Omelia (22-11-2015)
Omelie.org - autori vari


COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di padre Alvise Bellinato

Cos'è il Regno di Dio?

Oggi celebriamo la solennità di Cristo Re, ultima Domenica dell'anno liturgico, e possiamo domandarci di che Regno è Re Gesù Cristo.
Nella preghiera del Padre nostro, all'inizio, noi diciamo: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo Regno!".
Che cos'è il Regno di Dio?
Wikipedia, l'enciclopedia online, dà una bella definizione: "Il concetto di Regno di Dio, si può esprimere in questi termini: la diffusione e la pratica dei Principi cristiani nella società umana, con i quali Principi inizia la realizzazione, già in questa terra, della vita eterna".
Giovanni Paolo chiarifica benissimo: "Il Regno di Dio ha un carattere eminentemente spirituale. La natura spirituale e trascendente di questo regno è espressa anche nell'equivalente linguistico che troviamo nei testi evangelici: Regno dei cieli. Ma pur attuandosi e sviluppandosi in questo mondo, il Regno di Dio ha la sua finalità nei cieli. Trascendente nella sua origine, lo è anche nel suo fine, che si raggiunge nell'eternità. È il regno del Padre, entrato nel mondo con Cristo; è il regno messianico che per opera dello Spirito Santo si sviluppa nell'uomo e nel mondo per risalire nel seno del Padre, nella gloria dei cieli".

Il Decalogo del Regno
In molte parabole Gesù cerca di illustrare le caratteristiche di questo regno. Ecco un elenco di dieci parabole di Matteo, dette parabole del Regno, in cui si traccia un identikit del Regno di Dio e si mostrano i dieci elementi che lo connotano.
1. Parabola del seminatore: il Regno di Dio è paragonato al seminatore che sparge il grano e questo fruttifica dove più e dove meno à Il Regno non è imposto con la forza, ma passa attraverso la libertà umana.
2. Parabola del granello di senape: il Regno è paragonato ad un piccolo seme che diventa una pianta grande. àil Regno non si manifesta attraverso cose grandiose, ma piccole.
3. Parabola del lievito: il regno è paragonato al lievito che fermenta tutta la pasta à Il Regno si osserva dai frutti che produce.
4. Parabola del tesoro nascosto: il regno è paragonato ad un tesoro nascosto in un campo; chi lo trova compra il campo per diventarne legittimo proprietario à Il Regno è la cosa più importante che una persona può ottenere nella vita.
5. Parabola della perla preziosa: il regno è paragonato ad una perla preziosa; il mercante che la trova vende tutti i suoi averi per poterla comperare à Il Regno richiede che noi facciamo una scelta.
6. Parabola della rete. Il regno è paragonata ad una rete che raccoglie pesci buoni e pesci cattivi; una volta a terra i pescatori dividono gli uni dagli altri. Ci vuole pazienza, il Regno raggiungerà la sua pienezza solamente dopo il giudizio universale.
7. Parabola del servo senza pietà. Il regno è paragonato ad un padrone che fa i conti con i suoi servi e condona volentieri i debiti a chi è pronto lui stesso al condono. à Il Regno si realizza dove c'è il perdono.
8. Parabola dei lavoratori della vigna: il regno è paragonato ad un padrone che assolda a tutte le ore dei lavoratori per la sua vigna à Il Regno è disponibile 24 ore al giorno per 7 giorni alla settimana.
9. Parabola del banchetto di nozze: il Regno è paragonato ad un re che organizza un banchetto per il suo figlio che si sposa ed invita tutti al banchetto stesso. Il Regno è pienezza di realizzazione della propria vocazione.
10. Parabola delle dieci vergini: il Regno è paragonato a dieci vergini di cui cinque prudenti e cinque stolte. Occorre tenere gli occhi aperti ed essere svegli per entrare nel Regno.
Riassumendo, quando preghiamo dicendo "Venga il tuo Regno", noi chiediamo al Padre dieci cose:
1. Di essere liberi
2. Di essere semplici
3. Di produrre frutti buoni
4. Di trovare un senso alla nostra vita
5. Di essere chiari nella nostra scelta di Dio
6. Di aver pazienza
7. Di saper perdonare
8. Di saper usare bene il tempo
9. Di vivere in pienezza
10. Di essere svegli e sapienti.

