Omelia (29-11-2015)
fr. Massimo Rossi


Come si dice: "Anno nuovo, vita nuova!"...
Oggi è il Capodanno dell'Anno liturgico: la scorsa domenica abbiamo concluso quello vecchio con la solennità di Cristo Re dell'universo; da oggi e per le prossime cinquanta domeniche, una più, una meno, leggeremo il Vangelo di Luca: non proprio per tutte e cinquanta, in verità... ascolteremo anche (il Vangelo di) Giovanni, il quale, a differenza dei tre Sinottici, non può vantare un anno tutto per sé, ma si inserisce in momenti particolari; ne cito uno per tutti: il Venerdì Santo.
Questa prima Domenica di Avvento è l'occasione per riflettere ancora sulle ultime cose.
Siamo alla vigilia della Passione, il Signore mette in guardia i Dodici e li esorta ad affinare i sensi, esterni ed interni, per discernere i segni dei tempi, ciò che sta per accadere: un fatto talmente grave e drammatico, che avrebbe cambiato la storia in modo irreversibile.
Il Maestro di Nazareth si chiede come lo interpreteranno i testimoni? come la fine di un sogno? lo smascheramento di un'illusione? Oppure come l'aurora di un mondo nuovo?
Una profezia si realizza immediatamente a livello storico, e, in seconda istanza, a livello metastorico, oltre la storia; il livello storico è legato ai fatti, alle circostanze spaziotemporali; la realizzazione seconda, invece, quella metastorica, teologica, che esorbita dalle coordinate spaziotemporali, ha senso, ha valore in ogni tempo e per ogni spazio; per ogni uomo, per ogni donna che vissero prima del fatto, in contemporanea con il fatto, e dopo il fatto.
Dunque, il Vangelo che abbiamo appena ascoltato è l'annuncio della passione del Signore, un annuncio singolare, è vero, di non immediata decifrazione, un Vangelo non facile. Del resto, quando Gesù confidò agli apostoli che il Cristo avrebbe dovuto soffrire molto, essere riprovato dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo, essere condannato, messo a morte e risorgere il terzo giorno, i Dodici rimasero sconcertati, dal primo all'ultimo; non capivano che cosa significasse risorgere dai morti. Ora, che la vicenda terrena del Figlio di Dio volgeva al termine, il Signore avvertiva nuovamente il dovere, l'urgenza di preparare i suoi.
L'annuncio della passione, era, è, al tempo stesso, profezia del giudizio futuro, universale.
Ecco il secondo livello di interpretazione, quello che va oltre la storia immediata e futura, e coinvolge l'umanità intera, e più che l'umanità.
L'avvento del Regno dei Cieli, che coincide con il ritorno ultimo e definitivo del Messia, viene riportato da san Luca mentre la Chiesa nascente stava attraversando uno spaventoso momento di crisi: la stagione delle grandi persecuzioni mieteva vittime tra i cristiani di tutte le classi sociali e in tutto il bacino del Mediterraneo: la conseguenza era una vera e propria emorragia dalle file dei credenti in Cristo, ma anche un generale raffreddamento della fede, un assopimento di quello slancio che aveva inizialmente infiammato migliaia e migliaia di uomini, conducendoli alla conversione. Gesù parla a loro, ai cristiani della seconda generazione; verosimilmente alcuni apostoli erano già scomparsi...
Qualcuno potrà obbiettare: non è possibile che il Figlio di Dio si rivolga ai cristiani vissuti mezzo secolo dopo la sua ascensione. Secondo la logica umana, l'obbiezione è più che ragionevole: ma non dal punto di vista della fede!


La Parola di Dio ha attraversato l'eternità per incarnarsi nel grembo di Maria; la Parola di Dio attraversa le epoche, i confini di questo mondo e interpella in tempo reale, tutti i credenti come in un eterno presente!
La profezia di Gesù era attuale nei giorni della Sua vita terrena; era attuale nel 70 d.C.
È attuale anche oggi! Gli avvertimenti di Gesù sono rivolti a coloro che vivono all'interno della Chiesa, sono rivolti a noi; coniughiamo pure il comando del Signore alla prima persona plurale: "Stiamo attenti a noi stessi, che i nostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non ci piombi addosso all'improvviso. Vegliamo in ogni momento pregando, per avere la forza di sfuggire a tutto ciò che accadrà, e comparire davanti al Figlio dell'uomo.".
Questo tempo forte di Avvento cade in un momento assai delicato per la Chiesa: prima il Sinodo sulla famiglia, che ha sollevato più di una critica a proposito delle questioni morali che si agitano ormai da decenni nella società; a seguire, nuove fughe di notizie e relativi scandali, che non depongono certo a favore della Chiesa. Del resto, corruzione e nepotismo sono piaghe radicate nella gerarchia ecclesiastica fin dagli anni bui e meno bui nel Medioevo...
Dobbiamo pregare molto per il Papa e per i suoi collaboratori! Anche Gesù chiamò a sé uomini che in seguito lo tradirono e lo rinnegarono... La storia, purtroppo, si ripete e si ripeterà ancora.
Il Vangelo ci insegna che i problemi veri della Chiesa non vengono dall'esterno, ma dall'interno.
Gesù dichiara che "i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa." (Mt 10,36). "Non quello che entra dalla bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l'uomo. (...) Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie." (Mt 15,10ss). Non c'è da stupirsi se queste dichiarazioni del Maestro di Nazareth urtarono la sensibilità dei farisei e dei capi religiosi...
Infatti, Gesù non si stupì: li riteneva guide cieche e glielo diceva in faccia.
Approfittiamo di queste quattro settimane per avviare un cammino di purificazione.
Non possiamo festeggiare il Natale del Signore, se il nostro cuore è pieno di ambiguità, di contraddizioni, di finzioni...
La prossima domenica ascolteremo la vocazione di Giovanni il battezzatore: un'altra voce che si levava contro gli scandali perpetrati dalla classe sacerdotale e dai rappresentanti politici; sappiamo che il coraggio del Precursore gli costò la vita. Ma Giovanni non aveva paura; sapeva di avere la Verità dalla sua parte. E noi, rispetto alla Verità del Vangelo, da che parte stiamo?