Omelia (29-11-2015)
mons. Antonio Riboldi
Vegliate e pregate, Gesù è vicino

È da quando Adamo, il primo uomo, con Eva si lasciò ingannare dal serpente, rinunciando al grande Bene di Dio, che Lui ci cerca con un amore che non conosce tempi, cattiverie, tradimenti, debolezze e limiti degli uomini.

È da allora, nel momento in cui l'uomo Lo rinnega, che ci cerca, tutti, uno ad uno, come solo un padre sa fare verso i suoi figli. "Uomo dove sei?". "Mi sono nascosto perché sono nudo."

Due righe di una storia che non cessa di ripetersi in ogni tempo ed in ogni uomo. Dio è davvero un ‘papà' fedele al suo amore, qualunque sia la nostra risposta. Bussa alla nostra porta, continua a farsi trovare, dà segni che Lui ci cerca, come se i nostri atteggiamenti, tante volte negativi, non intaccassero minimamente la sua fedeltà. Noi siamo Suoi figli e ai figli non si rinuncia mai!

Da qui la ragione del tempo santo, che oggi iniziamo a vivere, che ha un nome che è davvero un programma: ‘Avvento', ossia tempo di attesa di Chi sta per venire.

Ma è solo attraverso la conoscenza - che è partecipazione della vita o dell'amore dell'altro, vivendo quello che è e ci offre da vivere - che possiamo gustare 'quanto è dolce essere amati dal Signore'.

Occorre conoscerLo per poterLo attendere con amore: un'attesa che consenta l'irrompere nella nostra vita di Dio. Una irruzione che corrisponde ad un preciso Suo ‘sogno' nei nostri confronti. Il ‘sogno' di Dio è di poter nella libertà occupare il nostro cuore come e quando vuole. È un'irruzione che chiede la nostra disponibilità per poter avvenire, inaspettatamente, ma con la forza dirompente dell'amore.

Così Gesù ci avverte della Sua venuta nel Vangelo di Luca. Gesù ci ammonisce su quanto avverrà nella sua ultima venuta alla fine dei tempi. Ma noi sappiamo che a ‘quel giorno' ci prepariamo ora, perché la vita è un continuo ‘tempo di avvento', attesa di Dio. Occorre quindi che nella sincerità del cuore cerchiamo di prepararci, oggi.

Volersi bene è essere talmente ‘dentro la vità dell'altro, tanto che egli occupa ogni spazio.

Pensiamo all'amore vero tra due fidanzati, tra due sposi, dei genitori per il proprio figlio, di due amici. Ma se non ci si conosce, non ci si può voler bene.

Noi vediamo che le nostre Chiese, dove più, dove meno, sono piene di gente che frequenta la Messa domenicale: non solo, ma spesso con troppa leggerezza, affermiamo che siamo credenti e battezzati. Ma oso fare una domanda seria a ciascuno di noi. Credenti in chi? Battezzati nel nome di chi? È davvero Gesù la Persona più cara che occupa a diritto ogni momento della vita, tanto da soffrire quando le eccessive occupazioni ci distraggono dal pensarLo o peggio le nostre debolezze offendono la Sua amicizia? Gesù è Colui che ‘contà nella vita? Oppure è troppo spesso ridotto a ‘qualcosa' come una tradizione, anche religiosa, dove però il nostro cuore è lontano, dove la Sua parola non pesa e non è luce? Siamo testimoni credibili della Sua Presenza, di fronte a questo mondo pazzo, che pare affogare nella violenza e nell'odio, che inneggia alla fraternità, soprattutto a Natale, ma poi in pratica dileggia ogni concetto di giustizia, disprezza il grande dono della vita, che a volte urla il bisogno di Dio, ma non riesce ad alzare la testa in attesa della liberazione dal male, che Lui solo può realizzare?
C'è il momento in cui Dio bussa alla porta e vuole entrare per sbrogliare la matassa della vita, personale e sociale, che non ha più né capo né coda senza di Lui. Noi stessi, che ci dichiariamo cristiani, non siamo a volte tentati di pensare che ciò è difficile, che è un miracolo che accade a pochi? La quotidianità afferma però il contrario, se abbiamo davvero occhi per vedere.

C'è tanta gente, più di quanto si pensi, ‘nascosta con Cristo in Dio', che non fa' chiasso, ma ‘illumina le tenebre', irradiando la Sua Luce di pace, di fraternità, di comunione, di solidarietà. Persone che non fanno cronaca, ma creano speranza; che seminano bene, senza la pretesa di raccogliere nulla.

Sono coloro che hanno saputo aprire la porta del cuore a Lui e, in Lui, ad ogni fratello.

Questo è davvero tempo di Grazia. Non viviamolo invano. Ascoltiamo l'invito di Papa Francesco: ‘Siamo arrivati alle soglie del Giubileo... Davanti a noi sta la grande porta della Misericordia di Dio... La porta è generosamente aperta, ci vuole un po' di coraggio da parte nostra per varcare la soglia. Ognuno di noi ha dentro di sé cose che pesano. Tutti siamo peccatori! Approfittiamo di questo momento che viene e varchiamo la soglia di questa misericordia di Dio che mai si stanca di perdonare, mai si stanca di aspettarci! Ci guarda, è sempre accanto a noi. Coraggio! Entriamo per questa porta!... In verità, noi stessi siamo i custodi e i servi della Porta di Dio, e la porta di Dio come si chiama? Gesù! Egli ci illumina su tutte le porte della vita, comprese quelle della nostra nascita e della nostra morte. Egli stesso l'ha affermato: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10,9).... Così la Chiesa (ciascuno di noi) dovrà essere riconosciuta come la custode di un Dio che bussa, come l'accoglienza di un Dio che non ti chiude la porta in faccia, con la scusa che non sei di casa. Con questo spirito ci avviciniamo al Giubileo: ci sarà la porta santa, ma c'è la porta della grande misericordia di Dio! Ci sia anche la porta del nostro cuore per ricevere tutti il perdono di Dio e dare a nostra volta il nostro perdono, accogliendo tutti quelli che bussano alla nostra porta."