Omelia (02-12-2015)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Mt 15, 32; 34-36

«Sento compassione per la folla [...]. Quanti pani avete?». Dissero: "Sette e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà».

Mt 15, 32; 34-36.


Come vivere questa Parola?

Il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci narrato da Matteo nel Vangelo odierno è un chiaro «segno» che rimanda al pane eucaristico. È interessante sottolineare il verbo usato, assai raro, per esprimere la «compassione» di Gesù per la folla che lo seguiva, che indica propriamente le "viscere materne" di una donna che si commuove nel vedere il figlio che soffre e che ha fame (splanchnizomai).

L'Eucaristia nasce proprio da questo sentimento di "compassione" di Gesù per noi. Essa è il pane che Lui ci dona per nutrirci e sostenerci nel cammino della vita: un cammino faticoso, in cui talvolta abbiamo la sensazione di trovarci in un deserto, soli e abbandonati.

«Quanti pani avete?». È una domanda coinvolgente. Gesù, per nutrire la folla nel deserto, ha chiesto ai discepoli di portare tutto quello che avevano. Era molto poco, quasi niente. Il Signore vuole associarci alla sua opera e ci domanda di mettere a sua disposizione tutti i mezzi che abbiamo, anche se sono una piccola cosa. Non vuol fare tutto Lui, vuole aver bisogno di noi, che gli portiamo il poco che abbiamo. Allora il Signore prende ‘i pani e i pesci', li benedice, rende grazie, li spezza e li dà ai discepoli e alla folla, e tutti sono saziati.

Ciò che Gesù ha operato nella moltiplicazione dei pani, lo vuole continuare anche nei nostri giorni e desidera che anche i nostri cuori si aprano ai bisogni delle folle e ci rivolge sempre la sua domanda provocatoria: «Quanti pani avete?». Forse è il caso di smettere di partecipare alla Messa domenicale solo per adempiere un "precetto" o per andare a ricevere "la Comunione", ma iniziare a sentirla come una responsabilità che ci tocca da vicino, per portare il nostro contributo personale a sfamare i tanti poveri del nostro tempo.

Secondo la bella testimonianza dell'apologista greco del II sec. S. Giustino, riportata più sotto, i primi cristiani, al termine della partecipazione eucaristica, come atto conclusivo della Eucaristia, compivano uno splendido atto di carità, che metteva in gioco concretamente anche la loro responsabilità personale.


In questo tempo di Avvento perché non mettere in cantiere di portare anche noi a Gesù "i nostri pani" con qualche opera caritativa a favore di chi ha fame?


La voce dell'Apologista e Martire S. Giustino

«La distribuzione e la partecipazione all'eucaristia raggiunge ciascuno, in quanto la si manda, per mezzo dei diaconi, ai non presenti. Chi è ricco e anche volenteroso, ciascuno liberamente, dà ciò che si raccoglie e viene consegnato al presidente, il quale se ne serve per soccorrere sia gli orfani che le vedove, sia gli ammalati che quelli altrimenti bisognosi, sia i carcerati che i forestieri di passaggio: per dirla in breve egli si prende cura di tutti coloro che si trovano nel bisogno»

Giustino, Prima Apologia 67, 5-6


Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it