Omelia (08-12-2015)
don Maurizio Prandi
La Parola e la Casa

Ancora stupiti dall'ascolto domenicale, che ci ha consegnato una volta di più il volto di un Dio che spiazza e che ribalta i criteri prettamente umani (l'incontro tra la Parola di Dio e l'uomo non avviene in luoghi speciali, particolari ma poveri, inconsueti), ci poniamo in ascolto dei brani che la liturgia della Solennità dell'Immacolata ci propone.

Siamo in continuità con quanto ascoltato due giorni fa e il collegamento viene fatto dalla Colletta, che ci ricorda che Maria è dimora, casa di Dio e della sua Parola. In Giovanni, nel deserto, la Parola di Dio ha trovato una casa, così in Maria, che non abitava nel deserto ma che ci ricorda che le scelte di Dio, nella loro distanza dall'usuale, dal solito, non sono per niente scontate e non possono che riempirci di meraviglia. Il percorso, come ogni anno, avviene attraverso il libro della Genesi, la lettera di Paolo agli Efesini, il vangelo di Luca.

Siamo ancora una volta in totale sintonia con il cammino che papa Francesco fa fare alla sua chiesa, chiamata a rivelare il volto misericordioso del Padre. Quale parola può riassumere meglio la prima lettura che abbiamo ascoltato se non la parola misericordia? La risposta di Dio alla vicenda di Adamo ed Eva infatti, non è stata la condanna, ma una promessa, la promessa che quella stessa fragilità di carne di donna sarà carne-madre di tutti i viventi. Mi pare importantissimo questo: le parole del libro della Genesi ci aiutano ad andare contro la retorica spaventosa (alimentata da più parti anche nella chiesa), che vede la donna come sede propria della tentazione e della seduzione maligna! Qui viene detto tutto il contrario: sembra che proprio a lei sia affidato il compito storico di una generazione nuova, come esito finale di una lotta tra lei e il serpente. Conferma di questo è il fatto che contrariamente a quanto detto ad Adamo, i due non muoiono, e per loro non c'è neppure una parola di maledizione, ma solo per il serpente; tutto il contrario: l'uomo può guardare in viso la donna e chiamarla Eva, cioè Vita, vivere, madre dei viventi
lo sapete: Dio ha fatto per loro tuniche di pelli in un ultimo gesto di compassione e di servizio. Lego l'idea di Immacolata Concezione al dono della fortezza, all'essere pienamente donna di Maria. Fortezza per me non vuol dire semplicemente forza, ma anche radicalità e fermezza e coraggio. Sono idee che raccolgo ancora da meditazioni fatte nel passato ma che continuano a piacermi molto: Chi è più forte? Adamo con la sua paura e il suo nascondersi, o Maria con il suo turbamento e il suo dire: Eccomi? Adamo si nasconde, non solo. A Dio che lo chiama fatica anche a rispondere e quando risponde non esce dal suo nascondiglio. Quante volte non mi assumo la responsabilità perché decido di restare nascosto, perché non esco allo scoperto e quanti modi ci sono per restare nascosti e de-responsabilizzarsi, come ad esempio quando si riportano cose dette da altri e quelle stesse cose usiamo, sfruttiamo a nostro uso e a nostra soddisfazione personale. Alle volte siamo così piccoli da nasconderci dietro ai "mugugni" (o presunti tali) degli altri per poterci giustificare. C'è un altro modo, però, simile a questo e che molto semplicemente definiamo come lo scarica-barile, il dare la colpa ad un altro, il colpevolizzare qualcuno. In questo senso allora, chi è più forte? Adamo che gioca a scaricare la responsabilità su Eva o Maria che accetta la responsabilità di una maternità che immediatamente appare qualcosa di impossibile, di troppo grande? Chi è più forte? Adamo, che scaricando addirittura su Dio la responsabilità non riconosce più in Eva un dono (diventa: la donna che tu mi hai posto a fianco...), oppure Maria che accetta di fondare la propria vita sulla fragilità della parola di Dio (avvenga per me quello che hai detto)?

Dalla Vergine nascerà colui che il Battista (e lo ascolteremo nel vangelo domenica prossima), definisce come più forte di me, forte anche qui nel senso della fortezza e non nel senso dei muscoli, forte perché fonderà la propria vita terrena sull'umiltà, sulla fragilità, sul dono, sulla disponibilità, sul servizio, sull'accoglienza: tutti valori che, se ci pensate bene, possiamo riscontrare facilmente in Maria. La cosa più bella a mio parere è questa: che da quella storia di peccato, ovvero di lontananza da Dio non nasce una condanna, ma nasce la storia della Salvezza, la storia della compassione e della misericordia di Dio con gli uomini: la storia della vicinanza di Dio, che in Gesù ha il suo compimento.

Una conferma a tutto questo ci viene, a mio avviso, dalla seconda lettura, nella quale Paolo fa entrare in scena tutti gli uomini (E. Ronchi). Ognuno è chiamato ad essere santo ed immacolato. Paolo però, vuole dirci cosa significa essere santi e immacolati, sa bene che il rischio è quello di continuare ad avere un'idea di immacolatezza legata soltanto alle statue, o ai dipinti, o alle immaginette: lega la santità e l'immacolatezza alla carità, alla concretezza della carità. Ieri sera, nella semplicità della condivisione della Parola di Dio, ci dicevamo proprio questo parlando della certezza che muoveva Giovanni - Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio: - fondamentali sono le parole, le riflessioni, le condivisioni, altrettanto però lo sono i coinvolgimenti, la vicinanza, lo spendersi della carità. Fondamentale è, come Maria, fondare la propria vita sulla fragilità della Parola di Dio; pensate: Dio, che è parola fragile si affida alla carne umana, alla sua fragilità. Da queste fragilità nasce qualcosa di forte ed incrollabile, capace di resistere al male e di vincerlo, schiacciando la testa al serpente. Ogni gesto di bene, ogni gesto di amore, per quanto piccoli e poveri hanno dentro di se questa forza. Soltanto per questa intuizione è valsa la pena uscire di casa ieri sera per mettersi in ascolto del vangelo. Gioisci! Il Signore è con te! ha detto l'angelo a Maria e Maria ha portato immediatamente la stessa parola a sua cugina Elisabetta: quello che mi ha detto Dio attraverso l'angelo te lo restituisco: in questo tuo momento così difficile, di grandi domande e di grandi speranze vengo a dirti che "io sono con te". Quando è che una vita è santa ed immacolata allora? Quando è capace di dire, di fronte a qualsiasi necessità, come Maria, io sono con te! (Casati). Credo che sia il modo più bello di annunciare il volto di Dio: il Signore è con te, è la promessa di una presenza, di una vicinanza, di un accompagnamento, di una benedizione. Nella vita di Maria, nella vita di ogni uomo e di ogni donna si può compiere così il cammino della misericordia di Dio.