Omelia (02-01-2005) |
don Marco Pratesi |
Avvolti di luce Il tema della luce è centrale nella liturgia del tempo natalizio, ed è anche al centro di questo splendido prologo del Vangelo giovanneo: la comparsa nel mondo del Verbo di Dio è infatti l'apparire della luce, quella luce che da sempre era in Dio ed era Dio. La luce ha brillato nelle tenebre del mondo, le ha volute illuminare. "Ma le tenebre non l'hanno accolta". La chiesa invece trova in questo la sua identità: vuole essere la comunità di coloro che si lasciano illuminare dal Verbo, che di fronte alla luce non scappano a rifugiarsi nel buio. Questo significa infatti accogliere il Verbo-luce: lasciarsi illuminare. Questo significa essere generati non da carne e sangue, ma da Dio. Avere cioè una vita che ha una fonte non puramente mondana, orizzontale, ma divina: e la fonte sta in questa luce nuova, che è non è poi altri che lo Spirito Santo. È lui la luce che illumina e fa risplendere davanti ai nostri occhi il Verbo incarnato Gesù di Nazareth, e ci mostra la sua gloria, splendore unico, irripetibile, "come di unigenito nato dal Padre". È figlio di Dio chi intuisce già da ora questa gloria di Gesù. Si lascia illuminare colui che vede questo Verbo dimorare nella storia, nella vita dell'uomo, piantare la sua tenda nella propria vita. Il dono del Natale è un dono di luce, di rivelazione, di manifestazione. Anzi, il dono è dato nella manifestazione, e la manifestazione si realizza nel dono. "Nel mistero dei Verbo incarnato è apparsa agli occhi della nostra mente la luce nuova del tuo fulgore, perché conoscendo Dio visibilmente, per mezzo suo siamo rapiti all'amore delle cose invisibili". Una prospettiva grandiosa dunque, altissima, ci è offerta da questo brano evangelico, che ci spalanca in tutta la sua ampiezza il dono che il Padre ci fa dandoci Gesù. Ma, come sempre, il dono è anche un impegno. Accolgo Gesù e la sua luce? La mia vita è illuminata da lui? Sono davvero generato da Dio, cioè vivo di una vita che non è quella naturale e basta? Sperimento questo rapporto con Dio che è la figliolanza, mi sento figlio di Dio e cerco di vivere così? Scorgo il Verbo che dimora tra noi, dentro la mia vita e la storia dell'uomo; lo vedo presente nella mia esistenza e dentro di me? Vedo la sua gloria, scopro in lui la bellezza di Dio e la preziosità unica della sua presenza e della sua parola? Tutte domande che ognuno deve porsi, e ognuna di esse investe la radice dell'esistenza. O Signore, aprici alla tua luce e fai di noi gente che vive di questa luce, che è già, nella caligine del mondo, l'aurora della gloria. All'offertorio: Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci sia luce, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente. Al Padre Nostro: Chiediamo al Padre che il suo Nome sia santificato, che la luce di Dio sia accolta da noi e da tutti: |