Omelia (08-12-2015) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Con Maria Dio è il Veniente Avvento vuol dire venuta di Dio non soltanto nella celebrazione liturgica del 25 Dicembre, ma anche e soprattutto nella prospettiva di vita passata, presente e futura. Noi attendiamo infatti la venuta di un Dio misericordioso che è già venuto una volta nell'incarnazione di Cristo oltre duemila anni or sono, che viene tutti i giorni nel suo manifestarsi continuo nelle vicende della nostra vita e che verrà glorioso alla fine dei tempi per il Giudizio finale. Avvento è venuta di Dio e speranza dell'uomo. Noi infatti viviamo nella costante attesa (speranza) del Dio Veniente che si dipana dalla fede che ci radica fondamentalmente in lui. La speranza poggia sulla fede e da essa trae la sua origine (Moltmann) perché noi aspettiamo ciò che ancora non ci è dato di vedere espressamente, che vedremo in tempi futuri e inaspettati, ma che adesso ci è consentito riscontrare sol nella fede. A spiegare meglio tutto questo è Paolo: "Nella Speranza siamo stati slavati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza."(Rm 8, 24 - 25) La fede, che è il credere e l'aderire attivo in Dio amore e misericordia ci aiuta al momento a vedere cioè che vedremo al futuro inequivocabilmente e che per adesso aspettiamo fiduciosi: il Dio che Viene (che a sua volta è venuto e verrà). Fede, Speranza, Attesa, Perseveranza, sono tutte realtà che caratterizzano costantemente la vita del cristiano, che ci immergono continuamente nella vita in Dio e che al contempo ci inducono a vivere la con dedizione e prontezza la realtà presente quotidiana. Vivere tutti i giorni è un credere, sperare concreto. Ed ecco apparire a tal proposito, nel pieno del tempo di Avvento, la figura di Maria, che per volere del papa Pio IX sin dal 1854 .la Chiesa esalta dichiaratamente come Immacolata, cioè priva di ogni macchia di peccato, anche originale. Se alle parole dell'angelo Maria non avesse avuto fede nel Dio Altissimo e nei suoi progetti di amore nei confronti suoi e dell'umanità intera, non avrebbe coltivato la speranza e l'attesa di recare fra le braccia il Figlio di Dio incarnato in un Fanciullo. Non avrebbe sperato perseverando nelle lotte e nelle immancabili difficoltà della gravidanza, della gestazione e della successiva cura dello stesso Dio Bambino e non avrebbe atteso con pazienza, fiducia, partecipazione il Dio che stava nascendo in lei. La sua fede invece ha fatto sì che lei considerasse con attenzione le parole dell'Angelo che annunciava la novità della sua vita, che le riconoscesse come foriere di un annuncio non stralunato o immaginifico, ma come una vera rivelazione del Dio onnipotente, che concepisse di conseguenza di dover partecipare all'opera di redenzione nell'accoglienza del Figlio di Dio nel suo grembo materno. La fede ha fatto in modo che lei accogliesse e accettasse e che di conseguenza attendesse. Maria ha infatti di seguito vissuto la fiducia e la speranza che gli immancabili sacrifici che avrebbe comportato quella gravidanza inattesa non sarebbero stati vani, ma che si sarebbero concretizzati in una gioia inequivocabile per tutti: quella del Dio Bambino. Da parte di Dio però come sarebbe stato possibile realizzare l'incarnazione del Verbo nel suo grembo vergineo, se questo non fosse stato proporzionato all'Altezza e alla Perfezione che gli erano proprie? Come avrebbe potuto consentire che si incarnasse Dio Figlio in un luogo contaminato dal peccato e dall'imperfezione, fosse questa anche minima e irrilevante? Era necessario che nella sua onnipotenza questo grembo esile e dimesso venisse alla luce perfetto e incontaminato, ricco della pienezza della grazia. Tale è il ventre della giovane Maria, semplice abitante di un villaggio comune della Galilea, che l'angelo Gabriele, recante il divino messaggio dei propositi su di lei, definisce "piena di grazia" (kekaritomene), oggetto di ogni benevolenza divina e di ogni favore di gratificazione. Senza peccato insomma, neppure quello che accomuna tutti gli altri uomini figli di Adamo. Il teologo medievale Duns Scoto insegna che Maria, anch'ella destinataria della redenzione come tutto il genere umano, a differenza di tutti quanti noi è stata "preventivamente purificata" prima del tempo dal peccato originale, cioè preservata e tale è sempre stato l'insegnamento della Chiesa che soprattutto in Oriente sin dalla prima antichità ha esaltato la Vergine con l'appellativo Immacolata. E tale è stato anche l'intervento magisteriale di papa Pio IX che nel 1854 definì tale dottrina come Dogma universale di fede. Preservata, cioè resa immune ancor prima del suo concepimento: tutto è possibile a Dio, anche che per sua speciale grazia una fanciulla nasca senza alcuna lesione di peccato. Anche che concepisca il Figlio di Dio pur restando vergine, prima, durante e dopo il parto. Così si canta nello Stelllario a Lei dedicato durante la Novena nelle nostre chiese: "Da ogni macchia di peccato, del peccato originale, attuale e veniale fosti sempre preservata... E la tua verginitade fu poi senza corruzione. Non dovea patir lesione né restar contaminata..." canto che ricalca una credenza tradizionale che si tramanda da tanti secoli. L'illibatezza della Vergine, le meraviglie compiute in lei da Dio Padre, la divina manifestazione di onnipotenza e di grandezza che l'Altissimo ha esternato in lei, ci incoraggiano a credere e a sperare nelle promesse del Signore, il quale considera la fedeltà di chi persevera costantemente in lui e non lascia nessuno privo di ricompensa. In Maria noi siamo esortati a confidare in Dio e a sperare, lottando con perseveranza e senza resa nelle difficoltà della vita e nelle afflizione, senza mai arrenderci quando la testimonianza cristiana comporti recalcitrazioni e indifferenze da parte di altri o quando la nostra appartenenza a Dio ci procuri fastidi e pregiudizi. Insomma siamo chiamati ad aver fiducia anche quando ci colga l'impressione che sia del tutto inutile credere, sperare e perseverare. Occorre sempre andare avanti nonostante le circostanze ci presentino una condizione del tutto contraria alle promesse divine e considerare che Dio è pur sempre il Veniente, colui che noi attendiamo e nel quale speriamo e per il quale vale la pena spenderci senza sosta. Nel giorno che lui soltanto conosce giungerà per il giudizio finale e prontamente elargirà somme ricompense a coloro che avranno perseverato fino alla fine, ma come si diceva Dio viene ogni giorno e in ogni tempo come solutore risoluto dei nostri problemi: Dio viene presentandosi a noi egli stesso come nostra ricompensa e il suo mistero incute sempre fiducia e coraggio. Con Maria siamo quindi ulteriormente esortati alla fede e alla speranza e alla confidenza in un Dio retto e giusto. Che verrà presto e non tarderà. |