Omelia (06-01-2005) |
don Marco Pratesi |
In cammino! Il racconto di Matteo ci racconta che Erode, turbato alla notizia della nascita di un re in Giudea, consulta i capi dei sacerdoti e gli scribi. Essi sono teologi, conoscono bene la Scrittura, hanno scienza, rispondono subito ed esattamente: "In Betlemme di Giudea; poiché così è scritto per mezzo del profeta, etc...". Però, non si muovono affatto, rimangono fermi al loro posto. Possiamo vedere in loro ogni uomo che, forte delle sue verità, non si smuove più, non si rimette in discussione, non si mette più in cammino. Possiamo vedere in loro in fondo noi stessi. Abbiamo sempre la tendenza a sentirci e presentarci come persone che possiedono la verità, che hanno una risposta per tutto. Il cristiano, proprio perché è portatore di una verità forte, corre questo rischio. Abbiamo tutte le risposte: che cosa dovremmo cercare di più? Direi che spesso ci mancano... le domande! Già, perché le risposte senza le domande non dicono niente. Pensiamo, mi si passi il paragone, alle barzellette. La conclusione della barzelletta è efficace solo dopo un certo racconto, che pone le premesse perché la conclusione sia divertente. Raccontate solo la conclusione e sarà totalmente insipida. Così se dentro di noi, dal nostro cuore, dalla nostra esperienza, non sono emerse le domande, tutte le risposte che abbiamo dalla fede, pur in sé giuste, rimangono gusci vuoti, buoni solo a nutrire in noi la presunzione di una falsa scienza. Con questo però non vorrei dire che solo i cristiani rischiano di essere immobili. Il discorso vale per tutti quelli che pensano di sapere e non si muovono più, sia che lo facciano in nome della fede che in nome del "credo solo a quello che vedo". I Magi invece sono in cerca. Anche loro sono uomini di sapere, ma pronti a mettersi in cammino. Particolarmente noi cristiani dovremmo essere come loro. Non si "ha" la fede una volta per tutte, come un vestito nell'armadio, ma si "fa un cammino" di fede. Il nostro padre non è Abramo? A volte camminiamo nella luce, a volte nell'oscurità, e allora non si sa da che parte andare, come i Magi. Abbiamo dei segni, come la stella, che ci indicano il cammino. Sono segni nella creazione, e segni negli eventi che succedono. Non dimentichiamo infine che tutti i segni da soli restano ambigui: occorre la Parola di Dio che ce li interpreti. I Magi hanno avuto bisogno di essere illuminati dall'oracolo di Michea. Così è per noi: è la Parola di Dio che rende i segni leggibili, comprensibili. Allora tutta la nostra vita, illuminata dalla Parola e dai segni, è un cammino verso colui che ci attende, colui che compie il desiderio dei popoli, l'Emmanuele. All'offertorio: Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci metta in cammino verso il Signore, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente. Al Padre Nostro: Chiediamo al Padre che ci liberi dal male della falsa scienza e della presunzione di essere a posto: |