Commento su Michea 5,1-4; Luca 1,39-45
Siamo vicini a Natale, concentriamo i preparativi per vivere in forma sempre più autentica questa festa. E' una festa spirituale, cosa vuol dire? Vuol dire che il festeggiato è Gesù, è il suo compleanno, e noi lo festeggiamo se seguiamo il suo messaggio.
Il messaggio di Gesù si può sintetizzare in tre verbi: condividere invece di avere, scendere invece di salire, e mettersi a servizio invece di comandare.
Noi festeggiamo il compleanno di Gesù se in questi giorni in particolare condividiamo gratuitamente, scendiamo e ci mettiamo a servizio degli altri.
Concretamente, in questo periodo lo possiamo vedere meglio perché la società ci spinge verso degli obblighi sociali in occasione del Natale, che spesso sono falsi e non sentiamo affatto.
Siamo innanzitutto sinceri con noi stessi e lasciamoci traspotare solo dal buon senso e non da altre forme di "dovere o convenienza" che non esistono.
MICHEA 5, 1-4
La prima lettura di oggi è tratta dal profeta Michea, contemporaneo di Isaia.
Denuncia i falsi profeti, che rilasciano oracoli di prosperità a chi corrisponde loro un salario.
"Annunciano la pace se hanno qualcosa da mordere, ma a chi non mette loro in bocca niente dichiarano guerra."
L'interesse.. facciamoci un esame di coscienza, nel nostro piccolo, quanto agiamo per interesse personale?
Il messaggio che ci viene dal brano che leggiamo è: se dal "centro" (Gerusalemme) non si può ricavare niente di buono in termini di giustizia e fede autentica, il Signore si rivolge alla periferia (Betlemme), al piccolo villaggio dal quale sarebbe sorto il dominatore di Israele.
Non possiamo dire, cosa contiamo noi, siamo persone semplici, in che modo possiamo incidere sulla società, che sembra andare a finire male? Per la vita vera noi contiamo molto, ognuno nel suo piccolo, conta molto e molto possiamo fare.
L'immagine del parto della donna e degli esiliati che ritornano si ritrovano negli oracoli di restaurazione come in Isaia, in cui si legge: "Ecco la vergine concepirà e vi darà un figlio" (Is. 7-14) e ancora: "un resto ritornerà" (Is. 10-21).
Colei che dà alla luce i figli rappresenta ogni donna, che continua la vita, metafora di Gerusalemme, donna-madre, che riprende a vivere dopo il periodo della deportazione, della sterilità.
Michea annuncia che dopo un periodo di dominazione da parte di stranieri, ci sarà la restaurazione delle tribù di Israele e la stabilità di Dio alla parola data.
Il pastore di Israele riceverà il potere da Dio e lo potrà esercitare in virtù della sua forza.
Il risultato sarà la tranquillità e la pace per tutta la terra.
Il malgoverno dei capi ha generato sopraffazione e ingiustizia, chi segue i propri interessi e guadagni non può favorire il benessere del popolo.
Se i falsi profeti (che ci sono ancora oggi), pronunciano oracoli di pace solo verso alcuni, che possono permettersi una lauta ricompensa, tacendo la verità più scomoda ed esigente a riguardo dei doveri sociali, il pastore fedele sarà segno della vera pace, cioè del benessere complessivo dell'uomo, non più in lotta con Dio e i suoi simili.
Ognuno di noi per il fratello accanto dev'essere l'esperienza della pace, della giustizia e della fedeltà.
Michea descrive la conversione non tanto, o non solo, come mutamento della città, ma in un'ottica più dinamica, come una relazione rappacificante che lega Dio e la casa degli uomini, il principe della pace sarà il Dio-con-noi.
Ecco, questo occorre testimoniare con i fatti a Natale, che Dio è con noi e per questo anche noi compiamo le sue opere di pace e di giustizia: gli altri si devono accorgere!
LUCA 1, 39-45
Innanzitutto diciamo e ripetiamo che le narrazioni delle sacre scritture non vogliono essere una cronaca di quanto è successo, ma un messaggio di verità.
