Omelia (20-12-2015) |
mons. Antonio Riboldi |
Beata te che hai creduto A Fatima, se si è avuta la gioia di andare, ricorderete come sul frontale della basilica campeggiano le parole di Elisabetta a Maria: ‘Beata te, che hai creduto'. Sono le stesse parole che Elisabetta rivolge nel Vangelo di oggi a Maria, che va a visitarla dopo l'annuncio dell'Angelo. Maria ed Elisabetta, due donne che Dio aveva preparato e formato dall'eternità, in quel preciso piano di amore e di salvezza a cui siamo chiamati anche noi, tutti gli uomini, seppure in maniera diversa. La Madonna era giovane, giovanissima. La sua vita doveva essere così modesta, in quell'angolo sperduto, che era il villaggio di Nazareth, che la sua presenza non era avvertita da alcuno, tranne che da Dio che la custodiva, fino al tempo dell'Annuncio. E Maria, immediatamente, come è lo stile delle persone umili che non danno spazio a inutili bagliori umani, si rende disponibile, non per ragionamenti umani, ma affidandosi alla fede. Lontano da lei, Elisabetta, non più giovane, sicuramente aveva offerto a Dio la sofferenza per la sua sterilità. Non aveva ancora, forse, capito che i tempi di Dio non sono i tempi degli uomini. Anche lei lo viene a sapere inaspettatamente dalla bocca dell'Angelo, messaggero di Dio, che fa partecipe il marito in preghiera del disegno dell'Altissimo: sarà madre di Giovanni il Battista, il Precursore del Messia, Gesù di Nazareth. L'incontro delle due donne diventa così l'incontro di due ‘annunci dal Cielo': l'incontro di due atti di grandissima fede, che le renderanno protagoniste di promesse divine. Questi due atti di fede si incontrano nella visita di Maria alla cugina Elisabetta, dove hanno la conferma che è proprio vero quello che Dio ha annunciato. Così racconta l'incontro l'evangelista Luca: "In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: ‘Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento della parola del Signore!'. Allora Maria disse: ‘L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l'umiltà della Sua serva'. (Lc. 1, 39-48) E così, ‘due povere donne' agli occhi del mondo, che non attendevano e non chiedevano chissà quali segni particolari da Dio, per sentirne la Presenza, divengono, per il loro disinteresse, generosità, apertura vicendevole, ‘luogo' della manifestazione stessa di Dio. Ai fedeli raccolti nei Giardini Vaticani per la recita del Rosario, a conclusione del mese di maggio del 2014, Papa Francesco ha suggerito un nuovo titolo con il quale rivolgersi alla Madonna: "Ci dice il Vangelo che, dopo l'annuncio dell'Angelo, lei è andata in fretta, non ha perso tempo, è andata subito a servire. E' la Vergine della prontezza, la Madonna della prontezza... Subito è pronta a venire in aiuto a noi quando la preghiamo, quando noi chiediamo il suo aiuto, la sua protezione a nostro favore. Nei tanti momenti della vita nei quali abbiamo bisogno del suo aiuto della sua protezione, ricordiamo che lei non si fa aspettare: è la Madonna della prontezza, va subito a servire". Maria viene in nostro aiuto, per far sì che ne seguiamo l'esempio. Questo episodio evangelico ci richiama al nostro dovere di carità, di farsi vicini o visitare tanti, per portare serenità e gioia. Soprattutto verso chi non sta bene o è afflitto. È tempo di aprirci all'Amore che Dio ha per noi, per poi donarlo agli altri, come fu per Maria SS.ma con S. Elisabetta. È tempo di generosità, di accoglienza, di solidarietà. Un sorriso, una mano che si apre ai poveri, un atteggiamento di tolleranza, che diviene accoglienza, verso chi già è più fragile, perché si sente ‘straniero in terra straniera', e i tanti infiniti modi di dire, anche ai più vicini, che li si ama, che siamo contenti di essere amati, diventano il grande annuncio: Gesù viene, Gesù è venuto, Gesù verrà nella Sua Gloria! ‘Prepariamo la via, raddrizziamo i nostri sentieri', amandoci vicendevolmente e di vero cuore. E' la via giusta, infallibile, che fa sussultare Dio, che è nascosto in tanti fratelli e sorelle, attendendo di nascere, grazie anche al nostro amore, che diviene segno e rivelazione dell'Amore Misericordioso di Dio. |