Omelia (20-12-2015) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Beata te che hai creduto Tra i segni a conferma della verità di quanto ha annunziato a Maria, l'angelo ha dato la gravidanza della cugina Elisabetta, già avanzata negli anni. Maria allora intraprende un primo viaggio apostolico che esprime una atto di fede nella parola del divino messaggero, ma anche uno squisito servizio di carità. Si reca quindi da Nazareth alla zona montagnosa della Giudea. Viaggio lungo e faticoso specialmente per una donna incinta. La liturgia ricorda la visitazione della Vergine Maria a conclusione del mese di Maggio, tra il 25 marzo, annunciazione e la nascita del Battista 24 giugno, più vicina agli avvenimenti. Maria, quale tempio di Dio, porta nel suo grembo il Verbo incarnato che mostra la sua forza dinanzi a Elisabetta che è piena di Spirito Santo e nel bambino che avverte la presenza del suo Dio a cui fa festa sobbalzando nel grembo materno. Elisabetta risponde al saluto di Maria con le parole con cui siamo soliti pregarla: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo. Insieme ad un atto di fede e di umiltà si domanda: a che debbo che la madre mio Signore venga a me?... E' beata colei che ha creduto all'adempimento delle parole dl Signore." Vengono così lodate la docilità di Maria all'annunzio dell'angelo e la sua fede nel grande mistero, portato alla sua conoscenza dallo Spirito. Maria risponde con il celebre canto del Magnìficat in cui riconosce che tutti i benefici vengono dal Signore, è lui l'autore di ogni bene, e a lui si deve ogni lode, gloria e ringraziamento perché nella sua infinita bontà si è degnato di riguardare la umiltà della sua serva. Così da Maria che ci dona Gesù Salvatore, impariamo a non gloriarci delle doti naturali o dei doni dello spirito come se fossero nostra proprietà, ma ad attribuire ogni lode a Dio che nella sua bontà distribuisce a chi vuole i suoi doni per la salvezza personale e per l'edificazione della comunità. |