Omelia (20-12-2015) |
don Michele Cerutti |
Maria, modello di fede e di carità Guardiamo alla Vergine Maria. Lei in questo tratto finale di strada del cammino d'Avvento ci offre la via sicura per andare verso il Figlio che viene. L'immagine che mi piace associare alla Madonna è quella della Madre premurosa che prepara gli ambienti perché i figli possano vivere la loro festa. Ella prepara la strada per fare in maniera tale che all'arrivo di Cristo sposo tutto sia perfetto. E' lei la via sicura a Gesù. Una spiritualità mariana che mancasse dall'apporto Cristologico rischia di fallire. Tutte le devozioni, compresa quella mariana, vanno lette alla luce di Cristo. Il brano ci offre il target giusto per comprendere Maria. La grandezza della Vergine sta nell'affidamento alla Parola di Dio. Ella ci viene presentata come modello per questo suo abbandonarsi al modello di Dio. Ma come Maria prepara la stanza del Cuore per far sì che l'appuntamento del Natale non sia uno dei tanti appuntamenti a cui arriviamo impreparati? Il brano evangelico ci offre delle indicazioni preziose. Questo è un brano evangelico che ci viene presentato molte volte nel corso dell'anno è conosciuto. Tuttavia la Parola d Dio è una caverna preziosa di tesori nascosti e soffermarsi su un brano conosciuto soffermandosi sui particolari ci offre spunti importanti. La Madonna, appena informata che il progetto di Dio su di Lei è chiaro deve diventare la madre del Figlio di Dio, corre a soccorrere la cugina Elisabetta. Questo correre ci chiama alla responsabilità. Una responsabilità che si dona. Ogni compito che il Signore affida non è trattenuto gelosamente. Richiede sforzi. Il Vangelo ci dice che Maria per raggiungere Elisabetta corre velocemente e sale la zona montuosa. Non ci si può tirare indietro davanti alle difficoltà. La carità urge e davanti a questa urgenza le difficoltà vanno ripianate gli ostacoli sormontati. Maria corre va verso la cugina in difficoltà. Maria sfida le incomprensioni e le precomprensioni. Lei è incinta di un uomo che è solo il promesso sposo. Voi capite cosa vuol dire, per il tempo in cui si ambienta la scena, abbandonare la propria casa e immergersi in quelle strade? Davanti all'amore grande di Dio non si può stare inermi e sfidare anche l'ambiente anche se questo ci è ostile. Il cristiano deve affermare la sua fede anche se questo è oggetto di derisione di incomprensione. In ogni ambiente occorre annunciare al mondo che Gesù viene per offrirci la libertà che solo Lui sa donare. L'icona della Visitazione ci presenta due donne gravide. Ogni volta che fisso lo sguardo sul quadro del monastero della Visitazione della mia città che è Arona penso in particolare al dono della vita è alla sua preziosità. Maria ad Elisabetta esprimono la gioia dell'attesa e quindi penso alla tristezza che molte donne provano per una gravidanza interrotta volontariamente. A Maria dobbiamo affidare il pianto di queste donne che vivono nel rimorso di un peccato come questo. Una Madre, come Maria, conosce la dimensione dell'attesa e sa quindi l'importanza di questo evento. Ella si offre al Figlio anche per tutte queste donne che vivono questa dimensione. Guardiamo alle opere di misericordia corporale. E' importante metterle in evidenza in questo anno giubilare. Maria va ad assistere la cugina anziana che è in attesa. La Vergine si offre come modello della Sua assistenza. La premura di Maria nell'assisterla è totale tanto è vero che Ella rimane nella sua casa fino a quando partorisce. Il brano della Visitazione ci dice che Maria rimase tre mesi a casa della cugina Elisabetta ovvero proprio fino al tempo del parto. Allora il nostro assistere gli ammalati e le persone in stato di necessità deve essere fatto nella dimensione della totalità, non della parzialità. Nella lettura del brano siamo colpiti dal sussultare del Battista nel grembo di Elisabetta. Le promesse profetiche sono realizzate. Il Battista esulta e con lui tutto l'Antico Testamento. Anche a noi è chiesto questo atteggiamento di gioia e di esultanza in questo tempo breve di attesa. Non consumiamo questa gioia nell'effimero, ma cerchiamo di destinarlo a ciò che è essenziale nella nostra vita: Gesù. Egli viene in mezzo a noi per camminare con noi per farci giungere a Lui. Questa gioia dobbiamo invocarla e ricercarla. Sono testimone in questi giorni della forza liberante della confessione e di come molti uscendo dal confessionale affermano di sentirsi liberi dal peccato che li opprimeva. Riscoprire la forza di questo sacramento è importantissimo. Prepariamoci bene all'appuntamento del Natale offrendo tutto quello che possiamo a Gesù anche il nostro peccato perché Lui possa trasformare le spine che portiamo nel cuore in rose profumate. |