Omelia (27-12-2015)
Carla Sprinzeles


Oggi la chiesa vuole mettere in evidenza e nel cuore di ogni credente la famiglia.

Sappiamo tutti che valore abbia una buona famiglia per ogni essere umano!

Oggi la famiglia si trova in una posizione molto delicata, per i cambiamenti profondi che stanno avvenendo nella società.

Non ci sono soluzioni facili, ma occorre che ognuno di noi si faccia carico del problema.

I mali appaiono con molta chiarezza, per esempio il consumismo invadente: il possesso dei beni diventa quasi la preoccupazione fondamentale nel nostro ambiente, per cui il criterio di valutazione di una famiglia è la sua ricchezza, è il suo benessere materiale.

E' proprio una mentalità che si diffonde continuamente. E questo conduce a quelle forme di chiusura della famiglia, che poi è una forma di egoismo comunitario, familiare, che ha poi delle forme molto chiare, per esempio i dissidi che avvengono per l'eredità.

Gesù è riuscito a giungere a quella capacità di dono, di gratuità di amore, proprio perché è cresciuto in un orizzonte di fede in Dio, la sua famiglia non pensava a difendere i suoi beni.


1 SAMUELE 1,20-22; 24-28

La prima lettura è tratta dal primo libro di Samuele. In questo libro è narrato l'inizio della vicenda di Samuele, il grande profeta e giudice che guiderà Israele dal tempo dei giudici alla monarchia.

Sua madre Anna, è la protagonista del brano che si legge oggi.

Anna è sterile e vive la sua situazione con profonda sofferenza.

Elkanà, il marito aveva un'altra moglie, Peninna, ricca di figli, e umiliava Anna facendola sentire colpevole dell'aridità del suo grembo.

Anche se il marito cerca di consolare Anna, il suo cuore non riesce a capacitarsi, trovando sfogo solo nella preghiera pronunciata nel tempio.

Fa un voto, se Dio la esaudirà, questo figlio verrà offerto al Signore.

Anna concepisce un figlio.

Questo racconto della nascita di Samuele rientra, perciò, tra i brani che riferiscono "nascite miracolose", che nella bibbia sono diverse: quella di Isacco, di Sansone, dello stesso Giovanni battista. La sterilità è vissuta come frustrazione dell'umanissimo desiderio della donna di procreare. Ma a ciò nell'Antico Testamento la sterilità è vissuta come una vergogna, in quanto esclude dalla "benedizione divina".

Samuele è, perciò il frutto della preghiera della madre e, come tale va ricondotto al Signore dal quale era stato donato.

Quello che possiamo ancora noi oggi attingere da questa lettura è che Anna riconosce di avere avuto il figlio in dono.

Il figlio non è un diritto e una pretesa della donna, dell'uomo o meglio della coppia: è un dono di Dio, come tale va accolto con amore e responsabilità.

Il compito dei genitori è di riconoscere nel volto dell'altro un tratto, straordinario e incancellabile, dell'unico volto, quello di Dio.

Sulla terra si è genitori e figli dell'unico Padre, Dio. La vita dei figli non ci appartiene: è venuta da altrove e viaggerà verso altri lidi, per realizzare un progetto non nostro.

Penso che ogni genitore in questo si può veramente guardare dentro, molti hanno la tendenza a non distaccarsi dai figli e così rovinano il futuro dei figli stessi, non gli permettono di crescere e diventare adulti.


LUCA 2, 41-52

Amici, forse ci meravigliamo che nel presentare la famiglia di Nazareth come modello ideale di famiglia venga letto l'episodio che leggeremo, che rivela una incomprensione, una forma di rottura, una scelta fatta da Gesù che ha suscitato angoscia ai suoi genitori.

Questo serve proprio per entrare nella concretezza dei rapporti e quindi anche per noi, per riflettere un po' sul significato di famiglia e sul contributo che possiamo dare a un suo sviluppo, secondo le esigenze dei tempi che cambiano.

Maria e Giuseppe andarono a Gerusalemme per compiere una cerimonia con la quale il ragazzo ebreo si assumeva in pieno i doveri e i diritti dell'appartenenza al popolo ebraico.

Gesù ha deciso di restare a Gerusalemme per porre delle domande ai dottori della legge, le sue difficoltà.

Maria e Giuseppe rimasero sorpresi della sua decisione e "angosciati" lo cercavano.

In questo testo leggiamo l'incomprensione di Gesù da parte della sua famiglia, dei suoi discepoli, di tutto Israele: è un anomalo Messia fuori da ogni schema e aspettativa.

I genitori sono convinti che Gesù li segua nella tradizione, che si ponga sulle loro orme ma Gesù non si accoda ai suoi.

Il figlio non segue la via dei padri, ma quella del Padre.

E' già iniziata la nuova epoca, annunciata dall'angelo a Zaccaria, nella quale occorre "ricondurre i cuori dei padri verso i figli".

Maria e Giuseppe impiegano ben tre giorni per ritrovarlo, il che significa che lo cercano ovunque, meno che nel posto dove stava.

Al vedere Gesù, i suoi genitori rimasero sconcertati.

Lo stupore si deve al fatto che trovano il loro figlio in mezzo ai dottori del Tempio.

La madre lo rimprovera: "Figlio mio, perché ci hai fatto questo? Ecco tuo padre ed io, angosciati ti cercavamo".

Qui si nota che i genitori, come tutto il popolo non comprende Gesù.

Difatti Gesù risponde: "Perché mi cercavate, non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?"

Gesù è figlio di Dio, non è figlio delle tradizioni di Israele, ma testimone visibile dell'amore universale del Padre.

Nonostante l'incomprensione, la madre di Gesù non rifiuta le parole del figlio, ma continua a "custodire questi fatti nel suo cuore", come aveva fatto per le parole dei pastori.

Come Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini, anche Maria cresce e diventerà discepola di suo figlio.

Gesù partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso.

Ci sono due aspetti: da una parte la libertà di Gesù che si stacca dalla famiglia e rimane nelle cose del Padre suo, dall'altra c'è l'atteggiamento di docilità e di sottomissione.

Questo brano mi fa salire al cuore l'accorata pena di una mia amica che mi ha telefonato comunicandomi le divisioni della sua famiglia: persone che non si parlano per motivi a volte apparentemente futili.

Ecco ognuno di noi ha necessità di confermare il proprio valore, la propria identità, finché rimaniamo legati alla ricerca di conferme da parte di genitori o parenti o amici non cogliamo la nostra vera identità, che è esprimere il Bene attraverso i nostri gesti.

Questo non è in contraddizione con la comprensione, con la docilità nel capire che gli altri sono diversi da noi, accettare e rispettare l'individualità degli altri ci aiuterebbe a vivere dei rapporti meno conflittuali.

Ci sono due piani, la nostra libertà di figli di Dio, e la crescita come famiglia e comunità nel rispetto degli altri.

Maria e Giuseppe hanno educato, fatto crescere Gesù come adulto che ha dato una nuova impronta alla storia umana, sono veramente modelli da imitare.


Amici, abbiamo molto da fare, in questo senso, cerchiamo di crescere sulla nostra conoscenza, dobbiamo tendere alla grandezza di Dio, ad essere anche noi testimoni visibili dell'amore universale del Padre.

Sono molto vicina a voi e alle vostre famiglie!