Omelia (15-11-2015) |
don Roberto Rossi |
La speranza e la vigilanza cristiana In questo testo l'evangelista Marco riporta un discorso fatto da Gesù sugli ultimi tempi, usando un linguaggio apocalittico. La sua intenzione era di mantenere vigile la speranza della comunità, che era perseguitata e pensava fosse imminente la fine del mondo. Il messaggio è chiaro: "Vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria". E' chiaro anche l'invito a essere vigilanti. Si tratta di stare sempre all'erta e preparati per la venuta del Signore, con una speranza attiva, sicuri del suo definitivo trionfo sul male. Gesù vuole che continuiamo a fare la nostra parte per estendere il regno di Dio, vuole che stiamo pronti, in atteggiamento vigile per incontrarci con Lui e che manteniamo il cuore aperto al suo perdono e alla sua misericordia. Cristo desidera che attendiamo fiduciosi la sua venuta, superando qualsiasi atteggiamento di passività, sostenuti dalla preghiera e da una carità che opera concretamente. Tutte le immagini profetiche tentano di esprimere una sola realtà: Dio viene certamente per giudicare, per condannare i ribelli, ma soprattutto per salvare. In questo testo si insiste quasi esclusivamente sulla salvezza. Gesù sta parlando a coloro che si è scelto e che, Risorto, invierà al mondo intero. Egli vuole donare speranza. E' per loro che un giorno verrà con grande potere e gloria. Gesù ha già ricevuto quella gloria che aveva presso il Padre, prima che il mondo fosse. E così, rivestito di gloria, ritorna per compiere la sua promessa: "Ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io". Nasce il nuovo mondo di Dio. Come in tutte le apocalissi, la fine segna un nuovo inizio, quello della città di Dio tra gli uomini. Essa è opera del Signore, ma anche il risultato di chi, nella tribolazione, ha annunciato ovunque il vangelo e di coloro che l'hanno accolto. Il Signore viene ad asciugare ogni lacrima, a liberare definitivamente i suoi. Quando? Non è necessario sapere tanti particolari, basta la cosa più importante, quella che serve alla vita dei credenti: sentire che il Signore è vicino. Come si sente vicina l'estate, quando le piante mettono le foglie "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno". Da quando Cristo è risorto e asceso al cielo, Egli è di nuovo Colui che deve venire. Da allora è iniziato pure il suo compito di radunare i suoi eletti e di raccoglierli nella casa del Padre. Per ciascuno questo avviene nel proprio tempo, nella propria vita. E' certo che non conosco né il giorno né l'ora della sua venuta, ma è certo che verrà e che esaudirà la mia preghiera: Vieni Signore Gesù. Non importa conoscere l'ora, ciò che conta è vivere l'attesa. |