Omelia (08-11-2015) |
don Roberto Rossi |
Fede in Dio, amore ai poveri Mi colpisce sempre la vita di tante donne del vangelo: figure stupende! Marta e Maria, la peccatrice, la vedova di Naim, la samaritana al pozzo, le donne che si prendevano cura di Gesù e degli apostoli, l'emoroissa, la vedova al tempio..., così pure nell'Antico testamento. La liturgia di oggi ci presenta due testimonianze meravigliose di fede e di amore, che la Parola di Dio ci indica come esempio. E' la storia di due vedove. E' importante la loro testimonianza perché l'Altissimo, il Dio dell'universo, è il difensore degli orfani e delle vedove... La prima è la vedova di Zarepta alla quale non è rimasto più nulla, se non un pugno di farina e un po' di olio, per l'ultimo sostentamento per sé e per il figlio, prima di morire. Il profeta Elia le chiede di preparargli questo in dono di ospitalità e di confidare nel Signore. La donna offre tutto quello che ha e il Signore la benedice per sempre. E' stupendo quanto avviene: "La farina non venne meno e l'olio non diminuì". Di fronte alla donna di Zarepta alla quale si rivolge il profeta, Dio vuole un atto di fede. E' nella fame, ma è obbediente alla parola di Dio e guadagna molto di più. L'altra è la vedova del vangelo, che nella sua povertà, dà tutto quello che ha, "tutto quello che le è rimasto per vivere". Forse ha anche paura di essere vista e giudicata perché mette pochi spiccioli in quel tesoro del tempio dove altri, mettendosi in mostra, gettano monete grandi. La vedova del vangelo getta nel tesoro due centesimi: gli altri danno il superfluo, lei dà tutto. Ma Gesù la vede, la osserva, la presenta agli apostoli come il vero esempio di fede, di amore, di sacrificio e tesse l'elogio più bello proprio per lei, che vive lo spirito di Gesù, lo spirito del vangelo e delle beatitudini. "Beati i poveri, perché di essi è il regno dei cieli". Meravigliosi sono i racconti di queste due vedove della Parola di Dio di oggi: testimonianze profonde e sincere di vera fede, vera carità, di autentica fiducia nel Signore. Sono capaci tale grandezza d'animo perché sono povere. La vedova di Zarepta di Sidone, fuori dal territorio di Israele. Elia, il grande profeta, le chiede accoglienza alle porte della città. Questa povera donna, senza mezzi di sussistenza, accetta di ospitare questo sconosciuto, straniero, condividendo l'ultima porzione di cibo che possiede. Questo immenso segno di generosità cambierà la sua vita: l'olio nell'orcio e la farina nella madia non verranno mai più a mancare. Così la vedova del Vangelo... quale valore hanno quei due spiccioli, che sono il suo tutto. Anche nelle difficoltà non perdersi d'animo, perché il Signore non ci lascia soli, mai. Ci sono momenti di scoraggiamento... poi il Signore ci solleva. Afferma una giovane mamma, di vita molto semplice e dignitosa: "Sperimento tutti i giorni quello che dice la prima lettura... il Signore è provvidenza. Quelle volte che si dà qualcosa agli altri, si riceve sempre di più". E' troppo facile dare il superfluo... guardiamo la condizione della donna del vangelo... lei dà tutto. Una signora ha dato questa testimonianza: "Mia mamma è stata una donna di fede: io sono la settima figlia, e papà muore che io dovevo ancora nascere. La mamma con il suo impegno, i suoi sacrifici ci ha allevati tutti: per fortuna che aveva la fede!" p. Majeed ai nostri ragazzi, lui che aveva perso tutto, come tutti i suoi cristiani, ha detto: "La cosa più importante per noi, per voi è amare Gesù". Per noi: Quale fiducia, fede, abbandono esprimo davanti al Signore che è Padre, "il papà"? Come io sono chiamato ad essere provvidenza, segno dell'amore di Dio e dell'amore del mio cuore verso gli altri? Non "gli altri" in maniera generica, ma a persone concrete, in situazioni ben precise, con piccoli segni o scelte particolari? Credo che possiamo, con la luce e la forza dello Spirito Santo, partire da questa messa con due propositi concreti in queste linee: fiducia in Dio Padre, aiuto a famiglie o persone che hanno più bisogno di me. |