Omelia (15-11-2015)
fr. Massimo Rossi


L'Anno Liturgico volge al termine, e anche il Vangelo di Marco: siamo al capitolo 13; dal successivo comincia il racconto della Passione.
Potremmo pensare che le parole di Gesù suonino quasi un addio... Invece è solo un arrivederci!
Certo, l'affermazione: "Non passerà questa generazione..." ingenerò un equivoco non da poco: che, cioè, la fine del mondo fosse imminente e anche il ritorno del Messia.
Le conseguenze di un equivoco simile attengono alla natura stessa della Chiesa: gestire un interim breve, tra la prima venuta e la seconda; e soprattutto non darsi troppo pensiero sull'organizzazione interna (della Chiesa): che bisogno c'era, infatti, di inventare le Diocesi, le parrocchie, le cariche religiose, i privilegi clericali, il potere temporale, il sacro romano impero, venti secoli di storia cristiana?... Comunque, l'equivoco fu presto chiarito dai fatti: passa un anno, ne passan dieci... e il Signore non torna. Ha mentito? ci ha presi tutti in giro?
Né l'uno, né l'altro! Siamo noi, cioè i primi cristiani, ad avere interpretato queste parole del Signore in modo letterale-integralista: il termine generazione va preso nel suo significato più ampio di genere umano.
Ma, allora, questo mondo finirà? non finirà? quando finirà?...
Che cosa intendeva il Signore con questa descrizione apocalittica, tipica della letteratura del suo tempo? fine del mondo, o fine dell'umanità? ciascuno di noi è libero di avere le proprie opinioni in merito: personalmente credo che un giorno o l'altro l'umanità finirà, distrutta forse dall'ennesimo conflitto mondiale, oppure da un virus trasmesso da una specie animale, oppure sfuggito da un laboratorio di sperimentazione genetica... Ma la terra no! la terra continuerà a vivere, così come visse per milioni di anni, prima che l'uomo facesse la sua comparsa. Perché non dovrebbe essere così? con tutto il rispetto, l'uomo non è poi granché... e la Natura ha una vitalità che va ben oltre quella dell'uomo....
Chiuso l'argomento, che tutto sommato non è poi così importante, il Vangelo di oggi ruota intorno alla sentenza del Signore: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.": ecco la risposta alla domanda: "Che cos'ha la Bibbia di così speciale da essere ancora oggi, dopo venti secoli, l'opera letteraria più venduta al mondo?". Coloro che non credono nel Dio di Gesù Cristo risponderanno che si tratta dell'operazione editoriale più grandiosa che sia mai stata realizzata; in altre parole, il business creato intorno alla Bibbia non ha mai avuto, né mai avrà eguali...
Noi che crediamo nel Dio di Gesù Cristo, sappiamo che la forza delle parole della Bibbia non viene dagli uomini, ma da Dio; dunque nessuna sorpresa, nessuno stupore...
E per fortuna! fosse per noi, a quest'ora, la Bibbia avrebbe seguito il destino di qualunque frutto uscito dalla mente e dalla penna degli uomini...
Detto questo, resta ancora una domanda: che senso ha un testo ispirato divenuto immortale se la maggior parte dei cristiani non lo legge quasi mai, e pensa e vive in base ad altri principi, in base al altri valori?



Intendiamoci, nessuno discute sul valore intrinseco della S.Scrittura. Tuttavia, se la nostra vita non se ne lascia in qualche modo contaminare, e non solo a livello culturale... la questione rimane aperta e la domanda di senso inevasa.
Nella sua imperscrutabile volontà, il buon Dio ha voluto comunicare agli uomini il Suo disegno di salvezza, senza più mediazioni umane, parlando la nostra lingua, rendendosi finalmente comprensibile. Questo è il significato del prologo della Lettera agli Ebrei che riporto integralmente per vostra comodità: "Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo." (Eb 1, 1-2).
Da una parte c'è Dio che parla all'uomo, questa volta in modo diretto e immediato; dall'altra c'è l'uomo che non ascolta, se non a livello superficiale... come se la Scrittura fosse (solo) una storia come tante, fra le tante. Chi non conosce la storia di Gesù di Nazareth? Di storie di Gesù ne sono state scritte tante! pagine di musica immortali, film, musicals, sceneggiati televisivi... e poi pitture, sculture,... Gli artisti di ogni secolo hanno subito il fascino di Gesù e lo hanno rappresentato, contribuendo a farlo conoscere, favorendo la devozione popolare, alimentando e talora condizionando il senso religioso di intere generazioni.
Ma, chiediamoci, la Parola di Dio è ‘solo' la storia di Gesù?
Forse non è così nella teoria, ma in pratica temo sia così per molti sedicenti cristiani...
E se è così, la distanza tra noi e Dio rimane: la Parola di Dio rimane da una parte - o da parte, il che è lo stesso -, dall'altra ci siamo noi: due realtà parallele, come binari della ferrovia, che si accompagnano, ma non si intersecano, non si toccano...
A cosa serve?
Perdonatemi, ho spinto un po' oltre la riflessione, assolutizzando le posizioni...
Vi prego, smentite questo punto di vista! Ma non a parole! con i fatti!!
Lo spazio che intercorre tra il primo avvento di Gesù e il suo secondo ritorno, ultimo e definitivo costituisce lo spazio, il tempo propizio per fare esperienza personale dell'incarnazione, per rispondere (finalmente) alla Parola di Dio con la stessa forza, con la stessa partecipazione vitale di Dio... Avete capito bene: la Parola di Dio è Dio stesso fatto carne; le parole degli uomini possono anche queste diventare carne e sangue nostri, mente e cuore nostri!
Quando incontriamo il Cristo in momenti come quello che stiamo celebrando, noi entriamo in un contesto molto particolare che si chiama liturgia, ove gesti e parole non sono solo semplici gesti e semplici parole. La verità delle nostre liturgie dipende proprio dal valore performativo, cioè efficace, compromettente,... che ciascuno di noi riconosce ai gesti e alle parole (cioè i riti).
Tra qualche minuto torneremo alla nostra vita quotidiana e verificheremo personalmente se quello che abbiamo detto e fatto qui in chiesa è concreto oppure astratto...
La Verità di Dio è al sicuro. Ne va piuttosto della nostra verità.