Omelia (01-11-2015) |
Omelie.org (bambini) |
Oggi, ragazzi, è la Solennità di tutti i Santi. Chi sono i santi? Qualcuno di voi risponderà: "Quelli che leggiamo sul calendario, quelli che la Chiesa ci dice di festeggiare perché hanno vissuto la loro vita da santi, da persone oneste". Bravissimi! Ciò che avete detto è vero! Ma santi siamo anche noi che abbiamo ricevuto il Battesimo e che, con questo Sacramento, siamo entrati a far parte della comunità di Gesù: la Chiesa. San Paolo, questo grande apostolo sempre in viaggio per annunciare il Vangelo, quando scrive lettere da mandare alle sue comunità cristiane, all'inizio della lettera scrive: "Saluto i santi che sono a Roma, a Corinto ecc...". Chiama santi gli uomini e le donne che hanno aderito alla fede in Gesù e sono stati battezzati. Inoltre, e non so se lo avete mai notato, quando professiamo il Credo la domenica, diciamo: Credo la Chiesa, una, santa, cattolica, apostolica. Sono le 4 caratteristiche che fanno la chiesa, la comunità dei credenti. Una di queste qualità è proprio la santità. Ma allora, direte voi, dobbiamo pensare che siamo già perfetti, che siamo più bravi degli altri? Certamente no. La santità è dono ed è cammino; è dono ed è impegno. Dono che deve crescere con noi. Tutti voi, ragazzi e ragazze, avete delle possibilità: diventare architetto, ingegnere, pilota, dottore, filosofo, attore e tante altre cose ma, per realizzare questo, dovete mettere il vostro impegno, la vostra passione, la vostra fatica. La stessa cosa richiede la santità. Essere santi vuol dire assomigliare a Dio, diventare capaci di scegliere il bene, il bello, ciò che è buono, ciò che fa vivere e fa stare bene sia gli altri che noi, sempre, in ogni circostanza. Per crescere nella santità, Gesù oggi ci offre una parola bellissima: il brano delle Beatitudini. È l'invito alla felicità che il Maestro rivolge ai discepoli ed anche a noi che lo ascoltiamo: "Beati voi", "Felici voi!". Per ben otto volte pronuncia questa espressione! La prima beatitudine è forse la più importante perché è quella che dà il "LA" a tutto il resto. Chi suona uno strumento sa che la nota "LA" è una nota importante: su questa, infatti, vengono accordati tutti gli strumenti così che possano suonare insieme. La prima beatitudine allora è quella che dà il "LA": se si vive quella, le altre sono come una conseguenza. "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli". A me pare di vedere i vostri volti un po' sorpresi e di ascoltare la vostra obiezione: "Come può uno essere felice se è povero?" È vero, avete proprio ragione. Chi è povero non ha nulla: non ha da mangiare, non ha da vestire, a volte non può andare a scuola... non ha neppure giocattoli! Come fa un povero ad essere felice? E come può il Maestro dire che chi è povero è felice? Attenzione, dobbiamo capire bene. Gesù non sta esaltando la povertà: anzi, lui, in tutta la sua vita, ha cercato di cancellarla, di toglierla dalla società. Pensate... lui, il Figlio di Dio, si è fatto uomo come noi per innalzarci verso Dio. In questo discorso sta parlando ai suoi discepoli, a noi, e sta dicendo: Beati voi se non vivete per accumulare per voi stessi, per i vostri interessi, ma vivete per condividere i vostri beni con chi non ne ha. Lui ha fatto proprio così. Ha scelto la povertà per condividere con noi la sua regalità, il suo essere figlio di Dio. Oggi ci dice: se avrete il coraggio di condividere i vostri beni con chi non ne ha, conoscerete davvero la felicità perché "Vostro è il Regno dei cieli". Questa è una espressione che usa spesso l'evangelista Matteo per dire: Dio sta dalla vostra parte, cammina con voi, è vostro Padre, vi ama proprio come suoi figli. La società ci insegna a non accontentarci mai, a volere sempre di più. Siamo sollecitati continuamente dalle novità: dal volere l'ultimo gioco perché è di moda, perché lo ha anche il mio compagno, il mio amico. Assomigliare a Dio significa che tu non pensi tanto a te, ai tuoi interessi, ma ti prendi cura dell'altro, soprattutto di chi è in difficoltà, sapendo che il Signore provvede a te. Questo è l'atteggiamento capace di creare una nuova società dove l'amore, la giustizia, la pace, la solidarietà sono gli elementi fondanti. Se noi ci impegniamo a fare questo, quelli che sono afflitti saranno consolati, quelli che sono umiliati perché non hanno terra la possederanno, quelli che cercano la giustizia la otterranno. Gesù vuole dire che se c'è una comunità che si prende a cuore le sorti di quelli che soffrono, che sono umiliati, che non hanno giustizia, allora non si dispereranno, non vivranno senza speranza, e ci sarà una nuova società. Io vi invito a praticare le beatitudini a scuola con i vostri compagni. Vi accorgerete che nella classe ci sarà un clima di rispetto, di amicizia di gioia, proprio quella che Gesù promette. Buona domenica! Commento a cura di Sr.Piera Cori |