Omelia (25-12-2004) |
don Remigio Menegatti |
Tutta la terra ha veduto la salvezza del Signore (171) Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature La prima lettura (Is 52, 7-12 ) parla di un annuncio di gioia recato da messaggeri che portano una bella notizia. Racconta di sentinelle che svegliano il popolo e avvertono dell'arrivo del Signore. CIò diventa motivo per cantare la gioia. Un canto che parte dalle rovine di Gerusalemme e si allarga progressivamente per raggiungere tutti i popoli, perché la salvezza di Dio è per ogni uomo. Questo dono si realizza lungo la storia e arriva alla sia conclusione quando la "Parola di Dio", che era con lui da sempre, è diventata un uomo, nato a Betlemme per rendere tutti gli uomini figli di Dio. È la luce che splende in mezzo alle tenebre per illuminare quanti si lasciano coinvolgere in questo annuncio di gioia (vedi Gv 1,1-18). Una luce che illumina il mondo intero, e sveglia tutti i popoli. Salmo 97 Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. Il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia. Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa di Israele. Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio. Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia. Cantate inni al Signore con l'arpa, con l'arpa e con suono melodioso; con la tromba e al suono del corno acclamate davanti al re, il Signore. l salmi fanno eco ai fatti della vita, accompagnano il momento del dolore e della gioia, stimolano a chiedere perdono e invitano a dire grazie. Parole umane suggerite da Dio per dire al Padre i sentimenti che sono nel cuore dei figli. Parole spesso arricchite dalla musica e accompagnate da vari strumenti. Infatti i salmi venivano spesso cantati, usando gli strumenti musicali più disparati. Qui se ne ricorda alcuni: arpa, tromba e corno che producono un suono melodioso. Il salmo 150 parla anche di corde, flauti e cembali. Ci sono tanti fatti per cui dire la lode di Dio; alcuni di questi sono tanto importanti da richiedere di inventare parole e musiche nuove per celebrare questa sorprendente scoperta. Si tratta infatti di un canto nuovo, che nasce come risposta a un fatto nuovo, un evento sorprendente che manifesta la potenza di Dio. Lui è Padre tanto del Bambino che è nato, quanto di ogni fratello di questo Bambino. Un bambino che realizza la salvezza e la rende visibile fino ai "confini della terra", in modo che nessuno rimanga escluso. Questo annuncio di gioia è per tutti popoli, proprio perché la salvezza non è un evento solo per pochi fortunati che vivono nella campagna attorno a Betlemme, e neppure solo nella città santa di Gerusalemme. Ogni uomo, dovunque viva, può ascoltare un canto nuovo che coinvolge tutti in una gioia senza fine. Un commento per ragazzi Anche quando non c'erano le mail, che oltre al testo, alle immagini, possono contenere delle musichette, c'erano già i biglietti che, nell'aprirli, mettevano in funzione un semplice sistema elettronico che accompagnava le parole scritte con un gingle a tema. Niente di nuovo, se pensiamo che nella notte stessa della nascita umana del Figlio di Dio terra e cielo si uniscono in un canto di lode. Lo intona il cielo "una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio" cantando "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace agli uomini che egli ama". A questo primo coro rispondono subito i pastori, che vanno a Betlemme e, dopo aver contemplato il bambino, "se ne tornarono glorificando e lodando Dio". Già in quella notte il loro canto arriva alle case di Betlemme, e nei giorni seguenti a Gerusalemme, e perfino al castello di Erode. È portato in queste stanze così serie da alcuni Magi, che si fermano dal re per domandare dove è nato il bambino annunciato in cielo da una stella, la loro guida in quel lungo e interessante cammino. Nessun vangelista ce lo racconta, ma pensiamo che la grandissima gioia provata da questi esperti del cielo si sia tradotta anche nel canto, con parole sconosciute agli Ebrei; canto che, quando "fecero ritorno al loro paese", è risuonato a migliaia di chilometri di distanza. Così, proprio i "confini della terra", ovvero i paesi lontani da cui erano partiti, hanno potuto partecipare a questa grande gioia, magari suonando altri strumenti ancora sconosciuti a Betlemme. Il tempo di Natale è segnato dai canti tradizionali e dai nuovi gingle. Li sentiamo come sottofondo nelle piazze illuminate a giorno, nei grandi magazzini, le nuove "cattedrali" che si riempiono sempre, e soprattutto in queste settimane. Li eseguiamo noi stessi per le strade del paese e del quartiere quando andiamo a "cantare la stella", vestiti da angeli o da pastori. Non portiamo con noi arpe e corni, ma chitarre e qualche flauto dolce; i più fortunati anche fisarmonica e magari la zampogna. Ciò che conta è avere dentro al cuore una gioia grande, e desiderare di condividerla perché è molto di più di una mail, inviata da un amico che copiamo per mandarla a tutti gli indirizzi dell'agenda elettronica. Magari abbiamo amici in tante parti del mondo; a loro possiamo e dobbiamo portare questo annuncio di gioia...senza dimenticare chi vive vicino a noi, nella nostra casa, nell'appartamento di fronte al nostro, incontriamo a scuola, o sulle piste da sci in questi giorni di vacanza. Un suggerimento per la preghiera Signore sei tu il canto nuovo, sei tu il motivo della gioia, il vero protagonista della festa. Noi cantiamo a te la nostra gioia perché tu sei nostro fratello e salvatore, tu sei la Parola che ci racconta di Dio e del suo amore per tutti gli uomini. Ci sono nostri fratelli che ancora non sanno di te, non ti conoscono, non ti incontrano. Donaci di cantare la nostra fede per lodare te, ringraziare il Padre che ci rende suoi figli, e far sapere a tutti la notizia della tua presenza in mezzo a noi. Non siamo angeli, e neppure dei pastori, ma possiamo sempre esprimere la nostra gioia per i tuoi doni. Anche il nostro canto risuona sulla terra. E non solo oggi. |