Omelia (13-12-2015) |
don Giacomo Falco Brini |
E noi cosa dobbiamo fare? "Che cosa dobbiamo fare?" (Lc 3,10), si chiedono le folle, i peccatori e i pubblicani insieme ad alcuni soldati giunti davanti a Giovanni nel deserto. Ed è anche quello che ci chiediamo noi, giunti da Giovanni alla terza domenica di avvento, sperando di aver fatto un po' di deserto dentro di noi. E' importante porsi questa domanda. Diversamente si vive la propria fede da "addetti ai lavori", come quei personaggi dei vangeli (scribi, farisei, sacerdoti, dottori della legge ecc.) così sicuri di sé che non solo non si lasciano interpellare, ma nemmeno interessare dalle parole di Dio. Costoro infatti non andarono da Giovanni, su cui venne la Parola di Dio (Lc 3,2). Ci andranno soltanto quando, temendo che Giovanni in qualche modo potesse pregiudicare la loro autorità, invieranno una loro delegazione a interrogarlo sulla sua identità (Gv 1,19ss.). Le letture domenicali e l'inizio del Giubileo straordinario ci offrono la prima risposta. La prima cosa da fare è aprire il nostro cuore alla gioia di Dio. E' quello che ci raccomanda il profeta Sofonia, poi S.Paolo, poi il profeta Jorge da Buenos Aires, alias Francesco vescovo di Roma e papa della la Chiesa di Dio. Notate bene: la gioia di Dio, cioè quella che viene da Lui e che ha il potere di cambiare la nostra vita. Perché la gioia di Dio coincide esattamente nel farci grazia ogni giorno, nel perdonarci e offrirci la sua immutata e infinita misericordia. Questo Giubileo, è un momento privilegiato, perché la Chiesa impari a scegliere unicamente "ciò che a Dio piace di più". E, che cosa è che "a Dio piace di più"? Perdonare i suoi figli, aver misericordia di loro, affinché anch'essi possano a loro volta perdonare i fratelli, risplendendo come fiaccole della misericordia di Dio nel mondo. Questo è quello che a Dio piace di più!...Il Giubileo sarà un tempo favorevole per la Chiesa se impareremo a scegliere "ciò che a Dio piace di più", senza cedere alla tentazione di pensare che ci sia qualcos'altro che sia più importante o prioritario. Niente è più importante di scegliere "ciò che a Dio piace di più", cioè la sua misericordia, il suo amore, la sua tenerezza!... (Papa Francesco, Udienza Generale del 9.12.2015). Dunque nel "gaudete" di questa domenica di avvento, prima di tutto, dobbiamo chiederci: è diventato per me causa di gioia riconoscermi peccatore davanti al Signore Gesù? Mi sento accolto/a dal suo personale amore, mi sento portato/a sulle sue spalle? E' giunta nel mio cuore la sua gioia di avermi ritrovato/a? Sento il bisogno profondo di tornare sempre da Lui, per invocare misericordia sulla mia vita e quella altrui? Ma soprattutto, credo davvero che Egli è Misericordia, che ciò che gli piace di più è appunto ricoprirci di misericordia e che non c'è niente di più importante per Lui di vedermi impegnato a diventare a mia volta misericordioso/a? Sono domande per niente scontate. Rimango sempre molto colpito da quei fratelli e sorelle che spacciano coloro che camminano su questa strada, in primis il papa, come persone deboli e ingenue, a cui mancano persino gli attributi. Non so quale immagine di Dio e della sua chiesa governi questo modo di pensare e di parlare ma, facendo eco alle parole di Francesco, mi vengono in mente le parole di S. Paolo ai Corinzi: ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini (1 Cor 1,25). Forse siamo già caduti nella tentazione di andar dietro a un Dio fatto a nostra immagine e somiglianza, forse siamo già caduti nel credere che ci sia qualcosa di più importante e prioritario, nella nostra fede, di credere nella misericordia di Dio e nell'imparare a essere misericordiosi. Allora ecco Giovanni venire in nostro aiuto, affinché non ci imbrogliamo in questo tempo di avvento. In fondo anche a lui chiedevano, in quel "che cosa dobbiamo fare?", cosa c'era di più importante da praticare. Nelle tre risposte che il Battista da a questa domanda, la prima riguarda due opere di misericordia corporale: chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha e chi ha da mangiare, faccia altrettanto (Lc 3,11). Poi il richiamo all'onestà, al rispetto delle persone, al sapersi accontentare di quanto abbiamo, al non approfittarsi degli altri. Un evidente primato, quello della misericordia, anche in chi, come Giovanni, ancora non aveva una piena rivelazione di del volto di Dio. Ma soprattutto, una cartina di tornasole per verificare il proprio rapporto con il nostro meraviglioso Dio così ricco di misericordia nei nostri confronti. Se davvero credo che il volto del Dio in cui credo è questo, non posso non sentire, come un appello urgente, di dover diventare misericordioso con gli altri: questo è molto concreto! La parabola del Buon Samaritano docet. E allora per concludere, una breve storia di una samaritana dei nostri tempi: un uomo è entrato in un supermercato ed ha rubato il portafoglio ad una donna, la quale, invece di chiamare subito la polizia, ha fatto qualcosa di imprevedibile. L'uomo è rimasto talmente spiazzato dal suo gesto tanto da restituirle il portafoglio. La protagonista di questo incredibile episodio si chiama Jessica Ealves, ha 4 figli e vive a Guthrie, in Oklahoma (USA). Come ogni settimana, Jessica è andata al locale supermercato per fare la spesa, quando si è accorta che un uomo la stava seguendo in modo sospetto. Poco dopo, Jessica si è accorta che dalla borsetta mancava il suo portafoglio: sicura che fosse stato lui, ha deciso di non chiamare la polizia, ma di risolvere il problema a modo suo. "In una corsia affollata di gente, mi sono avvicinata a lui", ha raccontato Jessica. "Di solito sono impulsiva, ma in quel momento ero molto tranquilla. Gli ho detto: senti tu hai qualcosa che mi appartiene. Ti do la possibilità di scegliere. Se mi restituisci il portafoglio, non solo ti perdono ma ti pago anche la spesa". Il messaggio sottinteso era chiaro: se invece non mi ridai il portafoglio, chiamo la polizia. "Ha messo la mano in tasca e mi ha restituito il portafoglio. Mentre prendeva il cibo che gli serviva dagli scaffali, mi ha chiesto scusa almeno una ventina di volte. E mentre ci avvicinavamo alla cassa, ha cominciato a piangere. Mi ha detto che era disperato". L'uomo, che continuava a ringraziare Jessica per averlo aiutato e perdonato, ha comprato generi alimentari per un totale di 27 dollari. "Di solito non porto mai contanti, ma quel giorno avevo giusto 28 dollari nel portafoglio. L'ultima cosa che mi ha detto è stata: "Non dimenticherò mai questa serata. Sono davvero disperato, ho dei figli, mi vergogno e mi dispiace tantissimo". "Qualcuno mi ha criticato, perché non l'ho denunciato, e forse ha ragione", ha spiegato Jessica, "ma a volte credo che la cosa giusta da fare è dare a qualcuno che ha sbagliato una seconda possibilità per non perdere la propria dignità. Quando avevo sette anni, io e mio fratello abbiamo perso nostro padre, ma ricordo che mi diceva sempre: non importa cosa diventerai da grande, ma ricorda che dovrai sempre essere gentile con tutti". |