Omelia (01-01-2005)
padre Paul Devreux
Commento Luca 2,16-21

Questo nuovo anno nasce all'ombra di una tragedia di cui per una volta si parla, ma di gente che soffre e che muore per disgrazie ce n'è a migliaia tutti i giorni. Basti pensare ai 10 mila bambini che muoiono ogni giorno mentre i mass media ci parlano di cose sempre più frivole.

L'unica cosa che può scaldare i cuore e ridare speranza a chi si sente perso e abbandonato è l'annuncio che ricevono i pastori, che vivono ai margini della società, costretti a passare la notte fuori, lontani dalle loro famiglie.

I pastori, dopo aver sentito l'angelo, andarono senza indugio, contenti di questa novità.

Quale annuncio oggi è capace di mettermi in cammino?

Cosa deve fare Dio per smuovere la mia coscienze?

Lo vedo di cosa ho bisogno?

Lo vedo di cosa ha bisogno quest'umanità?

Noi vediamo che la vita di questi uomini viene cambiata da quest'annuncio. Si mettono in cammino, arrivano alla grotta, cominciano a testimoniare ciò che del bambino è stato detto loro. Parlano di Dio.

Parlare di se, di quello che so o che faccio, è certamente importante, ma parlare di Dio è un'altra cosa, e apre orizzonti molto più ampi.

Noi siamo un po' restii alle novità, forse ne abbiamo un po' paura. E' importante non chiudersi alla novità. La novità è che è nato un bambino, un salvatore, che ha delle cose da dirci.

Il segno che ascolto è che ne parlo, perché certe cose non si possono tacere. Per conoscerlo devo andare alla grotta e cercare di vedere se c'è una novità, ascoltare cosa mi dice Dio.

É importante parlare di Dio, non c'è nulla di più importante, perché Dio è colui che dà dignità al povero, all'uomo sofferente e anche a me, se ne parlo.

Non si tratta di fare la morale; in questo siamo tutti maestri, si tratta di parlare di Dio.

Per farlo cominciamo con il parlare di questo bambino. Sono duemila anni che Dio ci parla di sè tramite Gesù. Proviamo a farlo anche noi.

Desidero farmi e farvi un augurio per questo nuovo anno:
che possiamo tutti diventare maestri nel parlare di Dio, perché madre di Dio è chi porta Dio agli altri.