egli risponde: «Che io veda di nuovo!». Ciò vuol dire che questa sua preghiera era colma di fede e di adesione totale al Maestro e non una richiesta egoistica di essere soltanto guarito dal suo male. E Gesù aveva visto in quella preghiera questa fede umile e vera. Ecco perché il Nazareno alla fine dell'incontro salvante con Bartimeo, gli dice espressamente: "Va', la tua fede ti ha salvato".
È bello sottolineare che questa preghiera di Bartimeo è stata poi scelta dall'Oriente cristiano come la preghiera caratteristica della spiritualità orientale, e chiamata la "preghiera del cuore" o meglio, denominata dai Padri più antichi, la "preghiera monologica" (cioè la preghiera riassunta in una sola parola: Gesù), da ripetersi lungo la giornata insieme al respiro del corpo (cfr. I racconti del Pellegrino Russo).
Signore, anch'io con Bartimeo ti grido la mia umile e accorata preghiera: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». E la ripeterò spesso lungo la giornata.
La voce di un grande Vescovo e Padre orientale
"Infatti, solo coloro che nella profondità del proprio cuore meditano costantemente quel santo e glorioso Nome, possono vedere infine anche la luce del proprio intelletto. Perché, sostenuto con una forte attenzione, esso consuma, in un sentimento intenso tutta la sozzura che ricopre la superficie dell'anima; e invero, il nostro Dio - è detto - è un fuoco che divora (Dt 4, 24). A seguire, poi, il Signore sollecita l'anima verso un grande amore della sua gloria. Perché quando persiste nel fervore del cuore quel Nome glorioso e così desiderabile, impianta in noi l'abitudine di amarne la bontà senza che ormai nulla vi si opponga".
Diadoco di Fotica, Cento capitoli gnostici, cap. 5.
Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it
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