Omelia (13-12-2015) |
Omelie.org - autori vari |
COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di don Marco Simeone Questa è la domenica in cui bisogna rallegrarsi e, badate bene, questo è un annuncio di fede in un tempo in cui ci vuole proprio tanta fede... Certo questa è un'epoca di sofferenze, di insicurezze e di paure (aggiungendo che questa etichetta vale un po' per tutti i secoli), ma non solo di questo. La parola di Dio è come se fosse una grande lente di ingrandimento che ci fa vedere la realtà senza veli, nella sua totalità, specialmente quella parte in cui facciamo fatica perché troppo brutta o troppo bella. Si, perché anche una cosa bella può farci paura quasi più di una brutta, per la paura di aprirsi alla speranza e poi rimanerci male. Rallegrarci oggi, come viene annunciato dal profeta Sofonia, è perché il Signore è in mezzo a noi; il "castigo", la condanna è stata scontata perché non siamo più lontani da Lui, non siamo persi dentro di noi e nelle nostre paranoie. Il nostro farci del male (perché il peccato è farsi del male!) non è stato capace di allentare la morsa del Padre che ci tiene avvinti a sé, proprio come fa un genitore attento verso un figlio piccolo che fa di tutto per farsi male. "Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore, si rallegrerà per te con grida di gioia, come nei giorni di festa" sono belle parole, magari si realizzassero! Ma come fare? Solo quando desideriamo veramente questo incontro, capiamo l'importanza di questo annuncio e ci viene la voglia di fare il possibile per renderlo reale. Se uno ci dice di comportarci bene, tendiamo a rispondergli come fanno gli adolescenti, con un tono tra lo svogliato e il piccato, dicendo che noi già facciamo tanto, che non abbiamo tempo, che tanto, fondamentalmente, non ci interessa cambiare, e per questo ogni invito è vissuto con insofferenza. Il Vangelo ci racconta di "tipacci" che chiedono loro a Giovanni Battista cosa fare per far pace con Dio, nessuno li ha spinti, nessun bon ton spirituale o noia, ma i morsi della vita e la promessa, in mezzo a tante invettive, di un possibile perdono. Allora leggiamo che le folle (gente normale), pubblicani (strozzini e collaborazionisti dei romani) e addirittura soldati (i violenti del tempo) sono loro che chiedono cosa fare, perché vorrebbero rimettersi in cammino, vorrebbero poter fare qualcosa di buono. La prima seria riflessione ce la offrono proprio loro, persone che avevano sbagliato molto nella vita che però volevano camminare: e io? Ho mai chiesto col cuore cosa fare? Oppure ho fatto come quello che entra all'ultimo istante possibile per vivere meno Messa possibile? Ho chiesto e ascoltato la risposta o mi sono fermato all'atto del chiedere? È la vita che ci mette davanti a delle scelte: o ci apriamo al Signore, nostra salvezza, e impariamo a desiderare la vera libertà, o ci chiudiamo in noi stessi, con la tristezza e la disillusione che ci scortano. Cosa fare: 1° livello (le folle=per tutti) CONDIVIDI, ciò che sei e ciò che hai, cioè la tua vita è un talento, un dono, che devi impegnare perché le persone accanto a te possano vivere. Solo se ti doni la tua vita ha un senso. 2° livello (pubblicani= peccatori che calpestavano le vite dei poveri per accumulare ricchezze, l'idolatria del possesso come via per vivere) SIATE GIUSTI E ANDATE ALL'ESSENZIALE. Andare all'essenziale svela come l'accumulo è idolatria e menzogna: menzogna perché non è dei soldi che ho bisogno per vivere, idolatria perché ripongo nei soldi la certezza per poter vivere, sapendo di fare una cosa inutile e, che per di più, mi fa schiacciare il fratello. Quanta vita buttata appresso all'idolo del lavoro, quante ore rubate ai propri cari e a se stesso, quanti compromessi per una posizione migliore al lavoro. Quante vite mascherate per elemosinare un po' d'affetto, quante famiglie insidiate dalla paura del donarsi e un rinchiudersi in se stessi che può portare poi al tradimento. E la lista potrebbe essere molto lunga. Al contrario sii giusto, sii te stesso, rientra in te stesso e scopri che non di solo pane vive l'uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. 3° livello (militari= i violenti, perché in quell'epoca funzionava così, purtroppo, un diventare piano piano come Caino) SII IL CUSTODE DEL TUO FRATELLO, non Caino che uccide e schiaccia, ma come Gesù che è venuto per salvare chi era perduto. Questi 3 atteggiamenti sono il frutto dell'incontro con Dio, è il fuoco dello Spirito Santo che, come il roveto ardente brucia senza consumare, così dà forza senza essere violento, anzi ci insegna a vivere nella pace vera. Il natale che si avvicina è un incontro con Qualcuno che mi trasforma, addirittura mi fa diventare Suo messaggero, perché se riuscirò a trattare così gli altri, allora sarà facile credere che Dio è salvatore, perché si vedrà la mia vita salvata. Rallegriamoci perché la nostra liberazione è vicina, basta aprire il cuore e imparare a desiderare il pane vero, l'acqua viva, il cibo che non perisce. In fondo abbiamo ancora quasi 2 settimane, di tempo ce n'è... non sprecarlo! |