Omelia (01-01-2005) |
padre Antonio Rungi |
Un nuovo anno nel segno di Maria, tabernacolo dell’Altissimo Il nuovo anno inizia nel nome e sotto l'egida di Maria, che oggi celebriamo con il titolo di Madre di Dio. Un titolo che ci fa comprendere perfettamente la portata spirituale di questa singolare donna che il Signore ha scelto tutta per sé, come Madre sua, Madre dell'umanità. In quest'anno 2005, la solennità della Madre di Dio si connota di altri e non minori significati spirituali, che si rapportano alla celebrazione in corso dell'anno eucaristico. Maria è stata definita tabernacolo del Dio Altissimo, perché lei per prima ha portato nel suo grembo verginale il Salvatore del mondo, in corpo, sangue, anima e divinità. Lo stesso Salvatore che noi riceviamo, nel mistero della SS. Eucaristia, ogni volta che ci accostiamo all'altare del Signore e riceviamo l'Ostia santa e benedetta, l'Ostia che contiene il Signore, vivo e vero. In quel grembo verginale nasce e si sviluppa il Redentore del Mondo, fino a venire alla luce, nel miracoloso parto della Notte Santa di Betlemme, che abbiamo ricordato nella liturgia della Notte di Natale. Maria porta nel suo grembo e dà alla luce il Principe della pace. E' lei che ha assaporato in modo unico e singolare questo dono natalizio e pasquale, che è la pace fondata in Cristo e che da Lui assume valore e significato vero. Ed è a Maria che la Chiesa e l'umanità intera si rivolge in questo giorno iniziale del nuovo anno sociale per chiedere al Signore il dono della pace. E lo fa con lo stesso atteggiamento e le stesse parole che la liturgia pone alla nostra riflessione in questa solennità del Primo Gennaio, Giornata Mondiale della Pace: "Il Signore si rivolse a Mosè dicendo: "Parla ad Aronne e ai suoi figli e riferisci loro: Voi benedirete così gli Israeliti; direte loro: Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò". (Nm 6, 22-27) E sulla giornata mondiale della pace vogliamo concentrare maggiormente la nostra riflessione in questo momento, facendo tesoro di quanto ha scritto il Santo Padre Giovanni Paolo II, nel messaggio annuale per tale circostanza, anche perché il tema scelto dal Papa si presta particolarmente ad un'appropriata riflessione, nonché momento di preghiera, in questo giorno. «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male». Si tratta di una espressione tratta dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani (12,21), che focalizza l'impegno morale dei cristiani e di ogni uomo di buona volontà, soprattutto di coloro che hanno posti di responsabilità, in ordine alla pace. "La prospettiva delineata dal grande Apostolo – scrive il Papa – pone in evidenza una verità di fondo: la pace è il risultato di una lunga ed impegnativa battaglia, vinta quando il male è sconfitto con il bene. Di fronte ai drammatici scenari di violenti scontri fratricidi, in atto in varie parti del mondo, dinanzi alle inenarrabili sofferenze ed ingiustizie che ne scaturiscono, l'unica scelta veramente costruttiva è di fuggire il male con orrore e di attaccarsi al bene (cfr Rm 12,9), come suggerisce ancora san Paolo". Esiste anche una vera strategia psicologica ed etica per conseguire tale obiettivo: è non rendere male per male. In altri termini, non bisogna ricambiare le offese ricevute, né entrare in quella deleteria ed assurda legge del taglione, che imponeva il comportamento dell'occhio per occhio, dente per dente. Il male, come il bene, ha un volto e si identifica facilmente sia nelle persone, che nei comportamenti. Non è solo un concetto astratto, bensì una realtà di vita vissuta ed incarnata, una libera azione, un vero e proprio decidersi per il non amare. "La Sacra Scrittura insegna che, agli inizi della storia, Adamo ed Eva si ribellarono a Dio e Abele fu ucciso dal fratello Caino (cfr Gn 3-4). Furono le prime scelte sbagliate, a cui ne seguirono innumerevoli altre nel corso dei secoli. Ciascuna di esse porta in sé un'essenziale connotazione morale, che implica precise responsabilità da parte del soggetto e chiama in causa le relazioni fondamentali della persona con Dio, con le altre persone e con il creato. In poche parole "il male è un tragico sottrarsi alle esigenze dell'amore". Al contrario "il bene morale nasce dall'amore, si manifesta come amore ed è orientato all'amore. Questo discorso è particolarmente chiaro per il cristiano, il quale sa che la partecipazione all'unico Corpo mistico di Cristo lo pone in una relazione particolare non solo con il Signore, ma anche con i fratelli. La logica dell'amore cristiano, che nel Vangelo costituisce il cuore pulsante del bene morale, spinge, se portata alle conseguenze, fino all'amore per i nemici: «Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete dagli da bere» (Rm 12,20). Solo nella prospettiva dell'amore totale e totalizzante e non esclusivo o riduttivo si possono costruire ponti di pace all'interno dei nostri rapporti umani quotidiani o nell'ambito di rapporti più estesi e che investono altre realtà e situazioni, comprese quelle della convivenza con altre religioni e culture. L'odio genera la guerra e dall'odio non potrà mai nascere qualcosa di buono. Solo l'amore può e deve cambiare il mondo. Quell'amore che Cristo ci ha insegnato e alla cui scuola si è posta la nostra Madre, Maria, che, a sua volta, insegna a noi come vivere in questa dimensione della carità perfetta, che porta ad amare anche coloro che non ci amano. Richiede questo atteggiamento di disponibilità l'anno eucaristico che stiamo celebrando. "In quest'anno dedicato all'Eucaristia – scrive il Santo Padre nel messaggio per la giornata odierna – i figli della Chiesa trovino nel sommo Sacramento dell'amore la sorgente di ogni comunione: della comunione con Gesù Redentore e, in Lui, con ogni essere umano. È in virtù della morte e risurrezione di Cristo, rese sacramentalmente presenti in ogni Celebrazione eucaristica, che siamo salvati dal male e resi capaci di fare il bene. È in virtù della vita nuova di cui Egli ci ha fatto dono che possiamo riconoscerci fratelli, al di là di ogni differenza di lingua, di nazionalità, di cultura. In una parola, è in virtù della partecipazione allo stesso Pane e allo stesso Calice che possiamo sentirci «famiglia di Dio» e insieme recare uno specifico ed efficace contributo all'edificazione di un mondo fondato sui valori della giustizia, della libertà e della pace". Auguri di Buon anno nel segno di quella pace che Cristo è venuto a portare sulla terra e che Maria, per prima, ha accolto e condiviso totalmente. |