Oggi leggiamo nel vangelo di Luca il racconto del cammino di Maria alla casa di Elisabetta.
In questo racconto tornano alcune formule che si riferiscono ai racconti dell'Arca, quando l'Arca non aveva ancora sede fissa e veniva portata di casa in casa.
Poi si era deciso di portarla a Gerusalemme e Davide dice: "Com'è possibile che l'Arca del Signore venga a me?". Ecco questa formula viene ripresa da Luca a proposito della madre del Signore, che viene presentata come l'Arca.
Il messaggio che oggi la liturgia ci vuole trasmettere è che il dono di Dio, una volta accolto, esige di essere donato.
Maria, subito dopo il racconto dell'Annunciazione, in cui Maria ha accolto la Parola, si alza i si mette in cammino.
Questa Parola suscita vita, comunica una forza di vita, suscita energie nuove, difatti Elisabetta " è riempita di spirito".
Noi oggi possiamo regalare un libro, un giocattolo o un brillante, ma per natura non sono dono, sono altro, invece la vita è dono e per restare dono dev'essere offerta, altrimenti si perde.
Il secondo messaggio è la beatitudine della fede.
Cos'è la fede? E' aprirsi a ciò che è più grande di noi, alla forza di vita che contiene qualità umane ancora non espresse.
Importante è sintonizzarci ogni giorno con la forza della vita, avendo uno spazio di silenzio, con una messa a punto delle nostre antenne interiori, altrimenti prevalgono quelle dell'istinto, che sono guidata dalla volontà di "avere" e non di "condividere, di "salire" e non di "scendere", di "dominare" e non di "mettersi a servizio".
Infine il terzo messaggio è quello della gioia.
La gioia è l'espressione dell'armonia di tutte le componenti che la parola accolta crea nella persona.
Nasciamo molteplici, occorre armonizzare queste componenti di vita e da questa armonia e unione interiore nasce la gioia.
Se al saluto di Maria il bambino che era nel ventre della sua parente "sussultò nel suo grembo e Elisabetta fu riempita di Spirito santo" quale voce farà sussultare anche noi di gioia?
Siamo tutti importanti, ma è necessario che qualcuno ci faccia sentire tali: questo lo possiamo fare con gli altri!
L'evangelista scrive che Maria rimase con Elisabetta "circa tre mesi, poi tornò a casa sua".
Inizia un periodo nuovo.
Infatti la precisazione riguardo ai "tre mesi" è ripreso dalla storia d'Israele, quando "l'arca del Signore rimase tre mesi in una casa.
Luca vede Maria come la nuova "arca del Signore".
Come la presenza dell'arca fu causa di benedizione per tutta la casa che l'accolse, così Maria e il frutto benedetto del suo grembo sono fonte di benedizione per la casa di Zaccaria.
L'arca del Signore conteneva "le due tavole della Testimonianza", cioè il Decalogo, scritto su tavole di pietra.
Il figlio che Maria, nuova arca, contiene nel suo grembo, rivelerà un Dio che si manifesterà nell'amore incondizionato a ogni creatura.
Mentre il Decalogo era l'Alleanza tra il Signore e il popolo d'Israele, colui che nascerà da Maria stipulerà la nuova e definitiva Alleanza tra Dio e tutta l'umanità.
La grandezza di Maria sta nella sua fede, nel credere alle parole del Signore, che con la collaborazione degli uomini diventano stimolo di un radicale cambiamento della società.
La potente manifestazione dello Spirito che ora avvolge le due madri e i loro figli, trasforma la loro esultanza in un inno di lode, dove le loro voci si fondono nel cantico del Magnificat.
La proclamazione del Vangelo a tutti i popoli farà conoscere il Padre, il vero volto di Dio.
Ciò produrrà l'eclissi di altre divinità e la caduta di regimi oppressori.
Augurandovi un Natale che sia centrato sul festeggiato, ricordandoci il suo messaggio di condivisione, di discesa e servizio a chi ci è vicino o a chi avviciniamo, vi abbraccio e alla settimana prossima.
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