Omelia (15-11-2015) |
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Il Vangelo di questa domenica, al primo ascolto, può sembrarci un po' strano: sembra di trovarsi in uno di quei film definiti "catastrofisti", che mettono in scena spettacolari cataclismi. Avete ascoltato bene? Rileggo: "In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte". Dopo aver sentito frasi del genere non c'è molto da stare allegri, non vi pare? Il cielo si oscura, la luna si spegne, le stelle cominciano a precipitare sulla Terra, i pianeti cambiano di posto nel cielo... Brrr, proprio un brutto scenario! Come mai Gesù sta parlando così con i suoi Apostoli? Anche a loro piacevano i racconti catastrofici? Per capire da dove nascono questi discorsi, dobbiamo fare un passo indietro, nel brano del Vangelo di Marco che precede il pezzettino che abbiamo ascoltato adesso. Tutto nasce dalle esclamazioni ammirate dei Discepoli per il Tempio di Gerusalemme: loro ne esaltano la grandiosità, le pietre preziose, il suo essere maestoso, ed invece il Rabbi li invita a non attaccare il cuore e la fede ad un edificio, per quanto splendido ed importante esso sia; perché anch'esso un giorno sarà distrutto. Sì, anche del meraviglioso Tempio resteranno solo rovine. Questo in parte scandalizza chi ascolta, e li fa allontanare, ma molti sono proprio spaventati dalle parole del Maestro di Nazareth. Ed ecco che la loro conversazione si sposta su quando il mondo finirà, sui segni che accompagneranno la fine del tempo di questo nostro pianeta. Gesù risponde con una frase stupenda: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno." Non dobbiamo spaventarci al pensiero che il cielo e la terra possano essere distrutti, che conoscono una fine, un termine: questo è nell'ordine normale delle cose. Anche se magari non ci pensiamo mai, perché ci sembra un evento lontano e quasi impossibile, anche noi moriremo, tutti quanti: la nostra vita ha avuto un inizio e un giorno avrà anche una fine. Tutte le cose create, per quanto grandi, magnifiche, potenti... un giorno conosceranno la loro fine, non ci saranno più. Gli scienziati ci dicono che il nostro Sole è ormai a metà della sua storia: una storia moooolto lunga, perché si spegnerà tra 5 miliardi di anni! Ora, capisco che a dirlo così ci sembra un futuro molto molto lontano, che di certo non ci riguarda personalmente, ma resta per sempre una realtà. E quando il Sole si spegnerà, anche la nostra Terra non potrà più continuare a vivere. E la Luna non sarà più luminosa. E le stelle e i pianeti non manterranno più il loro posto... Sì, le parole di Gesù dicono una verità che anche gli scienziati condividono: un giorno, il cielo e la Terra, come noi oggi li conosciamo, avranno un termine, una fine. Però, le parole del Maestro e Signore non si limitano a questa verità: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno." Ci rassicura: le sue parole NON passeranno, resteranno valide sempre e per sempre, anche quando il tempo sarà ormai finito. Questo è per noi un messaggio di grande speranza, che apre il cuore alla fiducia. Ci regala un senso di profonda sicurezza, perché siamo appoggiati su una roccia salda, indistruttibile: la Parola del Signore! Questo non vi scalda il cuore? Non vi colma di gioia?! Oltre a rassicurare gli Apostoli e noi, il giovane Rabbi suggerisce un esempio prezioso che l'evangelista Marco si premura di riferirci: ci invita ad imparare dal fico. "Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte." Il Maestro sta parlando a persone che vivono in campagna e sanno riconoscere con prontezza tutti i cambiamenti che avvengono nella Natura. Ogni più piccola sfumatura ha per loro un significato preciso, è un linguaggio che conoscono e che comprendono appieno. Proprio per questo Gesù porta l'esempio dell'albero di fico, presente quasi in ogni cortile delle case in Israele: ci si siede alla sua ombra nelle ore più calde; ci si raduna ai suoi piedi, le sere d'estate, a conversare; i suoi rami, dalla corteccia liscia, sono molto invitanti per i bambini che si vogliono arrampicare e i suoi frutti, freschi oppure conservati dopo averli essiccati, fanno parte dell'alimentazione del popolo ebraico. Quindi, da vero Maestro, sceglie un esempio alla portata di tutti e fa notare che il comparire delle foglie sui rami, che diventano anche più flessibili, sono il segnale, chiarissimo per tutti, che ormai la stagione sta cambiando e l'estate è in arrivo. Noi, forse, non abbiamo questo tipo di esperienza: molti vivono in città, senza giardini intorno, tanto meno campi o frutteti. Ma anche noi sappiamo leggere i segni più semplici della Natura: se il cielo si riempie di tante tante nuvole grigie, fitte fitte, voi cosa pensate stia per succedere? Ma certo! Sta per piovere! Vorrei aggiungere che, anche se molti non sanno più riconoscere il linguaggio della Natura, siamo diventati bravi a leggere le espressioni, anche minime sul volto delle persone intorno a noi. Dite la verità: vi basta notare quella piccola ruga tra gli occhi di mamma, per sapere che oggi non è proprio il caso di fare capricci! D'altra parte, se mentre rientra dal lavoro, ha sul viso quella specie di piccolo sorriso, che si solleva da un lato solo, come se sorridesse per qualcosa che sa solo lei, allora vuol dire che è di buon umore e possiamo raccontarle con foga mille e mille cose! Il Maestro e Signore chiede, agli Apostoli ed a noi: visto che siete così bravi a leggere e comprendere il linguaggio della Natura e dei volti delle persone, allora potete riconoscere anche ogni altro segno. Perciò, quando vedrete accadere eventi che lasciano senza parole, come terremoti, tsunami, meteoriti che cadono dal cielo... invece di farvi prendere dalla paura, o addirittura dal terrore, considerateli per quello che sono: un segno. Un segno potente, impressionante, che ci ricorda che non siamo eterni: la nostra anima lo è, ma il nostro corpo finirà. La Parola di Dio è eterna: il mondo intorno a noi invece finirà. Quegli eventi che ci spaventano, ci aiutano anche a ricordare che la nostra potenza è limitata: malgrado tutti gli sforzi della scienza, nonostante le grandi risorse della tecnologia, anche con in tasca l'ultima generazione di telefonia ed a portata di mano tutto il mondo, grazie a internet ed ai satelliti... noi non siamo Dio. Questo è ciò che ci ricordano le catastrofi che avvengono in Natura. Quando ci sentiamo troppo sicuri di noi stessi, quando confidiamo troppo nel nostro grande potere di esseri umani intelligenti, basta una pioggia abbondante e una frana, per farci riflettere e ritrovare il nostro posto nell'Universo: piccoli, fragili, bisognosi del Padre che ha cura di noi, del Figlio che si fa nostro amico, dello Spirito che ci dona la sua forza. Commento a cura di Daniela De Simeis |