Omelia (03-12-2015)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Mt 7, 21; 24-25

«Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia...».

Mt 7, 21; 24-25.

Come vivere questa Parola?

Gesù nel Vangelo di oggi ci dà una lezione di vita molto concreta. Egli ci dice, infatti, che non si accontenta delle nostre chiacchiere e delle nostre ‘pie' intenzioni: «Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio».

Non basta ascoltare la Parola e nemmeno pregare! Ciò che è veramente necessario è il "fare". Si tratta, cioè, di mettere in pratica o no la Parola di Gesù. Essa infatti, quando è accolta interiormente, diviene il fondamento su cui è basata la nostra vita cristiana, perché solo in essa è la nostra solidità, la nostra roccia.

«Chiunque ascolta queste mie parole e le fa (traducendo letteralmente il testo originale), sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia». La roccia non è la mia volontà, il mio lavoro, il mio darmi da fare: la roccia è unicamente la Parola di Dio.


Siamo nel tempo di Avvento, che mette in risalto il grande mistero dell'Incarnazione del Logos fatto carne: il Logos chiede di "farsi carne" anche nella mia vita!


I cristiani della fine del primo secolo - come è attestato dal testo patristico più antico riportato più sotto - avevano un senso acuto della "parola" come prassi, come fatto vissuto e concreto.


La voce del testo patristico più antico

«La tua parola (logos) non sarà menzognera né vuota, ma piena di concretezza (prassi).

Didaché 2, 5


Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it