Omelia (08-11-2015) |
padre Antonio Rungi |
La carità genera la provvidenza e la conserva per sempre E' questa la sintesi della parola di Dio di questa XXXII domenica del tempo ordinario, ad un mese esatto dal grande giubileo della misericordia, indetto da Papa Francesco e che inizia l'8 dicembre prossimo. Partendo, appunto dal testo della prima lettura, nella quale troviamo il Profeta Elia come mendicante per le case di Sarepta, che incontra la generosità di una donna, vedova, con un figlio, per poi passare agli altri testi sulla carità, l'accoglienza e la generosità che sono messi alla nostra attenzione e meditazione in questa domenica, possiamo ben dire con assoluta certezza che solo l'amore cambia il cuore delle persone e il mondo. Acqua e pane di cui viene rifornito Elia da questa povera donna vedova, esprimono un gesto di amore e di carità sincera nei confronti dell'uomo di Dio che, poi, proprio perché può molto presso il Signore, assicura a quella casa il cibo non solo per pochi giorni, ma per sempre. Un gesto di generosità ha un valore di eternità, non si ferma al momento in cui lo facciamo. Davanti a Dio ha un valore immenso. E la generosità di un'altra donna, anche questa vedova, è messa in risalto nel vangelo di oggi. Nel brano che, infatti, leggiamo in questa domenica, tratto dal Vangelo di Marco, Gesù, dopo la catechesi nel mettere in guardia i suoi discepoli dal lievito dei farisei, condannandoli apertamente per la loro ipocrisia e per la loro osservanza esteriore della legge, si mette ad osservare, da un punto molto preciso, di fronte al tesoro, tutte le persone che lasciano la loro offerta per il tempio di Gerusalemme. E cosa nota? "Come la folla vi gettava monete". Osserva con rammarico "che tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo". Poteva essere un fatto scontato, ovvio. Invece Gesù coglie l'occasione per fa notare ai suoi discepoli una cosa importante e che esplicita e manifesta subito con la sua parola di verità: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». I gesti di generosità vera e di amore verso Dio e verso il prossimo sono totali, non ammettono il superfluo, ma l'essenziale, ciò che è indispensabile alla propria salute e vita. Chi sa donare a Dio e agli altri questo è sulla strada della verità e della santità. La raccomandazione che ne deriva, è espressa da Gesù nei versetti iniziali del brano del Vangelo di oggi: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Questo monito oggi ha attinenza non solo con il mondo dei non credenti, ma anche con il nostro mondo, il mondo dei cristiani, dei cattolici. Un mondo fatto solo di apparenza, di esibizione, di mostrarsi ricchi, benestanti e potenti, sfruttando la povera gente. Quante persone, immoralmente e illegalmente si mangiano, i sacrifici delle persone oneste, che spesso sono private delle cose essenziali e disperate si tolgono la vita o fanno una vita da miseri e da affamati. Gesù condanna apertamente la spettacolarizzazione della fede e l'ostentazione nel fare il bene. Se il bene deve essere fatto, come è giusto che sia, lo si faccia nella umiltà e semplicità, senza ostentare superiorità di alcuni genere. Il modello di questo donarsi agli altri, fino al sacrificio totale della propria vita è Gesù stesso e sul suo esempio sono i martiri del tempo di Gesù e della primitiva chiesa, ma anche i martiri di due millenni di era cristiana che hanno testimoniato la loro fede in Gesù Cristo vivendo in gravi disagi e difficoltà, confidando pienamente nella protezione del cielo. Nel brano della seconda lettura, tratto dalla Lettera agli Ebrei, si comprende perfettamente in quale posto dobbiamo collocarci assumendo come esempio di vita Gesù Redentore. A questo Gesù, mite ed umile, ci dobbiamo ispirare. E per poter realizzare questo sogno possibile basta da osservare e metterle in pratica alcune cose fondamentali: la giustizia, la carità, l'onestà e la rettitudine nei comportamenti umani e sociali, forti della parola di Dio che nel Salmo 145 ci rammenta alcune importanti aspetti della vita di relazione con Dio e sintetizzati nella Colletta di questa Domenica XXXII del tempo ordinario. Infatti nella preghiera iniziale dell'assemblea eucaristica domenicale, preghiamo con queste parole aperte alla speranza e alla fiducia nel Signore: "O Dio, Padre degli orfani e delle vedove, rifugio agli stranieri, giustizia agli oppressi, sostieni la speranza del povero che confida nel tuo amore, perché mai venga a mancare la libertà e il pane che tu provvedi, e tutti impariamo a donare sull'esempio di colui che ha donato se stesso, Gesù Cristo nostro Signore. |