La solennità di Cristo Re
Celebrando oggi la solennità di Cristo Re, possiamo vedere come questo decalogo è stato messo in pratica in pienezza da Gesù: tutto ciò che si riferisce al Regno di Dio può essere riferito a lui.
A Gesù potremmo applicare i dieci attributi che si riferiscono al Regno di Dio:
Gesù è libero, semplice, produce buoni frutti, ha trovato nella volontà del Padre il senso della propria vita umana, è stato chiaro nella sua scelta di obbedienza, è paziente, capace di perdonare, ha usato bene la sua vita terrena, è stato uomo in pienezza, è Sapiente.
La prima lettura, dal libro di Daniele, ci ha parlato di uno "simile ha un figlio d'uomo", che viene presentato davanti a un vegliardo. Da lui riceve potere illimitato.
Gesù, simile a noi in tutto fuorché nel peccato, si è presentato e offerto al Padre. Da lui ha ricevuto un Regno "che non sarà mai distrutto".
Gesù ha inaugurato, con la sua vita libera, semplice, fruttuosa, obbediente, chiara, paziente, misericordiosa, benedetta, profondamente umana e sapiente il Regno di Dio,
Se noi sapremo imitarlo e vivere allo stesso modo, potremo realizzare già su questa terra, nelle nostre case, nelle nostre famiglie, nella nostra comunità, nei nostri rapporti umani e professionali, nei nostri atteggiamenti, il Regno che non finirà mai, e non sarà mai distrutto.
Il salmo 92, che abbiamo offerto come risposta alla prima lettura, conferma quanto scritto nel libro di Daniele. Nelle pieghe della storia umana, con le sue miserie e limitazioni, Cristo agisce con potenza e in modo misterioso.
Anche se talvolta, davanti alla violenza e alle ingiustizie ci verrebbe la tentazione di chiedere: "Dove sei, Signore?", il Salmo ci rassicura che Cristo esercita già nel presente maestà e forza sui destini del mondo; nelle sue mani sono i destini delle nazioni.
Quando recitiamo il Credo, verso la fine diciamo, riferendoci a Cristo: "E di nuovo verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti e il suo Regno non avrà fine".
La storia umana, sia del mondo che personale, di ciascun uomo, è nelle mani di Cristo. Già nel presente Cristo ha potere e autorità sulle nostre vite. Ma alla fine, quando egli tornerà nella gloria per il giudizio ultimo, questa sua maestà e regalità sarà resa nota a tutti.
Il libro dell'Apocalisse ci rassicura che questa professione di fede è veritiera e degna di fede: "Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e per lui tutte le tribù della terra si batteranno il petto. Sì, Amen! Dice il Signore Dio: Io sono l'Alfa e l'Omèga, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!".
Il testamento di Padre Christian De Chergé, priore dell'Abbazia di Tibihrine, ucciso con altri sei monaci trappisti in Algeria nel maggio 1996, probabilmente da fondamentalisti islamici, ci ricorda una cosa importante del giudizio finale di Cristo Re:
Se mi capitasse un giorno - e potrebbe essere oggi - di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia, si ricordassero che la mia vita era "donata" a Dio e a questo paese.
Venuto il momento, vorrei poter avere quell'attimo di lucidità che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, e nello stesso tempo di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse colpito.
Ecco, potrò, se a Dio piace, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i Suoi figli dell'Islam così come li vede Lui, tutti illuminati dalla gloria del Cristo, frutto della Sua Passione, investiti del dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre di stabilire la comunione, giocando con le differenze.
E anche te, amico dell'ultimo minuto che non avrai saputo quel che facevi. Sì, anche per te voglio questo "grazie", e questo "a-Dio" nel cui volto ti contemplo.
E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in Paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen! Inch'Allah.

Padre De Chergé ci ricorda che Cristo esercita questa regalità in modo unico e irripetibile: attraverso misericordia e giustizia insieme.
Gesù è "il sovrano dei re della terra", ma nello stesso tempo "ci ha liberati dai nostri peccati nel suo sangue". Dove lo si trova un re come questo, capace di dare la vita, di morire per il suo popolo?
Questa prospettiva soprannaturale e di misericordia si manifesta in pienezza nel Vangelo di Giovanni: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù" dice Gesù.
Il Regno inaugurato da Cristo con la sua incarnazione, morte e risurrezione non segue la logica di questo mondo, non è espressione di sfarzo, gloria, autorità indiscriminata. È un regno basato sulla logica dell'amore, del dono di sé spinto fino al sacrificio estremo.
Noi cristiani siamo membra del corpo di Cristo e non dovremmo dimenticare che siamo parte di un corpo il cui capo è coronato di spine.
La nostra dignità e regalità battesimale è partecipazione alla regalità di Cristo, coronato non di oro e pietre preziose, ma di pungenti spine che causano sofferenza.
Per festeggiare Cristo, Re dell'universo, la Chiesa non ci propone il racconto di una teofania splendente, ma, al contrario, questa scena straziante della passione secondo san Giovanni, in cui Gesù umiliato e in catene compare davanti a Pilato, onnipotente rappresentante di un impero onnipotente. Due regni si confrontano: quello di Gesù, centrato sull'amore fino al sacrificio supremo di sé, e quello dell'uomo, centrato su una certa arroganza e cecità.
È interessante notare come, assieme all'amore oblativo, il Regno di Cristo si realizza laddove si vive e pratica la verità.
Durante tutta la sua vita Gesù ha servito la verità, ha reso testimonianza alla verità.
Ci ha detto la verità sul Padre, la verità sulla vita eterna, la verità sulla lotta che l'uomo deve condurre in questo mondo, la verità sulla vita e sulla morte.
Sono tutti campi essenziali, in cui la menzogna e l'errore sono mortali.
Ecco cos'è essere re dell'universo: entrare nella verità e renderle testimonianza (Gv 8,44-45).
Tutti i discepoli di Gesù sono chiamati a condividere la sua regalità, se "ascoltano la sua voce" (Gv 18,37).
È veramente re colui che la verità ha reso libero (Gv 8,32).