Omelia (25-12-2004) |
mons. Antonio Riboldi |
Andiamo a vedere Gesù Difficile trovare parole umane per entrare nel grande evento del Natale di Gesù, Figlio di Dio. E' come vedere "un mondo che si fa nuovo", togliendosi di dosso tutte le incrostazioni che sappiamo molto bene, noi uomini, creare con il nostro atteggiamento che, troppe volte, sa proprio di niente, come se noi, la nostra vita, fosse niente: una vita che sembra destinata a perdersi nelle cose che non contano per la nostra anima, che ha veramente sete di eternità, di amore: un amore che non è fatto di cose senza anima, ma di quell'Amore che è infinita gioia, che solo Dio può dare. Quando ci fermiamo a osservare la cronaca di questa nostra umanità - ed è sempre stato così dall'inizio, dopo il peccato originale - si ha come l'impressione di camminare nel vuoto, o di avere tagliate le ali per volare. Ma accostandoci al Santo Natale di Gesù con fede, è come si aprissero i cieli ed apparisse quella speranza, e sopratutto quella profondità del Cuore di Dio, che dona ciò che è Amore. Un amore che si fa così vicino da essere uno di noi. Si rimane senza parole al solo pensare queste porte del cielo che improvvisamente si riaprono per invitarci a casa nostra, che è il Paradiso. E' davvero assistere stupiti alla manifestazione del Cuore del Padre che, "commosso", come nella parabola del figlio prodigo, corre incontro a noi, se torniamo, per metterci le braccia al collo, baciarci e gridare: "facciamo festa, perché questo figlio era morto ed ora è vivo"! Vorrei che questo mio incontro con voi a Natale, contenesse ciò che dice oggi Isaia: "Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: Regna il tuo Dio. Senti? Le tue sentinelle alzano la voce, insieme gridano di gioia, poiché vedono con i loro occhi il ritorno del Signore in Sion. Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme" (Is. 52,7-10). Ma per accostarci, come i Pastori alla grotta di Betlemme, bisogna avere gli occhi dei pastori, ossia sgombri dalle falsità della vita che rendono ciechi a tutto quello che è bello, a cominciare dalla gloria e dall'amore di Dio. E l'amore di Dio si fa vicino a noi, viene tra noi, per stare con noi, nel modo che più si addice a chi ama, ossia come un bambino nudo di tutto, perché vuole essere accolto da tutti, non far paura a nessuno, essere capace di dare tutto il bene possibile. Con questa semplicità, che è il volto vero della solennità dell'amore, Luca così racconta il Natale di Gesù. - E non dimentichiamo mai che Gesù era Dio, Figlio del Padre, Emmanuele, il Verbo che creò tutto, in altre parole Dio – "Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazareth e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo. C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano nella notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: "Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia". E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama" (Lc. 2, 1-14). Un racconto di una povertà e semplicità incredibile. Noi uomini siamo abituati a celebrare i grandi eventi, come la nascita di qualche figlio, di quelli che definiamo "grandi", in modo chiassoso, che vada incontro alla nostra innata voglia di superbia. Dio "rovescia tutti castelli di carta di noi uomini". Lui è "il Verbo, il Verbo era presso Dio - racconta Giovanni l'Apostolo - e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio; tutto è stato fatto per mezzo di Lui e nulla senza di Lui è stato fatto di tutto ciò che esiste...Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo, il mondo fu fatto per mezzo di Lui, eppure il mondo non Lo riconobbe" (Gv. 1,1-5). E' dura l'espressione di Giovanni: "Il mondo non Lo riconobbe", che è lo stesso di "non c'era posto per Lui". Incredibile! Noi uomini, usciti dal cuore di Dio, abbiamo bisogno del Suo amore come e più dell'aria che respiriamo, ma tante volte, troppe volte, "non c'è posto per Lui". E per chi c'è posto allora? Per quella infelicità che cerchiamo di soffocare con il "nulla" che, a volte, sfocia nella ignoranza...come quella di impedire che si faccia partecipi i nostri fanciulli, del presepio che ci racconta il Natale, "per non offendere altri", mettendo magari al posto di Gesù "cappuccetto rosso"! C'è proprio bisogno di ridiventare "bambini nel cuore", per essere capaci di "vedere ciò che veramente è grande, bello, gioioso": bambini come furono i pastori che, inaspettatamente, nella notte, videro sulla loro povertà aprirsi il cielo, popolandosi di angeli che cantavano "Gloria", annunziando che a pochi passi c'era una grotta e nella mangiatoia, c'era un bambino e quel Bambino era il Salvatore del mondo, era Dio. "Andarono senza indugio, racconta Luca, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino che giaceva nella mangiatoia. Se ne tornarono glorificando e lodando Dio" (Lc. 2,15-20). E' meraviglioso vedere come tutti i santi sperimentavano la gioia di vedere Gesù nella vita, con un cuore da bambini: un cuore che sa vedere le cose grandi, un cuore che sa ancora sognare...come sanno sognare le persone che amano la verità e vivono per amore: un cuore che non è stato ancora occupato dal rumore della piazza del mondo che spegne sogni e speranza. E' in questa semplicità che si sa gustare il Natale e si comprende la mangiatoia che il Verbo di Dio ha scelto. Volle essere un bambino così povero da suscitare la simpatia dell'uomo che, nel bambino vede tanto amore disarmato così da non aver paura di tenerlo in braccio. Volle subito dirci che Dio abbraccia tutte le miserie dell'uomo...a cominciare da quelle di milioni di bambini che muoiono di fame, a quelle di tutti noi che, nella sofferenza, diventiamo davvero "bambini", che hanno bisogno di essere consolati, abbracciati. Viviamo allora, carissimi, il Natale di Gesù, con la gioia dei pastori e non seguiamo il mondo che, per fare la sua festa, calpesta il Natale di Gesù offrendo altri natali che sono solo il lamento del solito nulla. Potessi vorrei trovarmi vicino a ciascuno di voi, che mi seguite, per andare insieme, con la semplicità dei pastori, a contemplare l'amore del Padre in Gesù. Ne abbiamo bisogno. Si riempirebbe anche per noi il cielo e gli angeli tornerebbero a cantarci: "Gloria a Dio in Cielo, pace a voi che Dio ama". Con Paolo VI esorto: "Venite! E' l'invito di Cristo! E' l'invito della pace! Cristo è la pace! O uomini sapienti o uomini potenti, o uomini giovani e uomini sofferenti, venite, venite al Natale di Cristo, venite e cercate: cercate e trovate nel Vangelo, nella buona novella, annunciata per il Natale, ciò che è indispensabile alla prosperità e alla pace della umanità...Venite! troverete la legge dell'amore e perciò la fratellanza, la solidarietà, la collaborazione, la pace...Venite, venite tutti!" Con Madre Teresa, che aveva un cuore da bambino, ma nello stesso tempo grande da abbracciare tutto il mondo dei poveri, con voi prego: "Gesù, Tu sei l'amato figlio nel quale il Padre trova la sua gioia. Tu sei figlio di Maria, concepito dallo Spirito Santo nel ventre di Maria. Tu sei nato a Betlemme e sei stato avvolto in fasce da Maria e posto nella mangiatoia piena di paglia. Sei stato tenuto al caldo, dal caldo fiato di un asinello. Tu sei un uomo comune, non un uomo di studi, giudicato dalla classe colta del tuo popolo...Per me tu sei il mio Dio, il mio sposo, la mia vita, il mio solo amore, il mio tutto di tutto, la mia pienezza. Gesù, ecco chi amo con tutto il cuore, con tutto il mio essere. Gli ho dato tutto, persino i miei peccati. E Lui mi ha sposata a se stesso in tenerezza e amore" Buon Natale, carissimi, di vero cuore. Vi sento vicini nella preghiera e tutti vi affido al grande cuore di Gesù Bambino, perché sia la vostra pace. |