Omelia (25-12-2015)
Omelie.org (bambini)


BUON NATALE bambini!
Oggi siamo qui per adorare Gesù che "si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi".
E' l'evangelista Giovanni che usa questa frase nel Prologo del suo Vangelo che abbiamo appena ascoltato.
"Prologo" è una parola che deriva dal greco: "pro" significa "prima" e "logos" significa "discorso". Il prologo è dunque il discorso che viene prima, cioè l'introduzione che, in sintesi, racconta il contenuto di tutto il Vangelo.
Il modo in cui ce lo dice Giovanni, l'intensità con cui ce lo dice, la ripetizione di certe parole, ci fanno capire quanto importante sia questo messaggio e quanto grande sia la sua certezza dell'amore di Dio per noi.
E' una poesia bellissima ma anche difficile questo Prologo, una poesia che racconta tutto quello che Giovanni ha visto, udito, contemplato vivendo alla presenza di Gesù. E' una poesia che racconta la sua fede, il suo credere che Gesù è il Figlio di Dio, il suo credere che Gesù è la Parola per mezzo della quale Dio ha fatto tutto ciò che esiste.
Giovanni scrive il suo Vangelo negli anni 90 d.C., cioè circa 60 anni dopo la morte di Gesù. La comunità dei cristiani esisteva già in quel tempo e viveva secondo gli insegnamenti e la fede ricevuti.
Giovanni scrive sì i fatti accaduti nel corso della vita del suo Maestro, ma ne fa una selezione, perché il suo intento è quello di "rileggere" la sua esperienza e soffermarsi a scrivere ciò che lui ha visto e capito di Gesù.
Nel Prologo ci parla di Giovanni Battista, un profeta che è stato confuso col Messia. Il suo compito era indicare la presenza nel mondo della Luce, cioè del Messia.
Era Suo testimone affinché tutti credessero per mezzo di lui.
Ma il desiderio primo dell'evangelista Giovanni, in questo brano del Vangelo, è quello di parlarci di Dio che, con la venuta di Gesù, ha portato la salvezza nella storia di tutti noi.
"Egli era presso Dio, il Verbo era Dio". Dio è Gesù.
"Verbo" è una parola che deriva dal latino e significa proprio "parola".
Gesù è chiamato da Giovanni "Parola" e questa Parola esisteva fin dal principio quando c'era solo Dio.
Prima non c'era niente, poi " Dio disse..." e le cose sono cominciate ad esistere: il sole, la luna, le stelle, il mare, gli esseri viventi, le persone, tutto...
Dio è creatore della vita e la vita è luce per gli uomini. Provate a pensare ad un mondo senza vita... non c'è niente! Provate a pensare ad un mondo senza luce... non c'è niente, perché la luce è essenziale per vivere.
Così è Dio: è vita ed è luce per noi. Se Dio non ci fosse, non ci sarebbe niente.
"E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi".
Giovanni, per dire che Gesù venne ad abitare in mezzo agli uomini, usa una parola greca molto strana per noi che non sappiamo il greco: "eskénosen", che significa "venne a piantare la sua tenda in mezzo a noi".
Capite dunque anche voi che è molto diverso dal verbo "abitare"...
"Abitare", infatti, lo associamo ad una casa, ad un appartamento, ad una costruzione stabile.
E invece no, qui si parla di una tenda...
Siete mai stati in campeggio con i vostri genitori oppure con gli scout?
Generalmente, lì si dorme in una tenda e questa è una ottima soluzione per viaggiare e portarsi dietro la "casa", facilmente montabile all'occasione.
La tenda di Dio, nella storia e nella cultura di Israele, è segno della Sua presenza reale, il luogo della Sua casa e, per la sua caratteristica "mobile", è compagna di viaggio di un popolo che cammina e che ha bisogno di sentire che non è solo.
Nella parte più interna della tenda c'era l'Arca dell'Alleanza che era fatta di legno, era ricoperta di oro e al suo interno conteneva i dieci Comandamenti dati a Mosè, il bastone fiorito di Aronne e la manna.
I padri del popolo di Israele erano pastori nomadi che avevano accolto la chiamata di Dio verso una terra nuova, la Terra Promessa.
I 40 anni nel deserto sono stati, per loro, un tempo in cui la presenza di Dio li ha accompagnati in modo tangibile abitando la Sua tenda in mezzo alle loro e guidandoli in ogni momento.
Questa abitazione di Dio diventerà poi il Tempio di Gerusalemme.
Perché la tenda è significativa?
Perché ci dice come il nostro stare su questa terra non è definitivo, ci dice che è un "passaggio" verso il cielo.
Ed ecco che, ancora oggi, nel 2015, Gesù pianta la sua tenda tra le nostre.
Lui che, abitando nei cieli si poteva risparmiare ogni fatica, vuole invece condividere con noi la vita di ogni giorno.
E non l'ha fatto solo una volta... continua a farlo in tutti i tempi ed in ogni luogo.
Egli continua a piantare la sua tenda in mezzo a noi: tra i banchi della scuola, nei campi da calcio, nelle scuole di danza, nelle stanze del catechismo, tra i fornelli della cucina della mamma, nella fabbrica del papà, nella casa dei nonni... dappertutto.
Ma la Sua dimora se l'è costruita soprattutto nel nostro cuore perché non ci vuole mai lasciare da soli. Pensate bambini... in ognuno di noi c'è Gesù che ci parla e ci ascolta perché vuole che diventiamo amici suoi.
La sua tenda è diventata non più una costruzione fatta dalle mani dell'uomo, ma è diventata la sua persona, il tempio del suo corpo.
Lui pianta la sua tenda nel nostro accampamento, nella nostra vita, la pianta proprio dentro di noi.
Si fa uomo come noi e ci chiede di lasciarsi accogliere.
"A quanti l'hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio".
Oggi nasce Gesù, il Dio che si è fatto uomo, che è morto e risorto per darci la gioia eterna, la gioia di essere figli suoi.
Essere figli di Dio non è frutto di parentela e non è neppure una volontà dell'uomo, ma è un dono per chi crede nel suo Nome.
Il Bambino che oggi vediamo nei nostri presepi è il dono che oggi accogliamo con tutto il nostro cuore, con la nostra mente, con le nostre azioni.
Questa accoglienza di Gesù è accoglienza dell'amore di Dio per noi, ed è accoglienza di ogni persona che il Signore ci mette accanto affinché impariamo ad amare come ha amato lui.
Commento a cura di Maria Teresa Visonà