Omelia (25-12-2004) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Lasciamoci trasformare dall'evento! Dai Vangeli apprendiamo che "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi..." Gv 1, 14). Ciò vuol dire che Colui che aveva posto in essere tutte le creature e che sussiste fin dall'inizio dei tempi ha deciso di assumere la natura umana (carne) con le relative fattezze di corruttibilità, le debolezze e le imperfezioni. E questo avendo una precisa finalità: "venire ad abitare in mezzo a noi", condividere le nostre ansie, i nostri problemi, le difficoltà di tutti i giorni, le lotte, il quotidiano penoso e difficile.... Rendendosi in tutto e per tutto uomo, in un contesto epocale assai differente dal nostro, se è vero che la società dell'epoca non disponeva di tutte quelle sicurezze e di tutte le garanzie assistenziali di cui oggi si dispone: l'umanità non era concepibile se non in senso pieno, vale a dire senza defezioni di sorta né dal punto di vista fisico (si aveva una sana e robusta costituzione), né dal punto di vista operativo (tutti si lavorava di gran lena e il pane andava guadagnato), né da quello inerente paure o timidezze (ogni uomo era coraggioso, risoluto, determinato così come voleva il contesto). Il che suppone che Dio si è fatto uomo in tutti i sensi del termine, scegliendo addirittura la più precaria e miseranda delle condizioni umane, se è vero che nasce in uno speco, sito del tutto privo delle necessarie comodità che impone la gestazione di una donna e che crescerà successivamente nella sequela della servile arte di ebanistica o carpenteria. Ma proprio per questo motivo, noi riteniamo opportuno soffermarci su un particolare della suddetta espressione biblica: "e venne ad abitare in mezzo a noi", la quale attesta anche al "come" Dio abbia voluto frequentare la nostra umanità. Il termine greco "abitare", infatti, è abbastanza concreto in quanto indica letteralmente "fissare la tenda"... Le comuni abitazioni separate dalle mura domestiche sono sempre allusive a un certo senso di divisione e autodifesa in quanto suppongono sempre separazione da altre strutture; la tenda invece è un'abitazione riservata che consente allo stesso tempo i rapporti immediati con gli altri con gli altri: in essa vi è come un habitat circoscritto ma allo stesso tempo accessibile, così come suggerisce del resto la "tenda dell'incontro" di cui al libro dell'Esodo. Ora, tale linguaggio forte e categorico sottolinea il fatto reale che Dio sia davvero venuto a vivere in mezzo a noi, anzi a convivere con noi e condividere la nostra esperienza ai fini di rendersi più accessibile all'umanità. Egli resta sempre Dio trascendente, onnipotente ed infinito, nonché la Somma di tutte le Perfezioni; ciò nondimeno in Gesù Bambino Egli comunica con l'uomo rendendosi immediatamente accessibile a lui e condivide in tutto e per tutto l'umanità precaria e sofferente per offrirvi uno spiraglio di luce e di speranza. In altre parole, Dio si rende uomo per salvarci e questo fa secondo un linguaggio e un'aspettativa del tutto umana. Questa notte abbiamo sfidato il freddo e le intemperie della stagione. Abbiamo anche vinto la pigrizia e il torpore delle nostre case che solitamente ci trattengono in pantofole di fronte al televisore o seduti attorno ad una tavola e ora abbiamo modo di comprendere perché abbiamo avuto tale e tanto coraggio: si tratta della notte della nostra salvezza, che ci ripresenta l'evento unico ed irripetibile di un Dio che si rende Bambino per noi e che ci risolleva nello spirito incutendoci fiducia e serenità. E non potremo pertanto non tornare alle nostre case ricolmi di gioia e di soddisfazione per recare agli altri la felicità di cui siamo stati resi destinatari: è Natale, cioè: Dio è nato Bambino nella carne e per questo occorre solo essere allegri e festosi, dimenticando eventuali rancori e dissapori avuti in presenza con gli altri, essendo indifferenti verso il passato a volte angoscioso e non considerando malanimi e cattiveria di ogni tipo. E' Natale e questo è sufficiente a che la gioia e l'esultanza ci facciano rappacificare con tutti, soprattutto con i nostri nemici, dimenticando acredini e torti ricevuti: per una volta viviamo in sibntonia e accettazione reciproca gli uni verso gli altri e fuggiamo dai pettegolezzi e dalle insinuazioni in negativo, che sono fin troppo facili, mentre più difficile ma molto meritorio è la ricerca, nel prossimo, del potenziale in positivo che pure esiste!! Perché il mondo vive ancora stremato e confuso dalle situazioni di odio, violenza, malessere, sangue e cattiveria nonostante la venuta di Gesù nella storia già oltre 2004 anni or sono? Perché gli uomini persistono nelle loro lussurie, nei vizi, negli arrivismi e nelle prevaricazioni reciproche che ingenerano violenza e orrore in tutto il cosmo? Perché insomma ci si odia nonostante il Natale? Molto semplice: perché siamo stati indifferenti all'evento, cioè non abbiamo assimilato per niente, noi che vantiamo la fede, la portata di un Dio che si annichilisce per salvare e realizzare l'uomo e tale evento non ci ha trasformati. O meglio, non ci siamo lasciati da esso trasformare. Almeno in questi giorni invece, lasciamoci trasformare! |