Commento su Dn 12,1-3; Sal 15; Eb 10,11-14.18; Mc 13,24-32
Domenica scorsa la liturgia ci ha presentato la differenza fra il comportamento di due vedove che possedevano solo un pugno di farina ed un goccio d'olio e due monetine e gli scribi che avevano anche il superfluo.
Questi ultimi ostentavano tutto ciò che possedevano ed erano appagati dalle cose umane, mentre le vedove con la loro fede nella provvidenza hanno donato tutto quello che possedevano per vivere e per questa loro generosità di cuore sono state ricompensate dal Signore.
Gesù, infatti, ci dice di non fermarci all'esteriorità delle cose ma di guardare la generosità del cuore.
La liturgia di questa domenica, che è la penultima dell'anno liturgico, ci presenta la conclusione trionfale di tutte le tappe della nostra salvezza che abbiamo celebrato durante l'anno.
Gesù invita l'uomo a riflettere su come vivere il "tempo", non tanto per conoscere le cose del futuro, ma piuttosto il tempo in relazione alla sua vita di oggi. La chiesa oggi sa che il Cristo è in mezzo a lei e quando tutto sembra perduto, quando gli avvenimenti sembrano distruggere tutto, il cristiano sa che il Cristo è vicino con la sua opera salvifica.
Nella prima lettura tratta dal libro del profeta Daniele troviamo la certezza della risurrezione. Dice infatti che sorgerà il gran principe Michele che vigila sui figli del popolo di Dio, saranno salvati tutti quelli che sono scritti nel grande libro e quelli che dormono nella polvere si risveglieranno, gli uni alla vita eterna ed altri alla dannazione eterna. I giusti splenderanno come le stelle del cielo!
Il salmo responsoriale, tratto dal salmo 15/16, ci annuncia la profezia della risurrezione del Signore e come Cristo è risorto così sarà anche per noi. Fra i versetti proclamiamo "Proteggimi, o Dio, in te mi rifugio", e in essi ci viene ricordato che il Signore è sempre con noi, egli ci sostiene, non potremo vacillare se lui è con noi; per questo il nostro cuore gioisce. Possiamo coricarci tranquilli perché egli non ci abbandonerà ma ci indicherà il sentiero della vita.
L'apostolo Paolo nella seconda lettura scrivendo agli ebrei ci ricorda come il sacrificio di Cristo sia servito una sola volta per la redenzione dei peccati dell'umanità, al contrario dei sacerdoti che celebrano il culto ogni giorno e non tolgono i peccati. Egli è ora assiso in cielo alla destra del Padre e si offre sull'altare per la salvezza dei fratelli.
L'evangelista Marco nel brano di vangelo ci ricorda il modo in cui Gesù racconta ai discepoli come avverrà la fine: in quei giorni dopo le molte tribolazioni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno e tutto sarà sconvolto, allora vedrete il Figlio dell'uomo che verrà sulle nuvole con grande potenza e gloria, Egli manderà gli angeli in tutte le direzioni sino ai confini della terra. E voi come sapete che l'estate è vicina quando vedete sui rami diventati teneri i germogli, così quando vedrete queste cose saprete che il Signore è alle porte.
Tutto passerà, il cielo e la terra passeranno ma le mie parole non passeranno, ma quanto a sapere quando sarà quel giorno nessuno lo sa tranne il Padre.
In questo brano, a pochi giorni dalla sua morte, Gesù parla della sua venuta definitiva e gloriosa alla fine del mondo; attraverso il Cristo tutta la storia sarà portata a compimento, porterà tutti nei cieli nuovi e nella terra nuova.
Quel Gesù che ascende al cielo è lo stesso che ne è sceso per salvare l'umanità e riportarla al Padre e siede per sempre alla sua destra. Però Egli è anche sempre vicino all'uomo sia come Dio che come Uomo risorto, per aiutarlo a conoscere la via della santità attraverso la quale poter giungere a vivere eternamente nella moltitudine immensa di coloro che splenderanno per sempre con la loro luce.
Nelle letture di questa domenica possiamo trovare sia segni di sventura che segni di speranza. La prima lettura ed il vangelo ci presentano le negatività che esistono nel mondo attuale. Quando ascoltiamo le notizie del telegiornale molto spesso abbiamo la tentazione di schiacciare il pulsante per non sentire la gravità dei fatti che ogni giorno avvengono nel nostro mondo, ma, come cristiani, abbiamo il dovere di sapere e di comportarci nella nostra vita in modo da poter dare una vera testimonianza di come dovrebbe essere la convivenza pacifica e costruttiva degli uomini oggi.
Nelle letture leggiamo lo sconvolgimento che avviene nell'universo e dei peccati che, nonostante il culto dei sacerdoti celebrato ogni giorno, non vengono cancellati, ma anche immagini gloriose come la luce dei giusti e la fogliolina del ramo del fico che germoglia e ci fa comprendere come da un albero quasi secco possa nascere la vita.
Quante parole sono state pronunciate, sia di disastri che di speranza di buona novella: dobbiamo scegliere cosa ascoltare e seguire, ricordandoci della frase di Gesù "tutto passerà ma le mie parole non passeranno": solo la Parola di Dio infatti sarà definitiva e vedremo il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con la potenza del perdono e dell'amore infinito e perfetto. Ma dice il Signore che per quanto riguarda il giorno e l'ora della fine nessuno ne è a conoscenza tranne il Padre, ma come ha invitato i discepoli a vivere nella speranza e nella pazienza, egualmente invita tutti noi a vivere come i discepoli, senza avere bramosia di saper quello che avverrà, ma vivere cioè nel nostro tempo dal principio alla fine comportandoci da "giusti" in ogni nostra azione, per essere fratelli di tutti e giungere, quando sarà il nostro momento, alla vita meravigliosa che ci attende e che lui ci ha preannunciato.
Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- Ci professiamo cristiani, praticanti e alcune volte nella nostra vita siamo anche dei testimoni credibili, ma nella nostra mente abbiamo la certezza che come è risorto il Cristo risorgeremo anche noi? Abbiamo ancora dei dubbi al riguardo?
- Le letture di questa liturgia ci presentano il discorso escatologico della fine, per noi è importante sapere quello che avverrà o consideriamo ciò che avverrà come qualcosa al di fuori della nostra vita di oggi? Viviamo alla giornata o ci sentiamo già in cammino verso la patria futura?
- Il tempo che ci è dato, dall'inizio alla fine della nostra vita, ci sembra troppo poco o come dice Gesù parlando ai discepoli lo viviamo con pazienza e gioia in attesa della sua venuta?
Gianna e Aldo - CPM Genova