Omelia (13-12-2015) |
don Roberto Rossi |
Chi ha due vestiti, chi ha da mangiare... Abbiamo delle parole grandi nella liturgia di oggi: La gioia e l'amore, la gioia e l'impegno; l'impegno e l'amore che danno la gioia vera. Quali i motivi della gioia? Il Signore ha perdonato e perdona peccati, vuole perdonare tutti chiamando a conversione, a vita nuova, a vita buona. "Il Signore è in mezzo a te, è un Salvatore potente". Il vero motivo della gioia: il Signore è vicino!. "Siate lieti, sempre, ve lo ripeto, siate lieti: il Signore è vicino". Quanto è importante affrontare le situazioni e i problemi della vita con la luce della fede! E' importante essere sereni, avere fiducia, non scoraggiarsi. Il Signore è vicino, con noi c'è il Signore, Lui sa di che cosa abbiamo bisogno. Anche nei momenti più difficili, vogliamo credere e sperimentare che è un Salvatore potente e farà tutto per noi, anche al di là delle nostre attese. E il messaggio del vangelo ci indica la strada della gioia che consiste nell'amore al prossimo e nella fedeltà ai nostri doveri. Il vangelo parla dei gesti concreti della conversione. A Giovanni si rivolgono anche persone fuori della legge ebraica: pubblicani, soldati. Ha una parola per tutti, e molto pratica Giovanni Battista ci dice come dobbiamo vivere l'Avvento, come dobbiamo vivere davanti al Signore, nell'attesa di Lui, come dobbiamo vivere la vita, nella scelta dei valori fondamentali. Alla domanda: Che cosa dobbiamo fare? Egli risponde: "Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha e chi ha da mangiare faccia altrettanto". Quale concretezza se vogliamo vivere la conversione del cuore e della vita, se vogliamo vivere la giustizia e dare dignità e possibilità di esistenza a chi ci è fratello, ovunque si trovi! "Possiedo ciò che ho donato", ha scritto qualcuno. Sulla terra possiedo ciò che ho messo in banca; per la vita eterna, possederò ciò che ho messo nella banca di Dio, che è il prossimo: la famiglia (la sana cura della famiglia), gli altri (le situazioni che incontro e nelle quali posso intervenire), i poveri e i sofferenti (presenza specifica di Cristo). Come è attuale e necessario questo richiamo nel mondo di oggi, in tante situazioni vicine e lontane! Il mondo vive le forme più gravi dell'ingiustizia: i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri (o impoveriti, a causa dello spreco dei ricchi). Come cristiani siamo chiamati per primi alla conversione, cioè a servire la verità e la dignità di ogni vita, di ogni persona. Siamo chiamati a vivere la sobrietà, per non lasciarci scivolare nella logica del consumismo e dello spreco, per imparare a condividere con gli altri quanto abbiamo. Abbiamo anche il dovere di denunciare, richiamare, testimoniare, perché il mondo cambi rotta, anche se può sembrare impossibile (ma nulla è impossibile a Dio e agli uomini di buona volontà). Possiamo farlo anche con piccole azioni concrete: solo così possiamo sentirci "uomini" e "cristiani". "Chi ha due tuniche..." "E' dando che si riceve..." dice la preghiera di S. Francesco. Ognuno deve compiere bene il proprio dovere. Giovanni, ai pubblicani, risponde: "Non esigete nulla di più di quanto è dovuto" Ai soldati ricorda di accontentarsi delle proprie paghe e quindi di non fare violenza per i propri interessi. "Dopo di me viene uno che è più grande di me". E' il momento in cui si vede la grandezza e l'umiltà di Giovanni Battista. Non è venuto per sé, non ha attirate le persone a sé, ma le ha preparate per il Cristo e ora gliele vuole affidare. Sentirà anche lui le strette al cuore dell'istinto umano, ma sa gioire perché seguono Gesù, il vero Salvatore, come faranno anche due dei suoi discepoli. La conversione è preparazione del cuore, è vivere in questo tempo con particolare intensità i sacramenti: la confessione, la S. Comunione, che è il Signore Gesù in noi e noi in Lui; il Signore Gesù che mi spinge e mi dà la forza di condividere la tunica e tante altre cose con chi non ne ha, ad essere misericordia per i fratelli. |