Omelia (25-10-2015) |
don Alberto Brignoli |
Un giorno, a Gerico Trovarsi a Gerico non è una cosa qualsiasi, nelle Scritture. E neppure si tratta di un passaggio obbligato, quando - come Gesù - si sale dalla Galilea a Gerusalemme. Si potrebbe anche scegliere di affrontare subito le montagne passando per la Samaria: ma poiché in quella zona vivono "gli eretici", è sempre meglio evitarsi problemi e proseguire lungo la valle del Giordano per poi risalire da Gerico verso Gerusalemme. Gesù e i suoi discepoli pare si comportino da buoni giudei osservanti, e, quindi, pure loro evitano i samaritani nel loro viaggio verso Gerusalemme. Eppure, trovarsi a Gerico o passare di lì non è cosa qualsiasi, nelle Scritture. Forse, solo Babilonia è trattata più duramente di Gerico tra le città menzionate nella Bibbia, tanto nell'Antico come nel Nuovo Testamento. Gerico è la città dalle alte mura, che oppone resistenza al Dio degli Eserciti, il quale si vede costretto ad usare la forza bruta per farla crollare, una forza a cui partecipano tutte le arti, quelle marziali e addirittura quelle musicali. Questo, per dire che era veramente una città "tosta", dove Dio aveva il suo bel da fare per farsi accettare. Del resto, quella strada che Gesù e i discepoli percorrono per salire alla Città Santa, altro non è se non l'inversione di marcia di quell'uomo che a Gerusalemme c'era già stato, e volendo scendere a Gerico, rinunciando anche a quella dose di santità che aveva immagazzinato sul monte Sion, diviene inevitabilmente bersaglio dei briganti. Perché da una città come quella di Gerico e dai suoi abitanti o avventori, hai ben poco da sperare: o ti tramortiscono per derubarti, oppure - nella migliore delle ipotesi - si mostrano indifferenti al tuo dolore e a ciò che ti può succedere nella vita. D'altronde, cosa puoi attenderti da una città in cui vive "il capo dei pubblicani", Zaccheo, ricco, arricchitosi talmente tanto alle spalle degli altri da essere disposto - pentitosi - a restituire "quattro volte tanto" il maltolto? E tutta questa ricchezza, sottratta ai malcapitati sulla strada o accumulatosi con anni di furti legalizzati attraverso la riscossione delle tasse, si è concentrata nella città di Gerico, che aveva ben di che utilizzare per costruire i palazzi residenziali dei potenti di Gerusalemme, che a Gerico venivano a svernare per sfuggire dal freddo pungente della Città Santa. Novecento metri di dislivello in poco più di venti chilometri: scendere a Gerico significava davvero precipitare, in tutti i sensi...è la città più in basso di tutta la terra, addirittura sotto il livello del mare! E allora, in una città così, che la gente fatichi a vedere i segni della presenza di Dio pare anche un po' scontato. Sono un po' tutti ciechi, a Gerico, lontani da Dio: ma c'è anche chi se ne rende conto, soprattutto perché, prima, cieco non lo era. Vorrebbe vedere di nuovo, ma ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a vedere, perché da solo, pur con tutta la buona volontà, non ce la potrà mai fare: troverà sempre l'ostacolo di qualcuno che oserà zittirlo per non farlo incontrare con il Maestro, perché - si sa - incontrare il povero fa sempre un po' ribrezzo a tutti, per cui è meglio nasconderlo nei momenti importanti, nei quali si accolgono i grandi personaggi della storia. Ma oggi, passa da Gerico un altro viandante. E pare proprio che di lui ci si possa fidare, perché lui non è solo Gesù Nazareno, il Galileo, il rivoluzionario del Nord in viaggio verso Gerusalemme per infiammare - così molti sperano - la rivolta contro Roma. Lui è il "Figlio di Davide", per cui è certamente il Messia inviato a restaurare il Regno, ma è anche figlio di un'umanità alla quale tutti quanti apparteniamo, e come figlio di questa umanità non può non avere compassione delle miserie e dei drammi da cui l'umanità è continuamente afflitta. Talmente afflitta da non vedere più alcuna luce di speranza. Proprio come Bartimeo, di cui nel brano si sa solo che - anche lui - è figlio, "figlio di Timeo". Siamo tutti quanti figli di quest'umanità, accecata dal male, accecata dalla vita, accecata dall'odio, messa ai margini da parte di chi crede di avere l'esclusiva sulla vita e su Dio, e impedisce all'umanità ferita e malata addirittura di urlare la sua disperazione, perché - si sa - il grido di un'umanità ferita dà fastidio... Darà fastidio agli uomini, forse, ma non a Dio, che sempre "ascolta il grido del povero" e lo salva. Lo salva non in un modo qualsiasi, in maniera generica, concedendogli una grazia anonima in una maniera qualsiasi...perché il Dio di Gesù Cristo non è un distributore automatico di grazie. Il Dio di Gesù Cristo ti incontra personalmente, viene da te, passa da casa tua, e che tu abiti nella "Gerico senza luce e senza Dio" poco conta: per lui sei Bartimeo, il figlio di Timeo, uno che ha un nome e una storia, non uno qualsiasi, e lui ti chiama, ti vuole incontrare, ti chiede cosa desideri, cosa ti aspetti da Dio...ed è così che ti salva. Ti salva e ti libera al punto di cambiarti la vita, di riportati a com'eri prima, libero: libero di balzare in piedi da solo, libero dal peso del mantello della tua miseria, libero di seguire il Maestro camminando lungo la strada, come tutti gli altri. Vedi ciò che può accadere, trovandoti a Gerico? Anche la peggior situazione di lontananza da Dio nasconde gradevoli sorprese! |